Dossier migranti: meno se ne parla e meglio è
La parabola di Piantedosi: dal “muro navale” al record di sbarchi, dalla guerra alle Ong agli apprezzamenti a chi soccorre in mare
“Sindaci e presidenti di regione, anche di centrodestra, dovranno accettare i fatti. Abbiamo bisogno di aprire nuovi Centri per i rimpatri per trattenere gli stranieri pericolosi in attesa di espulsione”. E poi: “Falso che abbiamo abbandonato il controllo del mare, in questo momento ci sono 5-6 navi delle Ong nel canale di Sicilia”. Non è male neppure questa: “Dobbiamo tutti insieme ragionare sul concetto di sostenibilità e integrazione dell’accoglienza”. Accoglienza e non “muro navale”. E ancora: permesso di lavoro “per 500 mila lavoratori nei prossimi tre anni”.
Così ha parlato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Quello che aveva scritto le circolari che ai tempi di Salvini avevano “chiuso” i porti. Quello che mette piede al governo un anno fa e firma il decreto rave forse neppure mai usato. Quello che mentre il mare di Cutro ancora riconsegnava i cadaveri disse: “La disperazione non può mai giustificare viaggi pericolosi. Quella gente non deve partire”. Finendo così per “accusare” chi era annegato.
Se uno vuol capire cosa sta facendo il governo Meloni per gestire i flussi migratori basta osservare la parabola del ministro dell’Interno: otto mesi fa era il prefetto-ministro che firmò la circolare per impedire alle Ong di fare soccorso in mare; otto mesi dopo è il ministro che apprezza la presenza delle navi che prestano soccorso in mare. E pazienza se per far sbarcare il loro carico dovranno farsi miglia e miglia di mare.
Il ministro giovedì, ospite alla Rassegna Mediterranea a Sabaudia, in un faccia a faccia con il giornalista Andrea Pancani ha spiegato cosa ci sarà nel nuovo pacchetto sicurezza previsto a settembre.
Un pacchetto sicurezza ripieno, come spesso accade, di propaganda buona per la campagna elettorale. E per dirottare l’attenzione dalla cronaca: entro il fine settimana saremo a 100 mila sbarchi dall’inizio dell’anno, non succedeva dal 2017. Ogni promessa della propaganda di destra – il muro navale, espulsioni di massa – si è frantumata davanti alla realtà. L’unica cosa da fare – ed ecco il cambiamento di questi otto mesi – è lavorare con l’Europa da una parte per cambiare i Regolamenti – uno su tutti Dublino – e con i paesi africani per “aiutarli a casa loro”, la versione originale (governi Renzi-Gentiloni) del Piano Mattei.
Il dossier migranti è nel frattempo scomparso da tv, giornali e siti: meno se ne parla e meglio è. Anche perché la tensione è veramente alta nelle città dove non esiste più un sistema di accoglienza (smantellato dai decreti Piantedosi-Salvini nel 2019) e migliaia di migranti vagolano nelle città senza sapere dove andare e cosa fare.
Il pacchetto sicurezza di settembre cercherà di dare più uomini e più mezzi – bene l’apertura di Posti di polizia negli ospedali, nelle stazioni e sui treni – e più Centri per il rimpatrio. Almeno 40-50 sparsi nelle regioni, capienza massima 150 persone per una gestione migliore. Il problema è che sindaci e governatori, soprattutto di destra, non li vogliono.
I centri sono per definizione calamite di guai. Da giorni i sindaci stanno “riconsegnando” ai prefetti i migranti assegnati ai loro comuni. “Non sappiamo dove metterli, non c’è posto”, dicono. “Cercheremo il dialogo e la comprensione ma poi dovranno accettare”, ha detto Piantedosi. “Dovranno capire – ha continuato – che questo non significa violentare i territori ma che lo facciamo per la loro sicurezza”.
Intanto una circolare del prefetto Francesco Zito chiede che venga estromesso dal sistema di accoglienza chi ha la protezione internazionale ma non ancora il permesso di soggiorno. C’è bisogno di liberare posti. Ma gli espulsi dai Centri non sapranno dove andare né cosa fare. Quel poco di integrazione è stata abolita nel 2019. Il ministro era Salvini. Piantedosi il capo di gabinetto.
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