Mentre l’influenza serba (e russa) aumenta in tutti gli stati dei Balcani, è necessario cominciare a ragionare su un’alternativa valida che possa sfruttare al meglio la dimensione regionale e cercare di attuare le riforme necessarie per poter avanzare nel processo di integrazione all’Unione europea. Per questo, una cooperazione forte fra Kosovo, il Montenegro e la Bosnia ed Erzegovina, o almeno di una delle sue entità, la Federazione della Bosnia ed Erzegovina (visto che la Republika Srpska è alleata della Serbia), potrebbe aiutare molto a risollevare le sorti di una regione troppo condizionata dalla influenza serbo-russa. Questa cooperazione creerebbe un nuovo spazio politico, economico, e sociale, che aiuterebbe a contrastare un progetto nazionalista, e si baserebbe su principi e progetti concreti, come ad esempio la cooperazione fra paesi per quanto riguarda la giustizia. In questo modo, il presidente serbo Aleksandar Vucic non avrebbe più campo libero e i tre paesi potrebbero procedere sulla via della preparazione all’adesione dimostrando di essere in grado di lavorare seriamente. Sarebbe l’apertura di una nuova dimensione.

In parte, tentativi di questo tipo di cooperazione li abbiamo visti, anche recentemente. Dopo l’attacco terroristico in Kosovo a settembre, il Kosovo si è rivolto a Sarajevo per ottenere assistenza, presentando una richiesta di “assistenza legale reciproca” tramite l’Ufficio dell’Unione Europea a Pristina (EULEX). EULEX ha comunicato che la richiesta è stata inoltrata a Sarajevo. La procura bosniaca ha confermato di aver ricevuto la richiesta e ha detto che avrebbe indagato, senza specificare se le informazioni ottenute sarebbero state inviate al Kosovo. Il caso è un altro esempio di come i due Stati possano cooperare anche in assenza di un riconoscimento formale del Kosovo (che la Bosnia ed Erzegovina non ha ancora riconosciuto, a differenza del Montenegro). “Qualsiasi tipo di cooperazione”, che si tratti di posti di frontiera o di riconoscimento di documenti, è una chiara indicazione di una tendenza al riconoscimento, ha chiarito Enis Omerovic, professore di diritto internazionale presso l’Università di Zenica in Bosnia. In questo caso particolare, sappiamo che non è tanto la Federazione della Bosnia ed Erzegovina, quanto la Republika Srpska, a bloccare il riconoscimento del Kosovo a causa del suo forte legame con la Serbia. Ostacolo non da poco. Ma la cooperazione in ambiti giudiziari dimostra che è possibile lavorare in determinati ambiti, insieme. Altro esempio, l’incontro di due dei tre presidenti della Bosnia ed Erzegovina, Komsic e Becirovic, con il primo ministro kosovaro Albin Kurti. Incontri che rafforzano i legami tra i due paesi, che permettono di superare certi stereotipi, e che mirano ad uscire dal controllo serbo.

E il Montenegro, in questo quadro? Il Montenegro, pur avendo un’influenza serbo-russa molto forte, dovrebbe a mio parere far parte di questa cooperazione per molteplici motivi. Innanzitutto, è il paese che è più avanzato nel processo di integrazione europea. Secondariamente, poi, potrebbe contribuire agli sforzi degli altri due stati a contrastare la disinformazione serbo-russa.

In un quadro geopolitico come quello di oggi, un’alleanza alternativa nei Balcani è non solo necessaria, ma fondamentale. Bisogna poter contrastare la falsa narrativa spinta da Serbia e Russia. Rafforzare la cooperazione tra Montenegro, Kosovo e Bosnia ed Erzegovina appare come strategia possibile; il Montenegro tra il resto riconosce già il Kosovo ed ha in campo molteplici strumenti di cooperazione. Un esempio valido sono i 3,2 milioni di euro di sostegno dell’Unione Europea per 10 progetti transfrontalieri per il programma tra Montenegro e Kosovo. La cerimonia di premiazione dei progetti appaltati nell’ambito del 3° bando del programma IPA CBC MNE – KOS 2014-2020 è stata organizzata a Peja dal Ministero per l’Amministrazione del Governo locale della Repubblica del Kosovo in stretta collaborazione con la struttura operativa del Montenegro, dove sono stati presentati e promossi i progetti selezionati nell’ambito del 3° call for proposal (bando). Sono progetti come questi che possono migliorare i servizi per i cittadini dei due stati e rafforzare la loro conoscenza reciproca .

Esiste un programma simile anche tra Montenegro e Bosnia-Erzegovina. L’obiettivo generale del programma è lo sviluppo sostenibile nell’area transfrontaliera tra Bosnia ed Erzegovina e Montenegro attraverso l’attuazione di azioni comuni basate su un uso efficiente dei vantaggi comparativi dell’area del programma.

L’ideale sarebbe raggruppare gli esempi positivi di cooperazione interstatale e adottare progetti di cooperazione simili anche fra Bosnia ed Erzegovina e Kosovo; difficile senza il riconoscimento dello stato, ma non impossibile, almeno non in certi ambiti. Un altro fattore a favore di questo è la presenza di una minoranza bosgnacca (musulmana) in Kosovo; si potrebbe puntare anche su quella comunità, per poter rafforzare i rapporti tra i due paesi, cercare di rinsaldare la cooperazione culturale. Se a livello politico rimangono gli ostacoli, non devono per forza rimanere anche in tutti gli altri ambiti. Anzi, si potrebbero usare le similarità tra i due paesi per trovare più punti in comune; come ad esempio le conseguenze della guerra, e il lavoro sui crimini di guerra che la Bosnia-Erzegovina ha in parte già affrontato; potrebbe fare da esempio per il Kosovo, e si potrebbe lanciare un processo di riconciliazione, a 25 anni dopo la fine delle violenze, il tempo potrebbe essre finalmente maturo.

Infatti, solo attraverso la cooperazione questi stati avranno una chance di contrastare il veleno dell’etnonazionalismo, le divisioni e la cecità politica. Solo uniti potranno lavorare per sostenersi a vicenda per migliorare e riformarsi in vista del prossimo allargamento. Anche l’Unione europea ha bisogno di Balcani che cooperano e collaborano, solo così possiamo trasformarli in una regione stabile e tranquilla.

Pertanto, l’Unione europea ha tutto l’interesse di sostenere una cooperazione del genere. Solo una regione forte, interconnessa, può davvero riuscire ad evitare le influenze ed ingerenze straniere. Solo una regione forte ed interconnessa garantisce alle persone di quei paesi di avere condizioni di vita migliori di quelle di adesso.

È essenziale quindi supportare Kosovo, Bosnia ed Erzegovina e Montenegro allo stesso tempo, e permettere loro di trovare vie di collaborazione anche originali. Per loro, ma anche per noi.

 

 

Avatar photo

Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.