Non chiamateli “I giovani di Calenda”. Perché il movimento Nos, associazione fondata da Alessandro Tommasi è un’altra cosa. Ma hanno corso alle Europee al fianco di Azione, ricevendo più consensi dei più alti dirigenti di quel partito. Abbiamo chiesto a Tommasi di indicarci con quali prospettive i suoi giovani sostenitori guardano al futuro di riformisti e liberali.

Che campagna elettorale è stata? Ha preso tante preferenze, per essere un debuttante. Più di Elena Bonetti, due volte ministra.
«E’ stata una campagna diversa come lo è Nos. Per questo non facile perché innovare metodi e linguaggi in un piccolo mondo antico come la politica e i partiti non è semplice. Siamo partiti ad ottobre e continuato fino alle elezioni, sempre ascoltando partendo da cosa non fa dormire le persone la notte. Una campagna piena di under 40 che non avevano mai fatto politica. Il mio risultato personale di 15mila preferenze è oltre le nostre aspettative. Significa che aprirsi a un pubblico ampio, ai giovani, agli astenuti, ai delusi della politica paga. Ma questo è solo l’inizio».

Amarezza per come è andata a finire. Che sensazioni ha provato?
«La prima, di amarezza. Ovvio. Mi ero candidato perché credo l’UE sia il livello minimo per incidere sui grandi cambiamenti globali, demografico a tecnologico e climatico. Abbiamo provato a portare voti da giovani e astensionisti riuscendoci. Ma quando un obiettivo come il 4% non viene raggiunto, bisogna partire dall’assunto che qualcosa sia andato storto e provare ad aggiustarlo. Ora c’è voglia di rilancio, comunicando di più e meglio».

Guardiamo al futuro. Renzi fa il passo indietro. Carlo Calenda?
«Possiamo uscire da questo duopolio? Questo non vuol dire rottamazione o cose simili. Sono – anche queste – categorie del passato. Piuttosto che passi indietro a qualcuno, anche stavolta facciamo noi un passo avanti e diciamo che serve un nuovo soggetto, contendibile. Non una mano di bianco all’esistente. 36 ore fa abbiamo lanciato l’invito per una iniziativa di avvio del soggetto libdem di cui si parla da almeno 12 mesi. Ci sono già quasi mille iscritti».

Con Calenda vi siete riuniti? E cosa vi siete detti? Ha capito la gravità della situazione?
«Ho partecipato al direttivo di Azione di lunedì, pur non essendo io iscritto ad Azione, cosa di cui sono grato a Calenda. Non ho avuto un confronto aperto con lui ma da quando Nos è nata ripeto quel che ci aveva spinto a partecipare alla lista Siamo Europei: abbiamo un orizzonte di lungo periodo e serve un nuovo soggetto, diverso dall’esistente. Per far nascere una cosa nuova, servono obiettivi e regole di funzionamento, non veti o freni».

Nos rimarrà un movimento indipendente?
«L’obiettivo non è l’indipendenza di Nos ma la sua fine! Noi auspichiamo che Nos possa smettere di esistere perché vuol dire che è nato davvero questo benedetto soggetto libdem. Questa è la differenza con gli altri che si guardano dentro, noi di ego non abbiamo. A guidare non sono i brand o le leadership ma i valori della comunità e gli obiettivi che ci si da».

Parteciperebbe a un congresso fondativo dell’area liberaldemocratica e riformista, se Azione e Italia Viva svolgessero due congressi paralleli e confluissero, guidati da una terza figura di leader, in un soggetto nuovo?
«Azione e Italia Viva ovviamente devono fare quello che credono meglio. Noi siamo esterni ad entrambi e abbiamo solo una cosa in mente: la costruzione di quanto prima questo soggetto e la convocazione l’abbiamo lanciata ieri. Ci sono decine di amministratori, militanti, imprenditori che ci hanno già scritto per aderire a questa iniziativa, oltre alle centinaia di iscritti all’evento. Quindi mi chiedo se sono i congressi interni ciò che serve o se possiamo già concentrarci sul futuro».

Chi potrebbe essere a guidare questo progetto?
«Partiamo da cosa vogliamo fare e troviamo le persone con le migliori competenze per servire quei bisogni. Ci vuole una struttura transitoria che guidi senza interessi personali questo percorso rigenerativo di un’area che il paese vuole che esista. Io sono disponibile a mettere idee e metodo per accompagnare con Nos questo percorso. Al servizio e non per potere. Leadership a missione, adattive, inclusive. Questo è quello che ho visto nelle aziende in cui ho lavorato e che sono quelle di successo oggi. Il padre padrone lo lasciamo agli anni novanta”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.