L'idea per lo sviluppo
Il capitalismo non riesce più a gestire le sue contraddizioni, la soluzione è il socialismo
D’altra parte, Bill Gates era andato a fondo del problema e aveva colto la pericolosità di una mancanza di attenzione sulla decisiva questione sanitaria sia per ciò che riguardava il mondo occidentale, sia per ciò che riguardava l’Africa. Noi abbiamo a tal punto sottovalutato alla radice l’esistenza del problema che anzi molti di coloro che contestavano il clientelismo della classe politica si sono fatti un vanto dei tagli da introdurre proprio alla sanità.
Siccome oramai i ritmi sono rapidissimi fra il giorno in cui è uscito l’articolo di De Giovanni e oggi è scoppiato a qualcosa che assomiglia al corrispettivo della Terza Guerra Mondiale, anzi di peggio perché il confine amico-nemico è molto confuso e perché allo stato se non arrivano medicine e vaccini per vincere la battaglia per la salute dobbiamo autoaffondarci sul terreno dello sviluppo economico. In questo quadro non sappiamo quante grandi, medie, piccole imprese sopravviveranno, quante attività economiche intermedie riprenderanno e che fine non faranno, ma stanno facendo i precari, le partite IVA, quelli che vivono di lavori e di lavoretti estemporanei. In sostanza i due estremi della società italiana.
In terzo luogo, poi , è evidente che nel futuro più che pensare ai tagli dovremo concentrare l’uso delle risorse in sanità, ricerca, formazione, investimenti pubblici in infrastrutture. In sostanza andrà rifatta da capo a piedi tutta l’impalcatura dell’Unione Europea. Se non lo si farà essa è destinata a crollare, ma in quel cumulo di macerie diversamente da Bagnai e da Borghi non vedo nessuna luce e nessuna prospettiva sovranista praticabile.
Ora, per un verso Cacciari, per l’altro Bentivogli hanno buttato giù dei progetti di medio periodo. A grandi linee a me personalmente vanno bene, ma per realizzarli oltre all’esigenza immediata tutt’altro che scontata di salvare la vita a milioni di persone giovani e vecchie occorre a mio avviso un partito socialista di terzo tipo: per capirci, né Berlinguer né tutti i suoi epigoni, né Blair, né Clinton, ma tantomeno Corbyn. Insomma, qualcosa che partendo dalla tragedia e dalle rovine guardi oltre l’esistente.
Allo stato abbiamo letto spezzoni di cose interessanti da Minniti, Gori, Nannicini, Calenda, Minopoli, Renzi; abbiamo letto ricostruzioni storiche interessanti come quelle di Paolo Franchi e di Umberto Ranieri, riflessioni su Craxi e quel socialismo come quelle di Martelli, Martini, Sorgi, Spiri, sul socialismo liberale come quelle di Pittella. Ma di qui a ricostruire un partito socialista di cui pure sento l’esigenza ce ne corre. Un partito socialista reale e autentico non può non essere distinto e distante dai soggetti politici dimezzati e confusi che finora abbiamo conosciuto dopo l’operazione di decerebralizzazione avvenuta con Mani Pulite.
Allo stato il Pd non risponde a mio avviso a nessuna di queste esigenze che riguardino il futuro, ma di un partito socialista di terzo tipo si sente l’esigenza, il vuoto politico c’è. Anche perché per far fronte alla Terza Guerra Mondiale risulta evidente il ruolo negativo dei demagoghi sovranisti, dei populisti cultori dell’ignoranza e dell’incompetenza (uno vale uno), che disprezzano la democrazia rappresentativa, lo stato di diritto e il garantismo, ma per evitare la rovina devono tornare in campo come stiamo già vedendo la passione civile e politica, le competenze, le culture economiche e tecniche.
Avendo la consapevolezza che stiamo parlando sotto i bombardamenti chi di noi sopravviverà dovrà fare i conti con le rovine che abbiamo di fronte per costruire una nuova società. Per questo a mio avviso ci vorrebbe un socialismo riformista carico di storia, ma capace di liberarsi di tutti i drammatici errori e limiti che lo hanno caratterizzato finora.
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