Cresce il prezzo della benzina ed il governo non riduce le accise. Eppure, l’attuale maggioranza l’aveva promesso in campagna elettorale (il punto era specificamente inserito nel programma). Il Presidente del Consiglio dice che non lo può fare in quanto sono mutate le condizioni e ci sono altre priorità. In particolare, si sono dovute varare misure sul cuneo, è stato necessario concedere aiuti alle famiglie ed alle piccole imprese, fronteggiare il caro bollette.

Alcuni esponenti di Fratelli d’Italia hanno anche evidenziato come l’intervento sulle accise avrebbe aiutato i possessori delle auto di lusso. Mah, questa ultima giustificazione appare un po’ debole. In Italia, infatti, moltissime persone hanno bisogno dell’auto per andare a lavorare: operai, commercianti, artigiani, etc. Con il prezzo della benzina oltre un certo limite, rischiano di non potersi muovere. Paradossalmente, chi può usare il mezzo pubblico è perché vive in zone servite e non necessariamente appartiene alla categoria degli indigenti.

Inoltre, l’impennata del prezzo dei carburanti rischia di fungere da volano rispetto al prezzo di molti altri prodotti. Allora, è vero che nessuno ha la bacchetta magica e che le difficoltà che incontra la Meloni sono oggettive, è altrettanto vero che la questione dell’aumento del prezzo della benzina è scivoloso. La cautela ci può stare, ma soltanto laddove sia inserita in un progetto complessivo di rilancio del nostro sistema produttivo che sia organico e comprensibile a tutti. Non si può pretendere che tale progetto venga messo in campo e spiegato in pochi mesi, però, se ciò non avviene in un tempo ragionevole, il consenso rischia di trasformarsi in dissenso.