Lavori in corso al Nazareno. I sondaggi incoraggiano il nuovo corso: il sorpasso sul M5S è certificato dalle ultime rilevazioni. Elly Schlein sa che dall’equilibrio delicatissimo con cui le correnti misurano pesi e contrappesi dipenderà la tenuta del suo mandato. I capibastone premono, insistono. E la neo segretaria parrebbe tentata da una soluzione salomonica: per non scontentare qualcuno, scontentarli tutti.

E dare vita a una segreteria di new entries e di prime nomine, privilegiando le competenze verticali sui temi che la nuova segretaria vuole cavalcare di più. I nomi che si fanno sono quelli di Marta Bonafoni e Andrea Pacella. La prima arriva dal consiglio regionale del Lazio, dove aveva guidato la lista civica Zingaretti. Il secondo è piemontese, uno dei leader dei Giovani Democratici. Due nomi nuovi che si vanno ad aggiungere a quelli in corsa per l’esecutivo Pd: Chiara Gribaudo (data in pole per il ruolo di vice), Chiara Braga (alla quale potrebbe andare la delega del lavoro), Alessandro Zan (diritti), Marco Furfaro (coordinatore della segreteria o vice segretario), Marco Sarracino (organizzazione), Antonio Misiani (economia).

A questa partita è legata quella dei gruppi parlamentari, con la possibilità di vedere riconfermata a Montecitorio Debora Serracchiani, in quota Bonaccini, e con le quotazioni di Francesco Boccia sempre più alte per palazzo Madama (dove rimane anche l’ipotesi Cecilia D’Elia). La scommessa è quella di rinnovare profondamente mantenendo l’unità del partito. Un obiettivo non banale, come rileva Graziano Delrio: “la nostra scommessa deve essere di attrarre la società tutta”, che fa a botte con chi nel partito predica la necessità di dare una chiara identità di sinistra ai dem. In questo quadro, la formazione della squadra di governo del partito è un dossier chiave. Ne parla anche Stefano Bonaccini: “Tocca a Elly Schlein per prima valutare un’eventuale proposta al sottoscritto che possa essere utile a comporre il quadro. È un partito che nei miei confronti ha visto quasi la metà degli elettori dare la propria preferenza e la maggioranza assoluta degli iscritti qualche settimana prima”.

Messaggio chiaro: vogliamo rimanere uniti? Il mio nome c’è e può servire da collante. L’altra sfidante alla segreteria dem, Paola De Micheli è tornata ieri a parlare come ex ministra dei Trasporti mettendo il governo nel mirino: “La Meloni torna comodamente dalla trasferta e finalmente pronuncia una parola sulla strage di Cutro. Troppo tardi. E l’operazione del Cdm nel Comune calabrese è una scandalosa e triste operazione di immagine”. Non è da escludersi una sua valorizzazione nei nuovi organismi dirigenti, così come quello di Gianni Cuperlo. D’altronde nel Pd le voci che tradiscono insofferenza per la nuova fase si stanno moltiplicando: l’ex capo dei senatori dem, Andrea Marcucci, rimane senza firmare cambiali. Vuole vedere le carte. “Non mi piace chi se ne va a prescindere: prima devo capire in quale direzione andremo, perché per me la Schlein è ancora un enigma”.

Poi pone il suo veto sul passo indietro sull’Ucraina: “Un cambio di rotta internazionale sarebbe incompatibile con la mia presenza nel Pd”. E stiamo parlando di uno dei senatori più vicini, se non sovrapponibili, con l’ex ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, oggi presidente del Copasir. L’economista Carlo Cottarelli, dal canto suo, se la prende con i timori del passo indietro sul termovalorizzatore di Roma. “Io credo che i termovalorizzatori siano necessari visto che le alternative sono peggiori. Non devono diventare una scusa per non spingere sulla differenziata, ma sono necessari. Quindi, sto con Gualtieri”.

Gli risponde Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi Sinistra, quasi invitandolo a cambiare partito: “Probabilmente Cottarelli esprime posizioni che trovano più rispondenze e consenso nel cosiddetto Terzo Polo, piuttosto che nel Pd”. Già, il Terzo polo. Che succede tra Renzi e Calenda? Sembrano essersi divisi le parti. Calenda contende l’elettorato di Forza Italia, Matteo Renzi al Pd. A Firenze, per la manifestazione antifascista, Italia Viva c’era, mentre Azione no. Anche su Cutro e migranti, Renzi sembra pronto a rimarcare la differenza con i partner, mentre il partito unico rimane ancora sfumato.

“Spero che sia l’occasione per un salto di qualità nella nostra discussione. Le immagini di quelle bare – davanti alle quali ha fatto benissimo a inchinarsi il Presidente della Repubblica – ci devono costringere a una riflessione più seria su quanto accaduto e su quanto ancora potrà accadere. Occorre più umanità, occorre più politica”. E a proposito di strategia politica, sulla eNews chiarisce: “Questo posizionamento di Elly Schlein, accolto con grande enfasi da larga parte della stampa, è molto interessante anche per noi. Molti dicono: adesso avete una prateria. Io preferisco dire: adesso abbiamo una responsabilità, una grande responsabilità. Il mondo riformista è più grande di quello che sembra”.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.