Quota 102 e le riforme
No alle misure tampone: più certezze sulle pensioni
La notizia dell’applicazione provvisoria della quota 102 per il pensionamento anticipato, senza decidere sugli anni a venire lasciando incertezza sul futuro, non ci vede favorevoli perché rappresenta l’ennesima misura tampone che perpetra la creazione di uno scalino – per evitare lo scalone – e quindi lascerà fuori qualche categoria di lavoratori, creando scontento.
L’auspicio è che per il 2023 non si reiteri la misura ma si appronti con coraggio una revisione sistematica del sistema pensionistico senza perdere altro tempo ripetendo misure una tantum. Il rischio è di replicare l’errore Quota 100, dove gran parte delle risorse è stato speso per i lavoratori pubblici di sesso maschile, di fatto usata molto poco dai lavoratori privati, soprattutto di sesso femminile. Tra l’altro, la mancata decisione sul futuro pensionamento che attende nuovi requisiti già dal 2023 non produce altro che nuova incertezza penalizzando tutte le categorie di lavoratori. Per quanto riguarda le donne fondamentale è la riconferma di opzione donna ma l’innalzamento del periodo contributivo e anche qui, la natura una tantum della misura, non fa altro che penalizzare le lavoratrici che non arrivano a soddisfare i requisiti e quindi non potrebbero accedere al pensionamento.
Manageritalia pensa, invece, sia necessaria una riforma di più ampio respiro, all’insegna della flessibilità, della stabilità e della sostenibilità. Flessibile nel senso che assicuri a tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici la possibilità di scegliere quando andare in pensione; per esempio, per le lavoratrici – che generalmente hanno un’anzianità contributiva più bassa – si dovrebbe poter modulare l’età anagrafica e gli anni di lavoro all’interno di un range definito, senza mettere all’interno di una quota altri paletti. Stabile perché deve rimanere durevole negli anni senza continue rimodulazioni, in modo da favorire, nelle nuove generazioni, l’attitudine a programmare il proprio futuro previdenziale. Sostenibile perché i costi non devono riversarsi sulle generazioni future. Fa pensare la classifica del Global Pension Index 2021, che ci vede, per il requisito della sostenibilità, al 32° posto in Europa su 43. Sotto questo profilo la proposta del presidente dell’Inps Tridico, di anticipare solo la quota contributiva, sarebbe poco gravosa per il bilancio dello Stato e molto più percorribile.
Auspichiamo che l’obiettivo del governo Draghi, che sta dimostrando lungimiranza e coraggio in quasi tutti i settori dell’Economia, non sia quello di mettere ulteriori toppe alla previdenza e neanche quello di ripristinare il contributivo senza inserire quei correttivi che riteniamo indispensabili per non rendere insopportabile un sistema considerato troppo rigido. E in caso di una discussione sul tema noi manager ovviamente siamo pronti a contribuire.
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