Politica
La nuova fase di Giorgia Meloni, si candida con l’elmetto alle elezioni europee ma in mezzo c’è l’Abruzzo
Meloni sembra essere intenzionata a candidarsi capolista in tutte e cinque le circoscrizioni: obiettivo 30%. Ma le elezioni in Abruzzo e il premierato possono terremotare gli entusiasmi
Il giorno dopo la chiusura della campagna elettorale del centrodestra in Abruzzo, gli addetti ai lavori della politica non fanno altro che parlare di una metafora. Quella dell’elmetto. Indossato per finta da Giorgia Meloni dal palco di Pescara. E pazienza se la premier, alla fine del comizio, non riusciva a trovare un Matteo Salvini piuttosto abbacchiato, preoccupato dalla fronda interna che monta nella Lega. La leader di Fratelli d’Italia, dopo la prima sconfitta, quella della Sardegna, rilancia. Non molla. Ecco il perché di quell’“elmetto”. La metafora, già definita “bellicista” da qualcuno a sinistra, serve per presentare la nuova fase di Meloni. Quella che la vedrà protagonista della corsa alle prossime elezioni europee di giugno.
“L’elmetto significa ‘mi candido’”, traduce un parlamentare del centrodestra, dirigente di uno dei partiti alleati della premier. Anche da Via della Scrofa danno la decisione già per presa. Uno sprint motivato proprio dalla battuta d’arresto della Sardegna, con il campo largo che sembra improvvisamente rinvigorito. Da lì la necessità di scendere in campo. Con l’elmetto. E quindi Meloni sembra essere intenzionata a candidarsi capolista in tutte e cinque le circoscrizioni. L’obiettivo è toccare il 30% con Fratelli d’Italia. Un traguardo non così scontato. Anche per questo Meloni potrebbe correre alle europee. Non c’è solo la sconfitta della Sardegna a far propendere la premier per la battaglia campale. A Palazzo Chigi e ai piani alti di FdI non passa inosservata la tendenza evidenziata dai sondaggi delle ultime settimane. Il partito della Fiamma veleggia ormai stabilmente intorno al 28%. Con un segno meno che si ripresenta, puntuale, a ogni nuova rilevazione. Piccoli segnali, da non trascurare. Soprattutto per una premier che punta a cambiare il sistema istituzionale con la riforma del premierato, che probabilmente dovrà passare attraverso le forche caudine del referendum.
Una scommessa che non può tollerare cedimenti nel consenso popolare, nonostante Meloni non abbia legato la sua permanenza a Palazzo Chigi al risultato del voto sull’elezione diretta del premier. La presidente del Consiglio, infatti, indossa l’elmetto anche sulle riforme. L’obiettivo, ribadito negli ultimi giorni, è quello di arrivare a un primo sì parlamentare per il testo sul premierato entro la primavera. In tempo per la volata delle europee. Ed ecco che tutto si tiene, nella vecchia-nuova fase “bellicista” di Giorgia Meloni. Accelerare, sperando che il cammino del centrodestra non subisca altri stop forzati e inaspettati.
Perciò è fondamentale vincere in Abruzzo. Dove la coalizione di maggioranza che sostiene l’uscente Marco Marsilio ha l’opportunità di sconfiggere un campo larghissimo. Un esperimento abruzzese che vede i progressisti tutti uniti: da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli a Matteo Renzi e Carlo Calenda. Passando per Elly Schlein e Giuseppe Conte. Una eventuale vittoria del centrodestra, anche se di misura, potrebbe spegnere repentinamente gli entusiasmi sardi sulla competitività elettorale di un’alleanza ampia tra tutte le forze di centrosinistra. Almeno è questa l’intenzione di Meloni. Che poi vorrebbe puntellare la sua leadership e la legislatura con una prova di forza alle elezioni europee. Un pieno di preferenze che, però, potrebbe accelerare la discesa della Lega. E Salvini, tra terzo mandato e candidature alle regionali, si è dimostrato un comprimario piuttosto effervescente. Potenzialmente destabilizzante. Ma Meloni non ha molte scelte. La priorità è riaffermare la sua luna di miele con gli italiani. Le europee, in questo senso, sono un passaggio obbligato. Anche perché la premier potrebbe sfidare direttamente nelle urne la segretaria del Pd Schlein, che a breve dovrebbe sciogliere la riserva sulla sua candidatura. Nel mezzo ci sarà il faccia a faccia televisivo con la leader dem, quasi sicuramente a Porta a Porta.
La premier ha deciso di rilanciare anche sulle Forze dell’Ordine. Il richiamo al governo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo le manganellate agli studenti di Pisa, ha provocato una piccola escalation da parte di Palazzo Chigi. Meloni smentisce le tensioni con il Quirinale, eppure punta sulla difesa a oltranza degli agenti. Perciò in Abruzzo ha promesso “il rinnovo del contratto delle forze dell’ordine, perché non ci si può ricordare di loro solo per insultare”. Il rinnovo del contratto, per Meloni, è una “priorità”. Uno-due.
Il giorno successivo a queste parole, Meloni incontra i sindacati di Polizia insieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. La premier lancia messaggi. “C’è un clima che non mi piace e mi preoccupa, e di cui mi sento responsabile perché parte di questo clima dipende dal fatto che c’è la necessità di attaccare la sottoscritta e questo governo. Mi preoccupa in un anno particolare, abbiamo la presidenza del G7, sarà un anno molto impegnativo, che investe la nostra credibilità sul piano internazionale e vedo toni che mi ricordano anni molto difficili per la nostra Nazione”, dice Meloni durante l’incontro. “Nel 97% delle manifestazioni che si sono svolte in questi mesi non c’è stata alcuna criticità. Solo nel 3% dei casi si sono riscontrate criticità e questo dimostra l’ottima gestione dell’ordine pubblico e la vostra capacità di proteggere i siti sensibili. Sono dati, questi, che è giusto ribadire e sottolineare, perché ritengo ingiusta la sistematica campagna di denigrazione alla quale siete stati sottoposti”, rivendica la presidente del Consiglio. Che punta ancora sulla linea law and order: “Non esiste solo il diritto a manifestare, che nessuno mette in discussione: esiste anche il dovere di rispettare delle regole, che sono state fissate proprio per ridurre i rischi di incidenti”.
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