Born in the USA
Leone XIV, l’americano che ha redarguito Trump. Agostiniano e super globalizzato
CITTÀ DEL VATICANO
«Il male non prevarrà». La prima frase del pontificato di Leone XIV, al secolo Robert Francis Prevost, suona come una sfida subito alta. E subito politica. Eminentemente: perché davanti ai 150.000 fedeli, curiosi e giornalisti accorsi in Piazza San Pietro, il primissimo discorso del nuovo Papa può essere letto alla luce di quella politica che è stata sempre la via maestra di Sant’Agostino. Nelle Confessioni vi si ritrovano pagine di riflessione profonda sulla giustizia, sull’equità, sull’universalità dell’uomo. E il nuovo Pontefice, agostiniano, è un Papa super globalizzato. Che parla cinque lingue perché ha vissuto in tre continenti. Ed ha saputo costruire quell’equilibrio da uomo di mediazione che ne ha fatto un “centrista perfetto”, tra Bergogliani e tradizionalisti.
Il primo a redarguire Donald Trump
Preconizzato dalla fortunata – e irriverente – serie The Young Pope di Paolo Sorrentino, il primo Papa americano è stato anche il primo a redarguire Donald Trump, quando la settimana scorsa aveva pubblicato una immagine di sé in guisa papale: «Not funny». Sembra quasi che – come Karol Woytila fu scelto per fare da baludardo contro il comunismo – il Conclave abbia voluto dare una indicazione dialettica verso l’America alla deriva di Trump. Anche Prevost, Leone XIV, proviene in fondo dalla “fine del mondo”: il nuovo continente. Siamo in piazza San Pietro circondati da molte migliaia di persone quando viene fatto il nome di Prevost, il brusio che si era interrotto riprende più intenso di prima.
«Chi? L’americano?»
«Chi? L’americano?», riecheggia da un lato all’altro del colonnato berniniano. «Non ce lo aspettavamo». L’atmosfera è un misto di sorpresa, curiosità e delusione. Dovuta, quest’ultima, alle voci che fino all’ultimo avevano accreditato le “forti possibilità” di eleggere un Papa italiano: Pietro Parolin, il favorito, ha seguito la tradizione di chi entra Papa ed esce cardinale. E la partita che apre Papa Leone XIV guarda subito al mondo. «Bisogna fare ponti. Uniamoci tutti per essere in pace». E scandisce: «Una pace disarmata e disarmante».
Le istituzioni si congratulano con il successore di Pietro. Per primo, il Presidente Mattarella, che assicura «Sempre più solidi rapporti con la Santa Sede per continuare a promuovere una visione del mondo e della convivenza tra i popoli fondata sulla pace, sulla garanzia dei diritti inviolabili e della dignità e la libertà per tutte le persone» e ha auspicato che «manterrà accesso quel faro verso i più deboli e dimenticati che Papa Francesco aveva voluto illuminare fin dall’inizio del proprio pontificato». La premier Giorgia Meloni ha invece evocato Woytila: «Non si potrebbero comprendere l’identità, la storia e la cultura della nostra Nazione al di fuori di quella che San Giovanni Paolo II, nel suo storico discorso al Parlamento italiano, defini’ la ‘linfa vitale’ costituita dalla fede in Cristo».
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