Politica
Elezioni Abruzzo, l’intervista a Luciano D’Amico: “Facile convincere che è necessario unirsi sui punti chiave anziché dividersi”
L’intervista a Luciano D’Amico, candidato del campo larghissimo di centrosinistra: “Insieme per risollevare l’Abruzzo da uno stato grave”
Rettore D’Amico… Posso chiamarla Rettore invece che candidato?
«È un onore. Nei quarant’anni di università ha lavorato con circa 30/40mila studenti ed è stato un viaggio emozionante e un grandissimo privilegio».
Quindi lei è il candidato del campo larghissimo del centrosinistra. Ed è un economista, un accademico, un figlio d’Abruzzo, nato a Torricella Peligna da una famiglia di contadini. Cosa unisce le materie economiche alla politica?
«Direi tutto. Sono le uniche che garantiscono la capacità di trovare soluzioni valorizzando i risultati. L’obiettivo delle scienze economiche è massimizzare i risultati raggiungendo situazioni di equilibrio. Direi che sono lo strumento principe della buona politica».
Quale formula matematica o economica ha applicato per tenere insieme la sinistra radicale e il centro di Renzi?
«Più che una formula matematica è stato un sentimento letterario, quasi poetico. La situazione della regione Abruzzo è grave, più che nel resto d’Italia. Sanità, lavoro, rilancio economico, calo demografico: di fronte a queste sfide è stato facile convincere che era necessario unirsi sui alcuni punti chiave anziché dividersi su altri».
Incuriosisce questa sua lunga carriera accademica applicata ora alla gestione della cosa pubblica.
«Ho insegnato per trent’anni economia aziendale e poi sono stato rettore a Teramo. Ho seguito circa 800/1000 studenti l’anno. In ciascuno di loro ho visto la trasformazione di ansie e timori in certezza, spigliatezza, capacità di proporsi. La mia ambizione è che questa parabola – che ho vissuto anche quando abbiamo creato l’azienda regionale dei trasporti – possa essere applicata anche a questa sfida per la guida della regione Abruzzo. Ho sperimentato che dando fiducia agli studenti così come ai sindacati e ai lavoratori ho ottenuto in cambio fiducia. Dobbiamo dare fiducia agli abruzzesi, coinvolgerli nel cambiamento. Come scrive Kavafis in Itaca, è il viaggio e non la destinazione che fanno la differenza».
Com’è nata la sua candidatura? Anzi, gliela metto così: dove l’hanno trovata?
«È stato un processo dal basso. Le forze politiche, i rappresentati regionali di tutte le sei liste, avevano già elaborato con grande senso di responsabilità una piattaforma di linee programmatiche. Io poi con grande gioia ho accettato la candidatura. È seguita una campagna di ascolto lunga cinque mesi, otto tavoli tematici, coinvolti tutti gli abruzzesi in incontri pubblici. Poi la sintesi e il programma consultabile on line».
Cosa qualifica il vostro programma? Ci dica tre punti chiave.
«La creazione di nuovi posti di lavoro qualificato attraverso con capitali privati e il coordinamento con la politica economica regionale. Dobbiamo diventare attrattivi e per farlo occorre un piano di sviluppo e un posto dove si vive bene, con una buona sanità pubblica e infrastrutture efficienti. Ma lo sa che in questa regione la manifattura pesa per il 28% del pil regionale e abbiano infrastrutture vecchie di sessanta anni?».
A proposito di infrastrutture, l’altro ieri abbiamo assistito al miracolo: è rispuntata fuori la ferrovia Roma-Pescara. Era nel Pnrr, poi è stata tolta, adesso è tornata con un paio di miliardi di finanziamento su sei necessari. Ci crede?
«Ci devo credere: è un’opera necessaria e indispensabile per rilanciare la regione. Dopodiché, di fronte a questi soldi che vanno e vengono, io spero che restino. Se vinceremo, faremo il possibile per avere tutto il finanziamento e realizzare l’opera. È interesse primario degli abruzzesi. Ma anche dell’Italia per unire il Tirreno all’Adriatico».
Da economista, come valuta la legge sull’autonomia differenziata?
«Noi siamo contrari: è divisiva, non armonizza proprio nulla, aumenta le disuguaglianze. L’Italia è una e indivisibile».
Destra e sinistra: ci crede ancora o il cartello unico dimostra il superamento di categorie passate?
«Credo a conservatori e progressisti. Credo alla definizione di Bobbio per cui sinistra vuol dire equità, giustizia sociale, solidarietà. La destra, e i conservatori, ha un’altra visione del tutto legittima. Il fisco, ad esempio: se noi vogliamo ottenere 100 di gettito fiscale, possiamo ottenerlo in due modi. La sinistra con una tassazione progressiva. La destra con la flat tax. Sono due modi diversi a parità di gettito».
Chi avrà accanto sul palco del comizio finale?
«Sarò l’8 marzo a L’Aquila. Vi aspetto. Per il resto, mettiamola così: se avessi a disposizione un solo invito vorrei usarlo per avere al mio fianco Alessandra Todde».
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