Assolto dopo 909 giorni di custodia cautelare, 214 giorni in carcere di cui 45 giorni passati isolamento. È finito così l’incubo di Marco Sorbara, ex assessore comunale ad Aosta e poi consigliere regionale, arrestato ingiustamente il 23 gennaio 2019 per concorso esterno in associazione mafiosa.

Sorbara, esponente del movimento autonomista dell’Union valdotaine, finì al centro del tritacarne dell’inchiesta Geenaa, indagine sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Condannato in primo grado a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e poi assolto in appello “perché il fatto non sussiste” il 19 luglio 2021, la Procura generale di Torino aveva impugnato la sentenza.

La tesi dei magistrati era che Sorbara si fosse messo a disposizione, dall’alto del suo posto di consigliere regionale, di Tonino Raso, ritenuto esponente della locale di ‘ndrangheta. Convinzione non condivisa invece dalla procura generale della Corte di Cassazione, che martedì aveva chiesto l’inammissibilità del ricorso presentato dalla procura generale di Torino contro l’assoluzione in appello. Alla fine, dopo quattro anni di inferno, la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha assolto definitivamente l’ex consigliere regionale.

Tutta colpa delle comuni origini calabresi con Raso, uomo ritenuto esponente della ‘ndrangheta e amico dell’ex consigliere. Amicizia ma nessuna prova di rapporti che andavano oltre, nessun “arruolamento di Marco Sorbara tra i politici stabilmente “satelliti” del sodalizio attraverso un decisivo appoggio elettorale”, come invece accusava la Procura. Anche perché, analizzando l’attività politica di Sorbara, i giudici dell’Appello non hanno trovato “irregolarità di sorta e men che meno foriere di poter sortire sviluppi in sede penale o di giustizia contabile”.

Libero ‘fisicamente’ dopo l’assoluzione in Appello, Sorbara al Dubbio spiega che il ricorso presentato dalla Procura “era come una spada di Damocle sulla testa, non era una vera libertà”. Libero ma ancora scosso, distrutto da anni di calvario: “Sono completamente distrutto, non mi vergogno a dirlo, perché ho passato anni nella morsa della giustizia, della diffamazione, degli attacchi, a causa di un’accusa devastante, bruttissima”.

Quanto al futuro, per ora non ci sono progetti. Certa invece la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione. “Ora devo solo pensare a riprendere a lavorare e guadagnare e ripagare i buchi enormi di questi anni fatti di spese e di nessuna entrata, con i conti bloccati. Posso solo dire che la vicinanza di chi mi vuole bene è stata impagabile”, conclude Sorbara.

Nei confronti dell’ex consigliere è arrivata una solidarietà bipartisan. Il parlamentare di Azione Enrico Costa su Twitter, ricordando l’impressionante periodo trascorso in custodia cautelare da Sorbara, scrive: “Sono andati a prenderlo di notte alle 3.15, 45 giorni in isolamento, per 33 non ha visto nessuno. Fiumi di pagine sull’inchiesta. Poche righe dopo l’assoluzione”.

Chi pagherà per questo inutile ricorso? Chi pagherà per la fine della sua carriera politica? Chi pagherà per i quasi mille giorni di carcere ingiusto? Chi pagherà per l’ennesima vita spezzata? Oggi è un giorno della memoria per tutto”, scrive invece l’ex deputata del Partito Democratico Enza Bruno Bossio.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia