Nei giorni scorsi ha fatto clamore l’assoluzione di Marco Sorbara, ex assessore comunale di Aosta ed ex consigliere regionale, dopo ben trenta mesi di custodia cautelare per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Una sentenza che ha restituito onore a un esponente politico la cui vita è stata interrotta (quella politica di fatto cancellata) fino al punto, per come ha scritto il fratello, di avere meditato il suicidio. Fare finta che nulla sia accaduto dopo tanta sofferenza sarebbe una grave omissione anche per chi, come il sottoscritto, crede nella legislazione antimafia e nella sua triste attualità.

Coniugare garantismo e certezza della pena è il sigillo della nostra carta costituzionale ed è anche la bussola di un grande ministro, Carlo Nordio, rispetto al quale il consenso va oltre il recinto della maggioranza di governo. Ho espresso all’on. Sorbara il sentimento di solidarietà e l’auspicio che possa tornare a fare politica ma è indubbio che non basterà nessun risarcimento economico a restituirgli la serenità che merita. La sua vicenda ripropone la necessità di contemperare giustizia e libertà, i due cardini valoriali del Novecento non sempre conciliabili. Ad esempio, e apro una parentesi, sto per presentare una proposta di legge di modifica degli artt 88 e 89 del codice penale che disciplinano l’infermità e la seminfermità mentale, per garantire sostegno e cure a chi commette un reato senza essere imputabile ma anche per chiedere il rubinetto delle scorciatoie dei disturbi dì personalità aperto dalla Cassazione a sezioni unite nel 2005 e grazie al quale tanti assassini, compreso il killer dì Prati, sono rimasti liberi di uccidere.

Tornando alla legislazione antimafia, essa sì è sviluppata soprattutto dopo le stragi degli anni Novanta, ivi compreso il 416 bis, dapprima reato giurisprudenziale e poi successivamente normato. Voglio ricordare come il grande Giacomo Mancini, segretario nazionale del PSI, più volte ministro, uno degli uomini più importanti del dopoguerra, mio concittadino, dovette subite la calunnia dei pentiti risultando innocente. Anche se durante il governo Andreotti prima e Berlusconi dopo (guarda caso due obiettivi del professionismo antimafia) ci furono norme di forte impatto. Ma se si leggesse la sentenza della Cassazione del gennaio ‘92 che validava definitivamente il maxiprocesso (e dalla quale pare sia nata la stagione delle stragi) si capisce la straordinaria lungimiranza di Falcone, Borsellino, Caponnetto, nel portare nel processo elementi probatori senza trasformare i pentiti in oracoli infallibili. Successivamente, nell’ambito dell’emergenza, mafia e camorra furono decimate al prezzo di concessione della libertà a criminali come Brusca e Ammaturo.

So, da calabrese, quanto sia potente e pervasiva la ‘ndrangheta e come sia stata capace, dall’alto di una potenza economica impressionante, di infiltrarsi dappertutto. E so che non solo non arretreremo di un millimetro nella lotta alle mafie ma la intensificheremo ulteriormente (non cito nemmeno il nostro pensiero sul 41 bis perché sarebbe ultroneo..). C’è, però, la questione posta ultimamente anche dal caso Sorbara che non è di facile soluzione. Prevedere differenze di custodia preventiva per gli incensurati finirebbe per favorire ancora più le mafie che ormai usano persone illibate per riciclare i loro denari. Soluzioni chi scrive non ne ha ma vanno individuate. Il garantismo ha avuto dignità mediatica 40 anni fa con il caso Tortora per poi tornare in auge durante Tangentopoli. Sappiamo tutti che il referendum del 1988, che avrebbe dovuto sanzionare gli evidenti errori giudiziari, nonostante il clamoroso dato elettorale fu stravolto in sede legislativa e mai applicato concretamente.

Certo, per i collaboratori di giustizia vanno previste condizioni più stringenti e fare in modo che le procure attivino, peraltro in nome della legge, che si proceda più spesso con la calunnia dinanzi ad accuse clamorosamente false (e ovviamente dolose) con revoca di ogni beneficio concesso. È giusto che la strada delle riforme sia percorsa con l’ausilio delle forze di opposizione responsabili, quelle slegate dalla logica rivoluzionaria della giustizia che di fatto nacque, il ‘47, con Togliatti ministro. Su questo terreno sfidiamo chi si dichiara riformista a dimostrare di essere tale, recuperando ciò che un grande partito, il Psi, fece nel dopoguerra, pagando a caro prezzo il proprio coraggio.
Nordio è la persona più autorevole per compiere questo passo di giustizia autentica. Che significa presunzione di innocenza, limitazione al massimo della carcerazione preventiva, processi più rapidi e certezza della pena.

Non conosco le motivazioni che portarono all’arresto di Sorbara, né le determinazioni del tribunale del riesame e della Cassazione, né ovviamente le motivazioni della sentenza che tutti aspettiamo. Ci serviranno per capire meglio. E per costruire un Paese che contrasti senza tregua le mafie non rinunciando ai suoi valori costituzionali, né permettendo (almeno sforzandosi al massimo) che un innocente stia in carcere trenta mesi. Lo dobbiamo ai nostri figli

*Vice Presidente del Gruppo Parlamentare di Fratelli d’Italia Camera dei deputati