Ne verrebbe fuori una grande saga sulla degenerazione del potere. C’è chi ha parlato di una “House of cards” alla pugliese. Ma quanto avvenuto in questi giorni somiglia soprattutto a una “Tempesta perfetta”, film del 2000 (regista Wolfang Petersen, interpreti George Clooney, Mark Whalberg e Mary E. Mastrantonio), su una storia vera del 1991, New England. Sei uomini persero la vita su un peschereccio sorpreso da un uragano in cui non ci fu alito di vento che non avesse deciso di soffiare nel modo giusto, al momento giusto e nel posto giusto. Come appunto ora nella regione deluxe del Sud, travolta da scandali che sembrano essersi dati appuntamento. Cominciati con una operazione di polizia che non avrebbe sorpreso più di tanto se non fosse stata l’anteprima di ciò che nascondeva, qualcosa tipo “Le mani sulla città” (regia Francesco Rosi, 1963). E di ciò che è arrivato dopo.

Inchiesta Bari, la tempesta perfetta

Ma anche i 135 arresti contro la criminalità organizzata non erano arresti qualsiasi. Perché la capacità dei clan di infiltrarsi nell’economia pulita come nella pubblica amministrazione ha fatto scattare l’allarme. Che ha più che sfiorato un sindaco tanto popolare quanto bravo quanto specchiato come Decaro, il quale da principale antagonista e nemico delle mafie ha rischiato di essere fatto passare per complice volontario o no. Le procedure del caso avrebbero portato a una indagine ministeriale come da norma, se i tempi del suo inizio fossero stati normali. Ma cosa è normale in una Tempesta perfetta?

Le nomine in tempi record

Accorre dal ministro un drappello di parlamentari del centrodestra (quindi di opposizione) a perorare l’invio dei commissari, nominati infatti in tempi tanto record da sospettare lo sciacallaggio politico. È che a Bari si vota in giugno e Bari è, sempre in tema cinematografico, “La magnifica preda” (1954, unico western di Otto Preminger, con Robert Mitchum e Marilyn Monroe). Sono vent’anni che a Bari il centrosinistra governa sulla scia di quella “primavera pugliese” partita con Vendola alla Regione ed Emiliano al Comune. Bari città leader al Sud e alla moda, tanto ricercata dai turisti quanto dalle tv quanto dal grande schermo quanto dagli investitori.
Quasi volesse contribuire alla Tempesta perfetta, si mette in moto un ventilatore che solleva tanta più polvere quanto più indebita. Soprattutto la poco istituzionale reazione di Decaro, che accusa il ministro Piantedosi di “atto di guerra” e si guadagna un atto d’amore dei cittadini tanto scontato quanto mai gliene avevano lesinato. Ma sono diecimila, e allora trattasi di apoteosi. Chissà se indigesta per il governatore Emiliano, il quale tira fuori una storiella secondo cui, dopo averlo nominato suo assessore, avrebbe portato Decaro dalla sorella di un boss per dirle che quell’assessore era cosa sua e quindi non andava ostacolato. Come mettere il diavolo nell’acqua santa. Con Decaro passato da protetto due volte.

Il romanzo criminale pugliese

Poi l’ondata di arresti per voto di scambio, la compravendita di voti. In fatto di tempi, ciò che fa pensare al “Match point” di Woody Allen (2005), la pallina da tennis che urtando il cordolo della rete può finire da una parte o dall’altra determinando vittoria o sconfitta. Dominio di Sua Maestà il Caso. Il fatto è che quei voti risultano comprati in buona parte da quella stessa criminalità che faceva pensare a un semplice “Romanzo criminale” (libro di De Cataldo, film del 2005 diretto da Michele Placido e conseguente serie tv). Investita soprattutto la Regione, difronte all’unico caso al Comune di Bari, e a propaggini in una municipalizzata. Ma è a questo punto che la Tempesta perfetta strozza tutti nel suo occhio. Perché la compravendita rivela un marciume che rischia in pochi giorni di spazzare via non un peschereccio ma l’intera Puglia e la sua fama. Anzi il Sud.

La pesca a strascico

Lo sconcio delle classi dirigenti e del trasformismo, le migrazioni da una parte politica all’altra soprattutto con lo strumento delle liste civiche. Profeta e gran manovratore Emiliano, col suo teorema: siccome la sinistra è minoritaria, l’unica maniera perché vinca è pescare ovunque consensi senza sottilizzare sulla provenienza. Anzi non siamo noi a cercarli, siamo attrattivi e tutti vogliono venire. E ci mancherebbe, il potere non puzza, anzi. Ma la pesca a strascico può portare a galla pesce che puzza in partenza da sé, come le patrie galere di questo aprile mediterraneo stanno a dimostrare.
Già sufficiente per la Tempesta perfetta? Macché. A Bari i candidati sindaci per il centrosinistra sono due, amici come un interista e uno juventino. Il Movimento Cinque Stelle appoggia quello non-Pd (Laforgia), che non vuole lasciare spazio a quello Pd (Leccese). Dopo un travaglio da maternità surrogata, si concordano primarie per dirimere la contesa: domenica 7 aprile. Ma il giorno prima irrompe un notorio Savonarola di nome Giuseppe Conte e dice: niente primarie per evitare anche qui i voti comprati. E addio quindi “campo largo”, quella alleanza a sinistra più mitica di tutti gli dei dell’Olimpo. Motivo? Il Pd pima si liberi dei suoi satrapi e cacicchi. Una gamba tesa in area altrui da cartellino rosso. Con scialo di codici etici branditi contro gli altri. E quadriglia fra puri e impuri e viceversa.

Ora sì che la Tempesta è finalmente perfetta e il peschereccio può affondare. Anzi ancora no, anche alla Regione l’attuale campo largo minaccia di diventare stretto con l’uscita dei medesimi Cinquestelle. E possibili sequel in arrivo.
Nel 1861 l’Italia fu fatta anche grazie a un personaggio che del trasformismo fu l’inventore. Liborio Romano, massone, pugliese di Patù, Salento. Ministro di polizia borbonico con cui comunque Cavour manteneva rapporti antiborbonici. Finché lo spregiudicato suddetto non consegnò Napoli a Garibaldi mettendogli a disposizione la camorra. Atto unico e due tradimenti: a Cavour che avrebbe voluto vedere morto Garibaldi, e a re Francesco II, che avrebbe voluto vedere morti Cavour, Garibaldi e lo stesso Romano. Il quale per completare il suo capolavoro perfetto fu eletto nel Parlamento italiano sia pure escluso da poteri ulteriori perché chissà capace di che altro.
Nel penultimo Parlamento italiano un terzo dei componenti ha cambiato casacca. E se ora a Sud si piange, a Torino non si ride. È bene che evangelicamente gli scandali vengano. A Bari il voto di giugno è confermato. Ma metti che per Bari (e le Europee) non ci fosse stata campagna elettorale e fatti tu una idea se il film non sarebbe stato tutto diverso.

Lino Patruno

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