Il Primo Maggio 2025 si celebra in un clima mondiale segnato da profonde agitazioni: il conflitto tra Russia e Ucraina, quello tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, e oltre cinquanta focolai regionali di guerra che insanguinano il pianeta. Questa lunga ombra di tensioni e violenze pesa sul significato della Festa del Lavoro, caricandola di preoccupazioni e paure.

Il mondo del lavoro oggi è profondamente travagliato da questi drammi, che incidono non solo sul morale dei lavoratori, ma anche sulle prospettive e sulle condizioni di vita. A queste difficoltà si aggiungono i profondi cambiamenti che attraversano il mercato del lavoro: da un lato assistiamo alla nascita di nuove figure professionali, spesso di natura intellettuale, frutto della scienza e dell’innovazione tecnologica; dall’altro vediamo il declino di tanti mestieri manuali, considerati ormai obsoleti e non più competitivi. Questa trasformazione crea nuovi squilibri: molte aree dell’Italia, incapaci di offrire opportunità ai giovani più preparati, vedono una fuga di cervelli verso Paesi dove la domanda di lavoro qualificato è più alta. Il risultato è un vuoto di intelligenze e competenze nei territori d’origine, che restano così impoveriti e sempre più dipendenti da lavori precari e poveri. Il Primo Maggio, oggi più che mai, dovrebbe essere un’occasione non solo di festa, ma di riflessione collettiva su queste sfide e sul richiamo all’impegno per un lavoro dignitoso, sicuro e realmente accessibile a tutti.

A proposito, l’allarme su sicurezza e salute nei luoghi di lavoro è un tema al centro della mobilitazione sindacale in questo Primo Maggio. Troppo alta la scia di morti bianche, troppo forti l’indifferenza e la rassegnazione di fronte a tragedie che si ripetono ogni giorno. Accanto alla sicurezza, i sindacati puntano i riflettori anche sul salario, sempre insufficiente a garantire una vita dignitosa per le famiglie italiane, in un contesto di costante aumento del costo della vita.

C’è dell’altro. La guerra dei dazi – protezionismo – avviata dal presidente statunitense, Donald Trump, apre scenari inquietanti e di instabilità economica su scala globale – di cui l’Italia non sarà esente – i cui effetti potrebbero ricadere sulle famiglie. Le ripercussioni non saranno solo economiche, ma anche sociali, culturali e civili. A essere colpito è il cuore del welfare state: il diritto allo studio per i figli, l’accesso alle cure sanitarie, la qualità della vita. Una crisi silenziosa ma profonda, destinata ad amplificare le disuguaglianze e a minare il tessuto sociale.

La Festa del Primo Maggio 2025 si presenta profondamente diversa dal passato. Sarà una giornata carica di significati nuovi, condizionata da forze esterne che sembrano seguire una logica precisa: destabilizzare per rendere sempre più precaria la vita della gente in carne e ossa, mentre la ricchezza continua a concentrarsi nelle mani di pochi grandi magnati.