Il silenzio fa rumore
Israele, quel nome difficile da pronunciare per la sinistra
Alla fine Elly, che alla manifestazione pro Israele non è andata, ha deciso di rappresentare le piazze ‘dei se e dei ma’. Nel migliore dei casi, come è avvenuto mercoledì nella mozione delle ‘subordinate’ e degli ‘avversativi’, firmata con la Sinistra ed il M5S. Nel peggiore, invece, via libera alla difficoltà di esprimersi chiaramente dalla parte della vittima: Israele. Un nome, evidentemente difficile da pronunciare, a sinistra.
Come altrettanto difficile deve essere indicare l’autore del massacro di questi giorni: Hamas. Un esercizio che ad esempio non è riuscito a Jean-Luc Mélenchon, che ha accuratamente evitato di citare il gruppo terroristico.
Il campione del giorno dei ‘se’ e dei ‘ma’ è il piddino Luca Milani, presidente del Consiglio comunale di Firenze. ‘Trovo sbagliate le manifestazioni pro Israele e pro Palestina’, le sue parole, subito censurate dal vicepresidente di Renew Europe, Nicola Danti. Un’equidistanza che torna in Romagna: a Cesena la maggioranza dem ha votato no alla richiesta di issare la bandiera israeliana.
Molto più decisa, la livornese Mia Diop, la giovane componente della direzione nazionale Pd che ha stabilito una connessione diretta ‘tra antifascismo ed antisionismo’. Evidentemente nessuno le ha mai parlato del partigiano Umberto Terracini, figura storica del Pci, e grande amico di Israele. Anche Patrick Zaki ha le idee chiare: ‘il serial killer è Netanyahu’. Per lui piccola sospensione ‘A che tempo che fa’, ma domenica sarà regolarmente in video. L’egiziano rischia di essere surclassato da Elena Basile, che ogni giorno nei talk de la7, ci regala le sue riflessioni. L’ultima sugli ostaggi americani di Hamas: “sono pochi? Peccato”.
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