Alta tensione a Roma per la guerra in Ucraina: si stanno incontrando stamattina, in queste ore, nella capitale italiana il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, e il direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale degli Affari Esteri della Cina, Yang Jiechi, il massimo funzionario della politica estera di Pechino. L’atmosfera è tesa per quello che ha scritto ieri il Financial Times: la Russia avrebbe chiesto equipaggiamento militare a sostegno dell’invasione alla Cina.

A rivelarlo al quotidiano funzionari statunitensi. Senza altri dettagli. E preoccupa per un eventuale coinvolgimento a sostegno di Mosca di Pechino che allargherebbe il conflitto tra blocchi contrapposti sostenuti dalle due superpotenze mondiali. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, ha commentato la notizia come “disinformazione da Usa con intenti scellerati” aggiungendo che la Cina sta giocando un “ruolo costruttivo” nella promozione di colloqui di pace tra Russia e Ucraina.

Pechino nelle scorse settimane però ha condannato la guerra senza mai condannare la Russia, parlando di alleanza “forte come una roccia” con Mosca. Si è astenuta alle Nazioni Unite nei voti di condanna all’aggressione russa, dalle sanzioni, ha condannato gli americani e l’Occidente come responsabili della crisi con la loro “mentalità da Guerra Fredda e l’espansionismo della Nato verso Est”.

Il ruolo di mediatore ipotizzato in una prima fase per Pechino sembra essere piuttosto compromesso, anche se Xi Jinping ha aperto a una collaborazione con l’Europa per una soluzione diplomatica. A scegliere Roma per questo faccia a faccia di alto livello sono stati gli americani. Sullivan parlerà anche con Luigi Mattiolo, consigliere diplomatico di Draghi. Washington pressa Pechino sulle sanzioni: a non dare una via d’uscita a Mosca sulle sanzioni.

Sullivan punta almeno a quello, ad “assicurarci che la Cina non aiuto la Russia a compensare le perdite inflitte dalle sanzioni … ci sarebbero conseguenze di fronte a manovre per evaderle”, ha detto il consigliere per la sicurezza alla CNN. La risposta di Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, si era limitata a definire la Cina come “profondamente preoccupata e addolorata per la situazione in Ucraina” e “di non aver mai sentito parlare” della richiesta fatta dalla Russia riportata dal FT.

Il caso delle Olimpiadi invernali di Pechino

Il New York Times ha riportato nei giorni scorsi l’indiscrezione secondo la quale Pechino sarebbe stata messa a conoscenza dei piani di guerra del Cremlino con grande anticipo. La Cina secondo il quotidiano statunitense, che citava il report di un’intelligence occidentale, avrebbe chiesto alla Russia di non invadere “prima della fine dei Giochi olimpici in Cina”.

“Prima dell’invasione, Pechino e Mosca hanno annunciato un contratto di 30 anni per la Cina per l’acquisto di gas attraverso un nuovo gasdotto. La Cina – si leggeva nell’articolo – ha anche revocato le restrizioni all’importazione di grano russo. Ma i funzionari statunitensi si aspettano che le grandi banche statali cinesi evitino di violare apertamente le sanzioni alla Russia per paura di mettere a repentaglio le proprie attività commerciali globali”. Mosca e Pechino avevano diffuso inoltre une dichiarazione che definiva la loro partnership come “senza limiti” e che “avrebbero stabilito un nuovo ordine globale attraverso una vera democrazia”. L’ambasciata cinese a Washington ha smentito la ricostruendo definendola una “ipotesi senza fondamento con l’obiettivo di accusare la Cina”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.