Il conflitto
La verità sui morti a Gaza e i conti che non tornano: gli uomini registrati come donne o bambini
È sempre terribile fare la conta dei morti. Tuttavia, negli scenari di guerra, a volte serve a fare chiarezza. Ad agosto la BBC segnalava 40mila morti a Gaza. Sono rimasti pressoché identici. Secondo Oxfam adesso sono 40.200; mentre nell’istante in cui si scrive Google quantifica così: “I bombardamenti israeliani hanno causato oltre 40.000 morti (oltre 13.000 sono bambini) e oltre 92.000 feriti (fonte Ministero della Sanità palestinese)”. Sono davvero numeri giusti? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Oggi, sui morti a Gaza, c’è uno studio indipendente inglese, datato dicembre 2024 e svolto dalla Henry Jackson Society (HJS) di Londra. Lo studio è stato diretto dal ricercatore Andrew Fox, ex-militare e giornalista, con il sostegno del Centro per il Nuovo Medio Oriente della HJS. Il lavoro è stato svolto sul campo da una decina di analisti di varie nazionalità, sui dati presentati dal Ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. Anche con il prezioso supporto e la cooperazione di varie organizzazioni internazionali, esperti indipendenti e analisti dei media che hanno contribuito a questo progetto. Le chiavi di ricerca sui dati evidenziano alcuni elementi che hanno fatto intitolare l’indagine “Conteggio discutibile”. Sono cinque le chiavi di lettura più importanti che riportiamo fedelmente e senza commenti dal report originale inglese.
Le chiavi di ricerca del report
La prima riguarda uomini elencati come donne, per gonfiare le vittime femminili. Infatti, i dati sulla mortalità del Ministero della Salute di Gaza (MoH) rivelano ripetuti casi di uomini classificati erroneamente come donne. Cioè l’inclusione di individui con nomi maschili (ad esempio Mohammed) registrati come femminili. Questa errata classificazione contribuisce alla narrativa secondo cui le popolazioni civili (in particolare le donne e i bambini) sopportano il peso del conflitto, influenzando potenzialmente il sentimento internazionale e la copertura mediatica.
Uomini registrati come donne o bambini
La seconda riguarda adulti registrati come bambini, con molte discrepanze significative tra i decessi riclassificati. Per fare un solo esempio che spieghi il meccanismo: un 31enne era indicato come neonato. Oppure al contrario, un individuo di 22 anni è stato elencato come vecchio. Però, la linea di condotta tenuta riguarda distorsioni che gonfiano il numero dei figli vittime, che è emotivamente di grande impatto e fortemente enfatizzato nei resoconti globali. Queste false dichiarazioni suggeriscono un tentativo deliberato di inquadrare il conflitto in modo sproporzionato e mina la credibilità dei dati sulla mortalità suggeriti da Hamas.
Le omissioni
La terza chiave riguarda morti sproporzionate di uomini in età da combattimento. L’analisi dei dati indica che la maggior parte dei decessi sono di uomini di età compresa tra i 15 e i 45 anni, contraddicendo le affermazioni secondo cui le popolazioni civili sarebbero presenti in modo rilevante tra i decessi. Questa età demografica si allinea ulteriormente con il profilo dei combattenti, supportato da picchi di decessi di uomini segnalati da fonti familiari piuttosto che dalle strutture ospedaliere controllate da Hamas. Ciò suggerisce che molte vittime classificate come civili potrebbero essere combattenti, una distinzione omesso dai rapporti ufficiali. La quarta riguarda l’inclusione delle morti naturali nella rendicontazione. Nonostante il tipico tasso annuo di 5.000 decessi naturali a Gaza, i dati sulle vittime non forniscono alcun resoconto di tali cifre. Questa omissione solleva il dubbio che le morti naturali, così come quelle causate da violenze interne o da razzi lanciati male e che partono dalla striscia, vengono inclusi nel conteggio delle vittime legate alla guerra. Casi di malati di cancro, in precedenza registrati per cure negli ospedali, che compaiono negli elenchi delle vittime di guerra, supportano ulteriormente queste tesi. Queste pratiche gonfiano il bilancio delle vittime civili riportate, complicando le accurate valutazioni dell’impatto del conflitto sulla mortalità.
La sottovalutazione dei media
Il quinto aspetto riguarda la sottovalutazione dei media in relazione alle morti dei combattenti palestinesi. Un’analisi della copertura mediatica sul conflitto (durante tutto il 2024) rivela che solo il 3% di notizie fanno riferimento alle morti dei combattenti, con organi di informazione come BBC, CNN, Reuters e New York Times che basano le loro cifre principalmente sui dati del Ministero della Sanità di Gaza. Queste cifre spesso mancano di verifica e non riescono a distinguere tra combattenti e civili. L’omissione di questo dettaglio dalle notizie fornite dai media crea una narrazione distorta che ritrae tutte le vittime come civili, modellando così l’opinione pubblica e politica internazionale basata su dati incompleti o manipolati.
Questo report di HJS ha analizzato i dati dall’inizio di febbraio a fine maggio 2024. Nel corso di quel periodo di quattro mesi, l’84% delle pubblicazioni non è riuscita a fare la distinzione fondamentale in numeri totali tra morti di combattenti e morti di civili. Solo il 5% dei media intervistati ha citato i numeri rilasciati dalle autorità israeliane, mentre il 98% ha citato i dati sulle vittime forniti dal Ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas. Nel 19% dei resoconti dei media esaminati sono stati utilizzati i numeri forniti dalle istituzioni gestite da Hamas senza citare alcuna fonte, suggerendo così che tali cifre fossero indiscusse.
Il report non ci fornisce ovviamente un numero preciso di morti a Gaza, ma non era questo il suo scopo. L’obiettivo era quello di mostrare quanto il numero indicato da Hamas non sia oggettivamente valido, sia sovrastimato in modo ragguardevole il numero dei morti civili (soprattutto donne e bambini) non contemplando circa 17mila combattenti nel numero generale. E, in definitiva, il fatto che anche i media occidentali hanno raccontato la storia di Gaza secondo una misura non verificata, fornita da Hamas.
© Riproduzione riservata