Attraverso questo decimo articolo della nostra rubrica “Un caffè in piattaforma”, dove come sempre per eventuali chiarimenti o consigli su temi e riflessioni, attendo vostre notizie su: “uncaffeinpiattaforma@gmail.com” , proveremo a trattare lo scabroso e sanguinante tema della guerra tra Israele e Hamas, che si è scatenata in diverse occasioni nel corso degli anni, ed è in corso in questi giorni, perchè ha avuto un impatto significativo sul panorama energetico europeo. Benché l’Europa non sia coinvolta direttamente nel conflitto, la sua dipendenza dall’approvvigionamento di petrolio e gas naturale proveniente dal Medio Oriente rende la regione sensibile alle conseguenze energetiche delle turbolenze nella zona. Piccola nota: con questi articoli stiamo nell’intorno di quelli che erano gli ideali di partenza di questa rubrica, di raccontare dei progetti, di portare dati tecnici per far conoscere il ruolo del capitale umano italiano in questo farraginoso settore, ma è anche grazie a questo sfumeggiante intorno che ci rendiamo conto di quanto sia un settore importante per le economie, per il nostro sistema Paese, Italia. Il settore dell’energia và trattato in modo espanso, in largo, per permettere una maggior diffusione dei contenuti e sensibilizzazione.. per questo ritengo sia importante permettere anche a chi voglia collaborare di lanciarmi idee(in senso metaforico si intende), via mail(si accettano anche critiche ovviamente).

Uno degli impatti immediati della guerra tra Israele e Hamas sull’Europa è l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas naturale. Il Medio Oriente è una delle principali fonti di approvvigionamento di petrolio al mondo, e qualsiasi instabilità nella regione può causare tensioni nei mercati energetici globali. L’Europa, che importa una quantità significativa di petrolio e gas naturale dalla regione, risente direttamente di questa volatilità dei prezzi. Questo può comportare costi energetici più elevati per le famiglie europee e per le imprese, con conseguenze sull’inflazione e sull’andamento economico.
Un altro aspetto critico è il rischio per la sicurezza energetica dell’Europa. L’Europa è altamente dipendente dalle importazioni di gas naturale e petrolio, molti dei quali provengono dal Medio Oriente. Qualsiasi interruzione nell’approvvigionamento energetico o ostacoli al trasporto di risorse energetiche attraverso rotte chiave possono mettere in pericolo la stabilità dell’approvvigionamento energetico dell’Europa. Questo rischio può comportare una maggiore vulnerabilità dell’Europa a interruzioni dell’approvvigionamento energetico causate da eventi imprevisti o da tensioni geopolitiche.

Il Medio Oriente è anche una fonte importante di gas naturale liquefatto (GNL) per l’Europa. Eventuali perturbazioni nell’approvvigionamento di GNL possono influenzare i prezzi e la disponibilità di gas naturale nel continente europeo. Questo può colpire duramente l’Europa, che utilizza il gas naturale per una varietà di scopi, dalla produzione di energia elettrica all’uso industriale e domestico.
A causa dell’instabilità nel Medio Oriente, l’Europa potrebbe rafforzare gli sforzi per diversificare le sue fonti di approvvigionamento energetico. Ciò potrebbe includere un maggiore investimento nelle fonti energetiche rinnovabili, nell’efficienza energetica e nella produzione di gas naturale domestico. Riducendo la dipendenza dalle fonti energetiche provenienti da regioni instabili, l’Europa può migliorare la sua sicurezza energetica a lungo termine.
Un altro possibile esito del conflitto è l’aumento dell’interesse per le energie rinnovabili in Europa. La volatilità nei mercati energetici globali e le crescenti preoccupazioni per la sicurezza energetica possono spingere l’Europa a investire ulteriormente nelle energie rinnovabili come fonte energetica affidabile e sostenibile, o pensare di più al nucleare.

Quindi, nel caos, nel terrore delle famiglie che vivono, che hanno vissuto, dei giovani, di quelli meno giovani, che stanno affrontando e hanno affrontato questo oscuro lato congenito di alcuni uomini, la guerra tra Israele e Hamas ha conseguenze energetiche significative per l’Europa, dal rialzo dei prezzi del petrolio e del gas naturale alla minaccia per la sicurezza energetica. L’Europa, quindi, deve continuare a monitorare attentamente la situazione e adottare politiche energetiche che riducano la sua dipendenza dalle fonti energetiche provenienti dalla regione in conflitto. Questo può contribuire a mitigare i rischi e a garantire una fornitura energetica più stabile e sicura per il futuro, e in tutto questo non deve dimenticare il tipo di società che si vuole costruire, riducendo, se non provando a ridurre, eliminare gli scontri bellici che avvengono, o i possibili tali, perchè oltre al conflitto Israele il più noto al momento, potremmo parlare di Ucraina, delle tensioni nei Balcani, a Taiwan, di Sudan e delle migrazioni causate da questi stati di belligeranza e pericolo per le popolazioni.

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Matteo Cocco, classe 1995, ispettore controllo qualità, con esperienza in progetti oil & gas, e renewables.