I tifosi aspettano da anni un salto di qualità
Mentre Napoli ride, Bari piange, quella promessa non mantenuta da De Laurentiis e la chiave 2028: svolta o società ceduta
Mentre Napoli ride, Bari piange. Volendo fare una citazione musicale, quello che sta succedendo nel capoluogo pugliese si potrebbe chiamare “the dark side of De Laurentiis”: a luglio 2018, il patron del Napoli, con uno dei suoi colpi di teatro, ha acquistato il titolo sportivo de “La Bari” (è questo il nome che in città si dà alla squadra), con la promessa di farla risorgere dopo il fallimento e la ripartenza dalla serie D.
I primi anni sono in linea con le ambizioni della nuova proprietà: dopo appena 4 anni la squadra torna in serie B e, nella stagione 2022/2023, si qualifica ai playoff da terza in classifica e arriva a giocarsi la finale contro il Cagliari allenato da Claudio Ranieri. Sembra una favola destinata al migliore dei finali, ovvero l’approdo in serie A. Ma nella partita di ritorno, giocata allo stadio San Nicola, un gol di Pavoletti a un minuto dalla fine regala la vittoria e la promozione al Cagliari, gettando i tifosi della Bari in un buco nero che non sembra avere fine. Nella stagione successiva, infatti, la Bari ha addirittura rischiato di retrocedere in serie C, salvandosi solo dopo aver disputato i playout con la Ternana, e anche nell’ultimo campionato la squadra è rimasta nell’anonimato, non riuscendo neanche a piazzarsi nelle prime otto posizioni che consentono di giocare i playoff per andare in serie A. Davvero troppo poco per una tifoseria calda e appassionata come quella barese.
A scoraggiare i tifosi non sono tanto le delusioni legate ai risultati, che nella storia della Bari sono sempre state numerose, quanto la netta sensazione che la proprietà non sia intenzionata a portare la squadra in serie A: il regolamento della FIGC consente infatti a uno stesso soggetto di essere proprietario di due squadre, ma solo se queste non giocano nella stessa categoria. Questa regola sarà in vigore fino alla stagione 2028/2029 quando, a seguito di una proroga decisa dalla Federazione, sarà vietata la “multiproprietà” anche per le squadre che militano in campionati professionistici diversi. In questo scenario, i De Laurentiis possono quindi continuare a mantenere la proprietà sia del Napoli sia del Bari finché le due squadre rimarranno rispettivamente una in serie A e l’altra in serie B. Ed è proprio questa condizione di essere condannati a restare la “seconda squadra” del Napoli, evidenziata anche da alcune dichiarazioni pubbliche dei De Laurentiis, che i tifosi del Bari proprio non riescono ad accettare: in una piazza che vive per il calcio, con tifosi che seguono in gran numero la squadra sia in casa sia in trasferta, giocare senza l’ambizione di poter vincere e andare in serie A è una mortificazione troppo grande.
Se a Napoli i De Laurentiis vengono osannati per i successi sportivi ottenuti, a Bari vengono duramente contestati dai tifosi, che si sentono feriti nella loro passione e che ora minacciano di disertare lo Stadio San Nicola – l’“astronave” progettata da Renzo Piano per i Mondiali del 1990 – finché la squadra non sarà ceduta a un’altra proprietà. Frustrazione e angoscia che aumentano anche alla luce dei grandi investimenti del Napoli, che sta rinforzando la squadra per consentire ad Antonio Conte di difendere lo Scudetto, mentre a Bari i migliori giocatori vengono venduti (spesso proprio alla società partenopea) e ne vengono acquistati numerosi in prestito, rendendo così estremamente difficile costruire delle basi solide per rendere la squadra competitiva. Così, mentre a Napoli ci si prepara a un altro film di grande successo targato De Laurentiis, a noi tifosi della Bari “non ci resta che piangere”. Almeno fino al 2028.
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