Giovanni Toti non si dimette e nel frattempo, pur agli arresti domiciliari, incontra alcuni assessori della sua giunta. Il governatore ligure ha infatti ricevuto per un colloquio di tre ore nella sua casa ad Ameglia gli assessori Marco Scajola e Giacomo Giampedrone, insieme a quello che oggi è il governatore ad interim in Liguria Alessandro Piana. I tre sono stati autorizzati dalla giudice Paola Faggioni e quindi si sono recati nella villetta di Toti in provincia di La Spezia insieme all’avvocato Stefano Savi.

Toti incontra gli assessori ai domiciliari

E l’incontro sembra essere andato bene. O almeno, dalle voci dei presenti trapela fiducia e ottimismo per il futuro. “Siamo determinati a proseguire la nostra azione”, ha riferito Piana nel punto stampa organizzato al termine dell’incontro. “Il presidente è lucido e determinato e ci ha incoraggiato a continuare l’azione politica”. Il governatore ad interim poi ha auspicato che “si faccia chiarezza il prima possibile. Il presidente Toti è il primo a volerlo, perché possa tornare al governo della Regione Liguria“.

Le parole dell’assessore Giampredone

Dello stesso avviso Giampredone, forse anche più battagliero nel ribadire il proseguimento politico della giunta Toti a prescindere da ciò che sarà dell’inchiesta giudiziaria: “La linea politica si basa sul ribadire i risultati ottenuti. Non arretriamo di un millimetro sulla nostra azione amministrativa, nella speranza che il Riesame o la Cassazione possa riportare il presidente nel suo ruolo naturale. Oggi eravamo in tre ma abbiamo rappresentato l’intera giunta. Rivendichiamo con grande forza la possibilità e il diritto garantito dalla Costituzione che il presidente possa tornare al suo posto. La scadenza del nostro mandato è a settembre del 2025 e lo, diciamo chiaramente, non c’è altra prospettiva. Non si discute minimamente l’agibilità politica del presidente. Indipendentemente da ciò che sceglierà Toti della sua vita privata una volta tornato, la Lista Toti ha una sua agibilità piena e ha titolo, con o senza Toti candidato, a portare avanti la propria agibilità politica”.

L’auspicio di Scajola

Scajola, invece, si è soffermato più sulle emozioni di Toti, all’arresto dallo scorso 7 maggio. “È stato un piacere rivedere Giovanni dopo tutto questo tempo, è amareggiato per la situazione che sta vivendo, ma rimane combattivo e convinto del suo ottimo operato nell’interesse dei liguri e della Liguria. Non abbiamo parlato di dimissioni, ma di proseguimento dell’azione secondo il mandato che ci è stato dato dai cittadini nel 2020. Ci auguriamo che la magistratura possa svolgere il proprio compito il prima possibile. Giovanni ha il diritto ma anche il dovere di governare“.

Inchiesta Liguria, il futuro del processo a Toti e l’ipotesi dimissioni

Nel frattempo l’inchiesta prosegue, con le prossime settimane che potrebbero risultare decisive, tra il nuovo calendario degli esami dei testimoni rimasti da sentire e la decisione sulla revoca degli arresti domiciliari per Aldo Spinelli, così come sul ricorso presentato da Paolo Emilio Signorini, ancora in carcere. Per Toti l’udienza potrebbe essere calendarizzata tra l’8 e il 9 luglio.

Perché Toti non si dimette

Il suo avvocato Savi è chiaro: “Ci stiamo preparando per il riesame sul quale contiamo molto e che pensiamo possa essere discusso nella prima decade di luglio. Ribadiamo le nostre ragioni di infondatezza delle misure cautelari in atto. Chiederemo la loro revoca o che vengano applicata in maniera meno afflittiva”. “Sosteniamo la non sostenibilità del rischio della reiterazione dei reati e la negazione del timore di inquinamento delle prove. Se il riesame non dovesse andare come ci auguriamo presenteremo un ricorso in Cassazione entro la fine di luglio che potrebbe essere discusso tra agosto o più probabilmente settembre-ottobre” ha poi aggiunto il legale.

Savi si è fatto portavoce del governatore ai domiciliari. Con una nota, l’avvocato di Toti ha spiegato la scelta del presidente della Liguria di non rassegnare le proprie dimissioni in modo da consentire il proseguo della legislatura “non deve essere interpretato come conflitto tra le esigenze di inchiesta e la politica, ma come rispetto di quest’ultima, che siamo certi, sta a cuore anche alla magistratura. In assenza di concrete esigenze cautelari infatti sarà comune interesse restituire alla politica lo spazio indispensabile ad aprire un dibattito sul futuro, con pari dignità istituzionale rispetto alle necessità di giustizia”.

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