Sono le 17,07. Le 15mila persone in piazza San Pietro sono ormai rassegnate ad aspettare la fumata delle 19. Quelle del mattino sono andate a vuoto. È praticamente inevitabile che la fumata di metà pomeriggio nemmeno ci sia. Invece no. In controluce e con il gabbiano che spicca il volo, all’improvviso, dal comignolo si spande a contrasto con l’azzurro del cielo una fumata bianca. La sorpresa si sprigiona in un boato, che a sua volta diventa applauso. Le campane sono la conferma che la piazza non si è sbagliata. La Chiesa ha un nuovo papa.

I festeggiamenti

Selfie, bandiere di tutto il mondo al vento, cori da stadio. Roma sa come accogliere il suo nuovo vescovo. Gioia ed emozione sono palpabili. Chi già ha assistito a serate storiche come queste ripercorre i ricordi. Di tempo ce n’è. Prima che i vetri della Loggia delle benedizioni si aprano, dovrà passare un’ora e dieci minuti. Nel frattempo arrivano le Guardie svizzere, i Granatieri di Sardegna, le bande del Vaticano e dei carabinieri. Poi le istituzioni. Il sindaco Gualtieri e il vice premier Salvini sono i primi tra i rappresentanti istituzionali intercettati dalle televisioni.

Papa Leone XIV

«Habemus papam!» Il Cardinale protodiacono, Dominique Mamberti, pronuncia la proverbiale frase. Ed ecco l’ovazione. La piazza si è riempita fino a oltre 100mila persone. Al nome di Robert Francis Prevost, il boato è intervallato da qualche voce di delusione. La piazza si aspettava un italiano? Leone XIV è questo il nome che ha scelto il 267mo Romano Pontefice. Un grande lavoratore giunto da oltre Atlantico raccoglie il testimone del padre dell’enciclica Rerum novarum, Leone XIII, il primo papa ad affrontare le politiche sociali di oltre un secolo fa. Cosa vorrà dire? Sarà un papa progressista? Un conservatore? Poco importa per ora. La folla lascia domande, valutazioni e analisi a chi sa farle. Ora è il momento della gioia. E mentre la bandiera stelle e strisce viene sventolata da due giovani sacerdoti, le logge laterali della facciata di San Pietro si tingono di porpora cardinalizia. I principi della Chiesa si affacciano alla cristianità. L’attesa è tanta. Le telecamere colgono dai volti dei fedeli gli stati d’animo più disparati. Sorrisi, sorpresa, preghiere.

Il messaggio di pace

Infine arriva il papa. Vestito con mozzetta e rocchetto, come Benedetto XVI, il successore al soglio di Pietro quasi non riesce a trattenere le lacrime. Gli inni nazionali che si alternano in segno di cortesia diplomatica sono sovrastati dal clamore dei fedeli. «Leone! Leone!» scandisce la folla. «Viva il Papa!» Il colonnato del Bernini conferma la sua funzione di abbracciare la folla da parte della Chiesa e, viceversa, di Roma che accoglie il suo nuovo vescovo. «La pace sia con tutti voi!» Sono le prime parole di papa Leone XIV. Il messaggio è chiaro. Come sarà il resto del discorso. Pace, giustizia, amore. Ci sarà tempo però per riflettere su tutto questo. Per ora è il momento della preghiera. La cristianità si raccoglie nell’Ave Maria pronunciata da tutti. Fedeli qualunque, sacerdoti, cardinali. Ore 19,45. Termina un conclave breve, di sole 48 ore. Come quello degli ultimi due predecessori. Papa Leone XIV si congeda da una Roma colma di sole e con le campane a festa. I drappi si chiudono dietro di lui. Si apre un nuovo capitolo della storia della Chiesa.