Sono passati più di tre anni dall’inizio dell’imperdonabile guerra causata dalla ingiustificabile aggressione russa. Da quest’esperienza l’UE ha imparato ad essere progressivamente sempre più indipendente dal gas russo. Parallelamente, per rimanere al passo con gli obiettivi giuridici del “Pronti per il 55” da raggiungersi entro il 2030, l’Unione si sta già muovendo verso una maggiore autonomia anche in altri settori energetici in particolare verso quella elettrica. A tal proposito il comitato ITRE del Parlamento dell’Unione Europea aveva già proposto nel luglio 2023 la creazione di un magazzino energetico per ridurre il consumo di combustibili fossili e per una maggiore flessibilità e sicurezza energetica strategica in caso di emergenza, senza essere quindi ricattabili da potenze ostili alla democrazia ed ai principi dei Trattati.

Nelle conclusioni dell’incontro il comitato ha indicato la necessità dell’Unione di varare nuove proposte di leggi sul supporto di tecnologie flessibili, anche avanzando la proposta per un nuovo sistema di conservazione, un “magazzino energetico” che avvicini i paesi membri agli obiettivi del “Pronti per il 55” anche mantenendo spazio per gli obiettivi nazionali.
Recentemente la Commissione ha riaperto la strada del “magazzino” accogliendo positivamente la proposta di una compagnia energetica polacca, riguardante l’aumento di investimenti per la creazione di un magazzino energetico che permetta all’Unione di raggiungere un target precedentemente fissato il marzo scorso che prevede l’aumento di fonti energetiche rinnovabili a più di 40% entro il 2030. Perché allora non esiste già questo “magazzino”? Esistono troppi problemi tecnici. L’aumento di rinnovabili richiede più infrastrutture e migliori tecnologie soprattutto per la conservazione dell’energia elettrica ricavata dall’eolico o dal solare, immensamente più difficile da conservare rispetto all’energia ricavata da fonti fossili.

Tuttavia, proprio perché difficile, la conservazione dell’energia è un aspetto essenziale per le prossime politiche energetiche europee, in quanto permette di far collimare l’offerta energetica europea con la domanda degli stati membri permettendo quindi di prevenire inflazione ed eventuali shock dei mercati. Per ora l’intenzione di questo magazzino energetico rimane quella di avvicinare l’Unione agli obiettivi prefissati per il 2030, anche rendendo l’UE più indipendente e reattiva nel prevenire andamenti negativi dei mercati ed il rincaro dei prezzi nei paesi membri come conseguenza alle instabilità di politiche esterne create da regimi non democratici.
Come affermato da Paula Pinho, direttrice per la sicurezza energetica presso il DG per l’energia della Commissione Europea, la creazione di questo magazzino energetico rimane ancora un “hot topic” sia dentro la Bolla sia fuori. L’augurio che ci facciamo è che l’Europa non diminuisca il voltaggio, mentendosi in un trend positivo e sempre più crescente di raccolta e conservazione energetica come già è riuscita a fare nel 2022, raccogliendo energia sufficiente a soddisfare una domanda energetica degli stati membri di ben 9 GWh.

Alessandro Maxim Boschin

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