Atp Finals, oggi le semifinali
Il segreto di Sinner: Formula Medicine, come funziona il metodo Minority report
Alle quattro del pomeriggio i giochi sono fatti. E il grande foyer del teatro del tennis, il salone a specchi all’ingresso del Pala Alpitour che riflette il campo dove si allenano i Maestri, si anima all’improvviso: “Siiinnnerr”, “Janniiiik”. Un muro di fan, sono migliaia, si apre per lasciar passare il ragazzo dai capelli rossi, lo accoglie in campo tra applausi e pugni alzati, si aggrappa alle reti del campo e comincia a scrutare in religioso silenzio i dettagli dell’allenamento. Lo sparring è Nishesh Basavareddy, un americano di origini indiane, anno 2003, uno degli osservati che l’Atp invita alle Finals proprio per fare da spalla negli allenamenti dei Maestri. Prima di iniziare Vagnossi e Cahill parlano per cinque minuti con lo sparring. Gli dice cosa serve che faccia. E si comincia.
In un silenzio irreale, scandito solo dal suono pieno della palla sulle corde Sinner inizia a colpire, prima sulla diagonale di diritto, poi su quella del rovescio, senza arretrare mai rispetto alla riga di fondo campo. La buona notizia è che si sta allenando all’ora prestabilita e questo significa che il risentimento alla schiena che ha preoccupato staff ed appassionati nella nervosa partita contro Rune vinta al terzo set (62-57-64), è qualcosa di superato. “Un piccolo risentimento che non deve preoccupare” ha tagliato corto Sinner nella conferenza stampa notturna dopo il match. E dopo le prime verifiche.
I giochi sono fatti, si diceva. Il primo singolo di giornata del girone Rosso (Alcaraz-Medvedev 64-64) ha deciso il quartetto finale: le semifinali oggi vedranno Sinner contro Medvedev e Alcaraz contro Djokovic. Alla faccia delle ipotesi – e speculazioni – di “biscotti” che i due ragazzi avrebbe concepito per eliminare il numero 1 Djokovic. I primi quattro giocatori al mondo si contenderanno, quindi, il titolo di Maestro dell’anno. C’è un tocco di perfezione in questa griglia finale: il serbo, numero 1, contro lo spagnolo che è numero 2 (stasera ore 21 su Sky e Rai2); il russo (n.3) contro Sinner che è il numero 4 (ore 14.30 e differita su Supertennis alle 23).
Lo show del tennis va avanti e l’atto finale di stagione (Coppa Davis a parte) non poteva avere regia e contenuti migliori. Mai in 53 edizioni di Finals un italiano era arrivato in semifinale. Sinner non ama guardare al passato e ai record. “Sono contento di essere arrivato fin qua, siamo oltre l’obiettivo dell’anno che erano le Finals, e ora vediamo cosa succede”. Nelle ultime sei settimane l’azzurro ha battuto due volte il russo (sempre in finale, Pechino e Vienna). Nel corso dell’anno i precedenti erano invece due a zero per il russo. Curioso il destino: nel novembre 2021, esordio alle Finals in sostituzione di Berrettini, Sinner giocò contro Medvedev nell’ultimo match del girone. Perse al terzo set 60-67-76, il ragazzino con i capelli rossi ebbe due match point e il russo ai cambi di campo gli faceva lo sbadiglio. Ha impiegato qualche anno per frantumare quel tabù. Alla fine ce l’ha fatta, con i suoi tempi. Così come ha frantumato un altro tabù, quello del ragazzino terribile danese Holger Rune, due anni più giovane di lui, sfrontato ma forse non così arrogante come fa sembrare, che in aprile gli ha rubato una finale – a Montecarlo -già vinta e poi invece persa per i siparietti del danese, pugni alzati, provocazioni verbali e gestuali direttamente col pubblico.
Sinner e la Formula Medicine, come funziona il metodo Minority report
Progressi tecnici – soprattutto in zona rete, mobilità e servizio – e progressi mentali: è questo mix che negli ultimi sei mesi ha fato fare il salto di qualità a Jannik Sinner. Giovedì notte, mezzanotte passata, è stata la prima domanda proposta all’azzurro nella conferenza stampa post match dalla stampa straniera che osserva incuriosita questo italiano anomalo. Hai lavorato molto a livello mentale. Ci puoi dire qualcosa di più?
Ed è arrivato così l’effetto speciale che non ti aspetti: “Sto lavorando con un nuovo metodo che si chiama Formula Medicine. Il boss (chi ha studiato e standardizzato la formula, ndr) era nel mio box anche stasera (c’era anche contro Djokovic e anche a Vienna ndr). E’ diverso dagli altri metodi perchè non c’è un vero rapporto a due ma si fanno esercizi al computer che misurano quanto e come utilizzi il cervello in determinate situazioni di stress, pericolo o altro. E’ il computer poi che calcola lo sforzo e a dirti come fare per risparmiare sforzi fisici e mentali”. Nel sito ufficiale è disponibile questa definizione: “Un esclusivo ed innovativo metodo di allenamento mentale, capace di integrare le performance con il dispendio energetico, in grado di valutare e migliorare l’efficienza cerebrale con modalità e riscontri oggettivi”.
A Sinner è piaciuto parlare di questo mentre i giornalisti prendevano appunti. Non è esattamente una novità (“si allena mentalmente con il metodo di quelli della Formula 1” si bisbigliava già due anni fa agli esordi del ragazzo prodigio). Era stato Riccardo Piatti, il coach che ha portato Sinner nell’olimpo del tennis, a fargli conoscere questo metodo che ha un quartier generale in Toscana, tra Viareggio e Camaiore. Catalogata tra le cose private, ha stupito l’altra sera che proprio Sinner si sia dilungato a lungo su questo che, quindi, non è più un affare privato. “E’ diverso dal mental coach – ha spiegato l’azzurro – perché li parli, ti confronti e cerchi di trovare la soluzione. Qui invece lavori su alcuni modelli, capisci cosa succede e perché al tuo cervello e una volta che lo sai, fai allenamenti conseguenti”. Una sorta di “Minority report” applicato al tennis dove il tennista diventa un precog di se stesso e, sulla base di modelli matematici, può anticipare le proprie azioni e reazioni emotive. Neppure Philippe Dick sarebbe arrivato a tanto. Darren Cahill ha spiegato come funziona: “Mi girano al computer alcuni esercizi da far fare a Sinner, non è che li chiamo quando ho bisogno e loro intervengono. È molto stimolante lavorare così”.
Si lavora da remoto, quindi. Al netto di alcuni incontri tra i due staff nell’off season. “Lavoro con questo metodo da qualche anno e sento che sono molto migliorato. Poi è chiaro che il campo è il campo e nessuno modello è riproponibile con certezza assoluta”. Per quanto ci sia la tendenza a paragonare Jannik ad un computer, un robot e un computer, in campo oggi scenderà un ragazzo molto dotato a cui piace tantissimo giocare a tennis. Due ingredienti indispensabili, insostituibili, irriproducibili.
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