L'indagine
I napoletani e la quarantena: più libri e tempo libero ma cresce l’ansia
La pandemia ci costringe in casa, ci tiene in apprensione, ci fa preoccupare per il futuro del nostro lavoro e delle nostre relazioni sociali. In poche settimane ci siamo dovuti adeguare a una nuova routine giornaliera, abbiamo riscoperto interessi e sentimenti, paure e mancanze, fragilità e resilienza. Ma non abbiamo superato gli stereotipi di genere. Sicché in casa le donne cucinano e si occupano delle faccende domestiche e gli uomini si danno alla lettura o alla navigazione sul web per passare il tempo o tenersi informati su quel che accade nel mondo. Il distanziamento sociale sta producendo una parziale rimodulazione dell’uso del tempo libero.
Secondo uno studio finalizzato all’analisi dei mutamenti sociali in atto a causa della pandemia da Covid-19, condotto dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr e realizzato in collaborazione con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e la onlus Fondazione Movimento Bambino, tra le principali attività svolte in questi giorni spicca la lettura di libri. C’è una riscoperta di hobby, passioni e interessi culturali ma le scelte, però, appaiono spesso prodotte dai condizionamenti sociali e da una visione stereotipata dei ruoli. Lo studio si basa sule risposte di oltre 122mila persone che hanno compilato il questionario collegandosi alla pagina web o social dell’Istituto di ricerca. Gli intervistati ritengono che in questo periodo sia giusto offrire agli uomini maggiori valvole di sfogo e alla donna la possibilità di “riacquistare il suo ruolo naturale di madre e moglie” (sono d’accordo il 27% delle donne e il 37% degli uomini).
La presenza di stereotipi, che coinvolge il 16,1% degli intervistati, è maggiore tra gli uomini (circa il 20%, mentre le donne sono il 10%), i non laureati, i credenti, nel Mezzogiorno, tra chi ha un orientamento politico di centro-destra e cresce con l’età. In un certo senso la crisi ha riportato a galla stereotipi che si credevano legati al passato. “I processi sociali sono molto lunghi, coinvolgono in genere tre o quattro generazioni – spiega Massimo Crescimbene, psicologo esperto in analisi dei comportamenti della popolazione dell’Ingv che fa parte del gruppo di ricerca che ha lavorato a questo studio – ma sicuramente la crisi ha modificato certi equilibri. Un primo studio in Cina ha evidenziato ad esempio come, durante la pandemia a causa della convivenza in casa a tempo pieno, sono aumentati i casi di violenza domestica e le separazioni”.
In Campania il 3% degli intervistati crede che la crisi porterà alla fine della propria relazione sentimentale, e il dato è più alto della media nazionale di un punto percentuale. Immaginando di dover vivere in questa condizione di isolamento sociale ancora a lungo in Campania il problema più grande (lo è per il 75% delle persone) potrebbe essere il disagio da assenza di relazioni, a seguire la depressione (52,8%) e la lontananza da genitori e parenti (43%). Il Sud si conferma terra di maggiori emozioni ma minore resilienza, cioè si vivono le emozioni con maggiori intensità ma si ha meno capacità, rispetto alle regioni del Nord, di reagire positivamente a eventi traumatici.
Per questa analisi il punto di osservazione sono state le emozioni primarie, quelle che accomunano tutti gli uomini di tutti i paesi del mondo e di tutte le culture: rabbia, disgusto, paura, ansia, tristezza, felicità, rilassamento. Ebbene dallo studio è emerso che in Campania tristezza e ansia sono i sentimenti più condivisi, mentre la felicità ha il punteggio più basso. Le emozioni hanno un andamento inversamente proporzionale all’età, per cui sono i giovani adulti, quelli tra i 30 e i 50 anni, ad avere più paura e preoccupazione.
E tra uomini e donne, sono le donne a provare più ansia e tristezza. E se quando si parla di futuro lavorativo e difficoltà economiche le situazioni cambiano a seconda anche del titolo di studio, per le emozioni primarie non c’è differenza: ansia e paura tormentano tutti in maniera uguale, che siano laureati o abbiano un titolo di studio medio-basso.
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