I tempi di Giuseppe Conte e dell’innamoramento del suo esecutivo (e dei 5 Stelle) nei confronti della Cina di Xi Jinping, con gli accordi della “Via della Seta”, sono lontani, eppure la presenza del Dragone nel nostro Paese non è affatto diminuita.

Ne sanno qualcosa a Taranto, dove il porto sarebbe prossimo a finire in mani cinesi. Ne scrive oggi Repubblica ma anche Formiche, rilanciando l’allarme lanciato già nel 2020 dalla NATO, che mostrò preoccupazione per gli investimenti nell’infrastruttura pugliese da parte di aziende cinesi in presenza di una base alleata.

All’epoca il governo Conte offrì rassicurazioni, ma oggi la questione torna d’attualità. L’azienda forlivese Ferretti Group, gruppo del made in Italy controllato dal colosso pubblico cinese Weichai, sarebbe pronta ad investimenti per aumentare l’area di sua gestione nel porto.

Ma anche una seconda società, Progetto Internazionale 39, avrebbe messo gli occhi sul porto di Taranto ed in particolare su una zona di 150mila metri quadrati di piattaforma logistica, messa sul mercato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Ionio.

La Progetto Internazionale 39 è una società “particolare”, la definisce così Repubblica: è controllata al 33 per cento da Gao Shuai, imprenditore che da anni fa da cintura di trasmissione tra le aziende italiane e la Cina, ma soprattutto è delegato del governo cinese. Il sospetto è che dietro la società vi sia direttamente il governo di Pechino.

Non la pensa così Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale, che nega un ruolo chiave cinese: secondo Prete Progetto Internazionale 39 è solo una società di scopo, anzi “gli investitori saranno altri e sono italiani”. In effetti nella società vi sono “quote” italiane,  commercialista romano e un imprenditore di Civitavecchia. Ma a colpire, oltre al nome dell’imprenditore cinese, è la struttura dell’azienda: è priva di esperienza specifica, nonostante si proponga di gestire una piattaforma importantissima.

La Progetto Internazionale 39, spiega ancora Repubblica, è nata in estate da una srl che si occupava di pizzerie, improvvisamente venduta e riadattata attraverso modalità che assomigliano a quelle emerse nell’indagine della Guardia di Finanza su Alpi Aviation, la società di droni militari che il governo di Pechino aveva provato a comprare tramite srl satellite prima di essere bloccati dal governo esercitando la cosiddetta “Golden power”.

A schierarsi con Pechino, e non sorprende, è invece il co-fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, che sul suo blog ospita da tempo interventi pro-Pechino.

Come racconta La Stampa, in occasione della della tappa romana del suo tour teatrale il comico ha incontrato i parlamenti del Movimento alla Camera.  “Dobbiamo aprire il porto di Taranto ai grandi mercantili cinesi. È l’unico porto, in quella zona, ad avere un fondale più profondo di 20 metri”, capace dunque di ospitare i giganteschi mercantili di Pechino, avrebbe detto ai ‘suoi’ Grillo, le mire cinesi sul porto di Taranto sono “un’occasione” da non perdere.

Redazione

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