Lo spettacolo è assicurato
Atp Finals, la metamorfosi del campione Sinner contro l’eccezione della natura Djokovic

Potrebbe essere già la finale del torneo dei Maestri. Ma è solo il secondo turno del girone Verde di queste Finals. Stasera ore 21, Sinner contro Djokovic, il ragazzo italiano col Sudtirol nel Dna contro quella eccezione della natura che si chiama Novak Djokovic e che giusto ieri l’Atp ha premiato per il suo ottavo anno da numero 1 del mondo. La Rai ha acquistato i diritti per il top match del giorno, ha voluto Sinner e ha “ottenuto” la fascia oraria del serale. Buona notizia per i magri ascolti della tv pubblica.
Le regole del torneo dei Maestri prevedono che i migliori otto dell’anno siano sorteggiati in due gironi: nel Verde ci sono Sinner, Djokovic, Rune e Tsitsipas; nel Rosso ci sono Alcaraz (numero 2), Zverev e i due russi, Rublev e Medvedev. Passano i primi due di ogni girone. Venerdì il vincitore del gruppo Verde giocherà la semifinale con il secondo classificato del gruppo Rosso e viceversa. Si è tanto discusso se per Sinner fosse stato meglio il sorteggio nel Verde o nel Rosso. Alla fine va bene com’è andata. L’obiettivo è che Jannik arrivi secondo. I quattro giocatori del girone Rosso li ha battuti tutti almeno una volta. E allora perché non sognare una vera finale domenica prossima contro il serbo?
Giochi di passione. Lo spettacolo è assicurato. E anche lo spettacolo nello spettacolo: la metamorfosi di Jannik Sinner. “Io so che molti di loro sono più forti – spiega questo ragazzo di 22 anni per cui “se perdo vuol dire che imparo” – lo stesso Alcaraz ha già vinto due Slam, però ora so anche che tranne Nole gli altri li ho battuti una o anche più volte”.
La metamorfosi, quindi. La differenza c’è e la vedi subito, da come entra in campo, come saluta il pubblico pazzo di lui, come gestisce il gioco nei passaggi difficili. Se i pensieri avessero le parole, ogni partita di Jannik Sinner sarebbe un romanzo epico ma anche un po’ giallo. Di formazione. È cresciuto tanto e in pochi mesi. Quello che oggi sorride al pubblico mentre chiude con un ace il match d’esordio al torneo dei Maestri con un periodico 64 contro il numero 6 al mondo Stefano Tsitsipas, ripete più volte “grazie” ai 12 mila del Pala Alpitour è un altro giocatore rispetto a quello che un po’ smarrito e spaventato a luglio entrava nel Centre court di Wimbledon per giocare la sua prima semifinale di uno Slam. Sinner oggi si muove in campo, gestisce i momenti difficili, non li subisce e cambia il gioco (angoli e rete e cambi di ritmo invece di quei lunghi monologhi da fondo campo) parla in tre lingue diverse con i giornalisti con la consapevolezza di aver conquistato passo, passo il numero 4 del mondo.
“Mi voglio anche godere questo momento, ho fatto un percorso graduale con tanti step. È stato un anno importante e adesso sono qui, fiero di far parte di questo torneo e della storia del tennis ma non solo. Non mi basta. Son qui per andare avanti il più possibile”. Questa volta. Sapendo che comunque ce ne sarà un’altra. E un’altra ancora. Senza fretta. Un top player solido, consapevole, umile (“la cosa più importante che mi hanno insegnato i miei genitori è il rispetto, per tutti e per ogni situazione”) a cui se chiedi che effetto fa arrivare in una città, Torino, dove le sue foto sono ovunque persino sui tram, lui ci pensa un attimo, muove gli occhi per mettere in fila i pensieri e dice: “Noi tennisti siamo fortunati. La vera pressione è quella di un chirurgo che opera e da cui dipende la vita di una persona. Noi in fondo giochiamo, dobbiamo dare il massimo, però possiamo vincere e perdere, non succede altro”.
Stasera dunque Sinner-Djokovic è una prova. Di prestigio ma una prova. Chiarito questo, il serbo lunedì sera ha impiegato tre set per aver ragione del ragazzino terribile danese Holger Rune che nell’ “angolo tecnico” ha ingaggiato un vecchio amico di Nole, Boris Becker. Per la tensione, quando ha perso il secondo set al tiebreak dopo aver vinto il primo 7-6, Djokovic ha spaccato due racchette. “Mi scuso, ho sbagliato, è vero che mi è servito per reagire e chiudere 63 il terzo set, ma posso dire che esiste certamente un modo migliore per superare la frustrazione di un match che ha preso una piega sbagliata”.
Dettagli per appassionati. Che sono comunque tantissimi. La Federazione celebra la crescita costante di tesserati. E per la città di Torino ormai le Finals, arrivate alla terza edizione su cinque previste in base al contratto, il torneo dei Maestri è qualcosa di cui non si capisce come la città possa fare a meno. Il torneo ogni anno consegna al territorio 230 milioni di indotto (turismo, investimenti e iniziative laterali), 50 milioni di gettito fiscale, 1500 posti di lavoro a tempo pieno nell’arco dell’anno. Ma la città e la regione, che alla prima edizione fecero un po’ a fatica a capire cosa gli stava per arrivare in regalo, devono fare i conti con un contratto milionario che scade nel 2025 e una macchina organizzativa, l’Atp molto esigente. Il dossier è delicatissimo e tocca molti interessi. Anche geopolitici.
Il tennis è show. E business. Come il calcio. E il golf. I pretendenti ad organizzare l’evento sono molti. La Federazione italiana tennis e padel vuole la conferma: i giocatori amano Torino, anche se Alcaraz (ha perso ieri al terzo set con Zverev, ma il veloce non è la sua tazzina da tè) domenica sera non ha potuto cenare dove avrebbe voluto perché non aveva prenotato; il main sponsor Nitto ha avviato, tre le altre cose, un investimento green pari a centomila euro che riguarda tutta la città, alberi (già grandi) piantati nella zona intorno al palazzetto, fermate del bus che diventano piccoli giardini. La Federazione reclama almeno altri due anni visto che i primi due fecero i conti con la pandemia. Ci sarebbero altre due candidature, Bologna e Milano. Ma l’Arabia Saudita sarebbe pronta a mettere sul tavolo 40 milioni di dollari. E, in fondo, lo sport potrebbe forse essere d’aiuto alla trasparenza e ai diritti. Vedremo. La short list delle candidature sarà pronta nel 2024. Nitto è una global company che nasce a Osaka ma ha sede nel mondo. Hideo Tagasaki presidente della Nitto Denso Corporation è rimasto incantato per l’abbraccio che la città di Torino ha saputo regalare ai suoi illustri ospiti. Intanto stasera godiamoci un primo assaggio di una possibile finale.
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