Le dichiarazioni della neo segretaria dem
Affondo di Schlein al debutto: “Parole indegne, Piantedosi vattene”
Il primo intervento alla Camera della segretaria Pd va subito a segno. Chiara, determinata ed efficace: il ministro dell’Interno Piantedosi si deve dimettere. L’occasione è l’audizione in commissione Affari costituzionali del capo del Viminale, l’affaire è la strage di Cutro. Gli occhi sono puntati su Elly Schlein, come segretaria è un debutto. E lei non perde il filo del discorso su un tema su cui la sinistra per troppo tempo ha tentennato, strizzando l’occhio alla destra e agli umori della “gente”.
Questa volta no. La segretaria tocca tutti i punti: dalle parole “indegne” del ministro, dopo la morte di oltre 60 migranti, al perché la Guardia costiera non sia intervenuta per salvarli, alle politiche dell’Europa, fino alla criminalizzazione delle Ong. “Sono rimasta molto colpita dalle sue parole di oggi – è l’incipit rivolto al ministro -. Ricordiamo tutti che dopo la strage lei ha fatto dichiarazioni sul fatto che la disperazione non giustifica viaggi che mettono a repentaglio la vita dei figli. Dichiarazioni indegne di un ministro. Parole che agli italiani sono risuonate disumane, inaccettabili, non adeguate al ruolo. Le sue dichiarazioni hanno trasformato le vittime in colpevoli. Io le chiedo: chi è lei per decidere cosa giustifica o meno la disperazione? Quale alternativa reale hanno le persone che fuggono in cerca di protezione?”.
Parole durissime. Poi si sofferma sull’inchiesta, su quel che non torna nella ricostruzione fatta all’inizio dal governo e che vede in questo momento versioni contrapposte. Perché – è la domanda che fa Schlein e che abbiamo ripetuto in tutti questi giorni anche sulle pagine del Riformista – la Guardia costiera non è intervenuta? Frontex ha ribadito di aver dato l’allarme in tempo e di aver segnalato che nel caicco c’erano molte persone. “Noi vogliamo – incalza la segretaria e deputata dem – che si chiariscano le dinamiche e le precise responsabilità di quello che è accaduto. Perché non c’è stato l’intervento della guardia costiera che avrebbe potuto evitare la strage? Sono passate sette ore dalla segnalazione di Frontex, che forse non era neanche la prima”.
La promessa è quella di servirsi di tutti gli strumenti del sindacato ispettivo per capire come è andata. Intanto però, spiega Schlein, dal punto di vista politico non si possono che chiedere, insieme alle altre opposizioni, le dimissioni di Piantedosi. “Aspettiamo fiduciosi dalla magistratura il risultato delle indagini ma dal punto di vista delle responsabilità politiche concordo con i miei colleghi: già solo le dichiarazioni suggeriscono le sue dimissioni e per Giorgia Meloni una riflessione molto profonda”. Nel mirino anche il ruolo avuto dal ministero guidato da Matteo Salvini e quello guidato da Giancarlo Giorgetti. Non c’è sconto per nessuno. Neanche per il silenzio di Meloni sulla strage e “sull’attacco squadrista” di Firenze.
In queste ore, anche la destra sta riscoprendo l’Europa. Dopo averla criticata, demonizzata, oggi anche il governo di destra-centro ha capito che l’Ue è fondamentale. Ma la strada scelta non è quella di un piano serio per l’accoglienza, ma quella del rapporto stretto con i paesi di Visegrad, antimigranti. Quelli che mettono il filo spinato ai confini per bloccare la rotta balcanica. “Lei – dice Schlein rivolta al ministro – parla di un radicale cambio di paradigma che ha visto solo lei. Dovreste chiedere una missione di ricerca e soccorso in mare, una “Mare nostrum” europea e smetterla di criminalizzare le Ong che stanno solo sopperendo alla mancanza di aiuti”. Non poteva mancare la richiesta di rivedere il trattato di Dublino.
Durissimo anche Matteo Renzi. Che si leva un bel sassolino: ricordare quando Meloni nel 2015 chiedeva che venisse indagato per strage colposa per un’altra strage di migranti, lontana dall’Italia. “Fu un atto di puro sciacallaggio – dice Renzi -. Oggi non chiedo che Meloni sia indagata: mi basta che si scusi e che la politica dei salvataggi in mare torni a essere umana. Fermiamo i trafficanti, non le Ong”. Allora Renzi era premier e Giorgia Meloni non era ancora la leader del 30%, ma iniziava la sua scalata. Quelle dichiarazioni via tweet facevano aumentare il consenso. Oggi al governo c’è lei, con una squadra che sta facendo acqua da tutte le parti.
Piantedosi traballa: “Se c’è stata un debolezza del ministero mi assumerò e mi assumo tutte le mie responsabilità”. Ma nel mirino non c’è solo lui. La catena di comando porta al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti a cui fa riferimento la guardia costiera. Lo scontro diventa anche interno al governo. Fratelli d’Italia, che ha chiesto chiarimenti su quanto è avvenuto, vorrebbe impallinare i leghisti e dare il Viminale a uno dei loro. Si fa il nome di Francesco Lollobrigida del cerchio magico della presidente del Consiglio. Lui dice che non c’è niente di male nel fatto che gli esponenti di Fratelli d’Italia chiedano chiarimenti. Ma per il governo questa volta sono guai seri.
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