Leonardo Pieraccioni la critica non l’ha mai digerito, alcuni dicono faccia sempre lo stesso film. “Non è così, quell’omino che veniva travolto da ragazze belle come modelle, prevalentemente sudamericane, e faceva scattare l’immedesimazione scatenando fantasie è rimasto fino al 2001”, ha raccontato l’attore e regista in una lunga intervista a Il Corriere della Sera in cui ha ripercorso la sua carriera e la sua vita. I critici “fanno il loro mestiere, a volte infausto. Un film è come un figlio. Il critico è un pediatra. Spogliato il bambino dicono se ha le gambe storte. Il fatto è che trovano la gamba storta anche quando è dritta. Parlano al plurale. Ormai hanno una funzione folcloristica”.

Pieraccioni è nato a Firenze nel febbraio del 1965. Il padre faceva il commesso in uno studio di avvocati, la madre aiutava un’amica a vendere la lana per i lavori all’uncinetto. La famiglia viveva in via della Mattonaia, quartiere popolare. “Ho il diploma di terza media. Quando mi bocciarono a scuola, il mi’ babbo per farmi capire che la vita dei non istruiti è difficile mi mise a lavorare in una falegnameria dal suo amico Arturo Vannini che nel film Il pesce innamorato ho omaggiato: faccio il falegname e mi chiamo Vannino. Tuttora mi piace l’odore del coppale. Ma il mio sguardo era sempre rivolto al Teatro Verdi, che era di fronte alla bottega”.

Ha cominciato a recitare a 16 anni, imitava i suoi idoli. Massimo Troisi, Bombolo, Roberto Benigni. Faceva spettacoli di cabaret in pub e pizzerie prima di arrivare in televisione. A Fantastico nel 1992 arrivò secondo tra i nuovi talenti. Raffaella Carrà fu “l’unica che credette in me. Avevo fatto un biglietto da visita con su scritto: Leonardo Pieraccioni, provinista professionista. A Roma avrò fatto quaranta provini per tutti i programmi possibili e immaginabili”.

Da regista ha esordito nel 1995 con I laureati, film campione d’incassi. Altri successi al botteghino furono Il ciclone, Fuochi d’artificio, Il paradiso all’improvviso, Ti amo in tutte le lingue del mondo e Una moglie bellissima. “Rita Rusic, che mi produceva con Vittorio Cecchi Gori mi disse, con I laureati hai incassato 15 miliardi di lire, se ne facciamo 8 sarà un successo. Il Ciclone ne incassò 78. Nessuno aveva previsto quel successo, tantomeno io”.

Per due volte, ha raccontato, ha sequestrato Claudio Baglioni in macchina. “Lo costrinsi a restare un’ora nella sua auto ad ascoltare le mie canzoni. Come cabarettista ho imparato tre accordi alla chitarra. Sono il Salieri dei cantautori. Volevo un parere dal Mozart della canzone italiana. Mi disse cose carine, com’è lui, aggiungendo, non sono male”. Non è vero che faceva cinema per rimorchiare. “Non mi considero un latin lover. Mai avuto mezza storia con le mie attrici, manco mezzo bacio, se non con Laura Torrisi, con cui ho fatto una figlia”.

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