Da poco si sono spente le luci su Sanremo e sulle polemiche che lo hanno caratterizzato, ma lo show non è ancora del tutto finito. Nella coda c’è il veleno. La procura di Imperia ha aperto un’inchiesta contro Blanco per danneggiamento dopo la denuncia del Codacons (l’associazione dei consumatori) per aver distrutto i fiori del festival. La sua canzone del resto si chiama L’isola delle rose, ma chissà se i magistrati lo sanno.

Scopriamo che a differenza da quanto detto all’inaugurazione dell’anno giudiziario la procura di Imperia è l’unica a non essere oberata di arretrati. Mentre i colleghi pm di tutta Italia vengono travolti dagli scatoloni e dai fascicoli, annaspano nel seguire casi di mafia o di femminicidio, a Imperia i magistrati stanno tranquilli e sereni. Avviate tutte le indagini, fatto tutto quello che sono tenuti a fare, hanno trovato anche il tempo per le rose di Sanremo. Scopriamo inoltre che tra i tanti reati che in questi anni sono stati aggiunti, in una vera e propria orgia delle manette, ne esiste anche un altro che ci era colpevolmente sfuggito: il reato di rosicidio.

Viviamo in un’epoca in cui, anche se a fatica, si sta prendendo consapevolezza dei guai prodotti dall’essere umano contro la Natura, ma non avremmo mai immaginato che la sensibilità ambientale arrivasse a queste eccelse vette. Neanche Greta ci crederebbe. Da ieri il giovane cantante Blanco, che ha preso a calci i fiori in un momento di rabbia perché non funzionava l’auricolare e perché comunque quella scena fa parte del video che lancia la canzone (e anche perché è molto giovane), è sotto inchiesta. E chissà se nella furia manettara non ci scappi anche la censura del video… per istigazione al rosicidio.

Sicuramente in mezzo ci potrebbe finire la Rai: la colpa? Facile. Concorso esterno in rosicidio. E noi che guardando da casa abbiamo difeso Blanco? Potrebbero infliggerci una pena terribile: guardare e riguardare all’infinito la scena di Gianni Morandi che pulisce il palco dopo la distruzione. Come nel film di Kubrick Arancia meccanica, ma al contrario. Altro che spoil system, a viale Mazzini tremano tutti per l’esito dell’inchiesta che li potrebbe coinvolgere. Amadeus, dopo aver resistito stoicamente a tutti gli attacchi, ora ha paura.

L’ad Fuortes, invece di sognare Meloni che lo vuole cacciare, viene inseguito nel sonno dall’associazione dei consumatori. Forse la procura di Imperia dirà che è la conseguenza dell’obbligatorietà dell’azione penale. Che il loro era un atto dovuto. Ma qui di dovuto o se preferite di obbligatorio c’è solo la necessità di stendere un velo pietoso sul Codacons e sulla magistratura che gli è andata dietro.

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