Le parole incendiarie di Michele Emiliano su Decaro “portato dalla sorella del boss” hanno propagato le loro fiamme. Sulle prime hanno prodotto un polverone di fumo ma poi, diradandosi, ecco visibili le scottature. Alcune destinate a lunghe terapie.

Al Nazareno i fronti sono contrapposti. Elly Schlein con Michele Emiliano, Stefano Bonaccini con Antonio Decaro. La tesi della difesa d’ufficio del Governatore è che quella foto del neosindaco Decaro con la figlia del boss fosse notoriamente già in circolazione. Era già spuntata su qualche social e probabilmente già attenzionata da chi di dovere, tra organi e apparati. E allora Emiliano avrebbe giocato la carta di quel suo scivoloso storytelling, anche per disinnescare in anticipo la piccola mina vagante di quello scatto.

In serata Emiliano ha chiarito: “Io ci ho parlato sicuramente e ho parlato delle resistenze molto forti che Decaro stava trovando per istituire la Ztl. Forse Decaro, se non ricorda, non c’era”, tenta di chiarire il Governatore. Sotteso a tutto questo, il pregiudizio per il quale la figlia di un boss porta con sé, a vita e a prescindere da quello che fa o non fa, uno stigma incancellabile. Una maledizione dinastica inestricabile, un’inesorabile damnatio. Da parte di Emiliano, comunque un errore di valutazione. E di comunicazione. Il centrodestra intero chiede chiarimenti. E Decaro stesso prende le distanze e smentisce la ricostruzione dei fatti avvenuta sul suo palco.

La confusione, proprio nel momento del grande abbraccio corale della piazza di Bari al suo sindaco uscente, non ci voleva. E al di là delle reazioni dello stato maggiore dem, il caso Bari adesso preoccupa il partito per le possibili ricadute sul risultato elettorale alle elezioni europee.

Antonio Decaro è la locomotiva su cui il Pd punta per trainare i voti al Sud. Per questo, le parole di Emiliano sono state accolte con disappunto da molti. Il suo, è il ragionamento che viene fatto fra i parlamentari, è il tipico atteggiamento da ‘padre’ o ‘fratello maggiore’ che tante volte si è visto utilizzare da Emiliano nei confronti di Antonio Decaro. Il ragionamento è che, se le cose dovessero andare male alle europee e la posizione di Schlein dovesse vacillare, potrebbe essere proprio Decaro uno dei papabili nel ruolo di segretario pro-tempore. Ipotesi remota, al momento, anche perché sono in pochi nel Pd a considerare l’ipotesi di scendere sotto il venti per cento alle elezioni europee.

La spiegazione di molti dirigenti dem è che la verità vada ricercata nelle more del personaggio: “Emiliano da sempre è un personaggio che usa iperboli e frasi a effetto, non c’è nessun caso Decaro. Il fatto in sé è stato smentito, la nostra interpretazione è che Emiliano abbia voluto parlare di un episodio per evidenziare in modo pittoresco come Decaro avesse proseguito con grandi risultati l’impegno contro le mafie’’, dice Walter Verini, senatore del Pd. “Al centrodestra conveniva spostare l’attenzione, ma la gravità di quello che è successo a monte rimane: una parte del governo ha sollecitato il provvedimento negli uffici di Piantedosi. Altro che ingerenza politica, una manovra”, dice al Riformista l’ex segretario regionale del Pd, il deputato Marco Lacarra. A Bari ha portato a vincere la mozione Bonaccini, con Decaro. “Emiliano fa Emiliano. A volte gli scappa la frizione. È un impulsivo, un fiume in piena a cui tutti vogliamo bene per il suo essere poco tattico”. Sarebbe grave se avesse raccontato un fatto vero. “Non posso dire di quel fatto, mai sentito. Ha raccontato le cose con una maniera romanzata creando un errore di interpretazione, questo è certo”, conclude il ragionamento Lacarra.

Bari è diventata il teatro di uno scontro che – come gli Orazi e i Curiazi – incarna in pochi combattenti quello scontro che includerà il duello centrodestra-centrosinistra tra le amministrative e le regionali. E si voterà nella stessa Bari: Vito Leccese e Michele Laforgia si sfidano alle primarie, con il M5S che sostiene Leccese e il Pd che voterà Laforgia. Si andrà a votare nei gazebo il 7 aprile. Lo scivolone di Emiliano porta i grillini ad allontanarsi dalle posizioni di Decaro, con segnali di insofferenza crescenti: quella campagna per le primarie che doveva essere – nella retorica del Nazareno – “una festa di popolo”, potrebbe trasformarsi in una disfida ferale. Il centrodestra, che ha mosso per primo, adesso aspetta. Con Giorgia Meloni che difende Piantedosi. “Penso che le accuse rivolte al ministro Piantedosi siano francamente vergognose – tuona la premier – Penso che abbia agito correttamente, l’accesso ispettivo che è stato disposto dal ministero dell’Interno non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento, è una verifica che va fatta ed è esattamente la stessa misura che sarebbe stata utilizzata nei confronti di qualsiasi altro Comune. Quindi le accuse di utilizzare politicamente questi strumenti le rinvio al mittente. Noi non abbiamo fatto alcuna forzatura”,

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.