L’aumento di stipendio è significativo: +128%, e vedrà Stefano Bronzini, 65 anni, rettore dell’Università di Bari, arrivare al tetto dei 160mila euro lordi. Un incremento di stipendio destinato a suscitare scalpore, e concordato dal consiglio di amministrazione dello scorso 19 aprile, quando dopo aver affrontato l’argomento all’interno dell’ateneo la facoltà ha presentato richiesta formale al ministero dell’Economia per permettergli di valutare la presenza di condizioni per procedere, facendogli dimenticare i “soli” 72mila attualmente percepiti. Non solo, perché il provvedimento avrà effetto retroattivo e dunque imporrà la sua efficacia anche sulle retribuzioni degli anni 2022 e 2023.

L’effetto domino

Soltanto negli scorsi mesi, anche Fabio Pollice, rettore dell’Università del Salento, aveva provato, invano, ad ottenere un aumento di stipendio, cercando il salto dai 25mila euro annui ai 121mila, ma il cda aveva deciso di non votare la proposta. L’effetto domino aveva portato Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari ad adeguare il suo compenso fino a 120mila euro, quattro volte maggiore rispetto ai precedenti 36mila euro annui, ma anche in questo caso, così come per il suo collega Bronzini,si attende che il MEF autorizzi la spesa.

La nota dei sindacati

La possibilità – spiega il Corriere della Sera che riporta la notizia -, è stata offerta dal Dpcm 143 del 2022, e incontra il parere negativo dei sindacati, in primis Michele Poliseno, segretario nazionale aggiunto Fgu-Gilda che ricorda come sull’argomento Bronzini: “Non si sia mai voluto confrontare”, ricordando di averne discusse nelle ‘sedi opportune’, quali Consiglio di Amministrazione e Senato accademico. “Non è l’aumento che preoccupa – aggiunge Poliseno -, quando il fatto che qualsiasi rettore, indistintamente, lo possa richiedere. “Tutti dovrebbero tutelarsi con un’assicurazione che sia in grado di coprire i costi delle responsabilità”, ha invece ripetuto Bronzini.

Redazione

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