This is what peace through strength looks like. Ci eravamo fermati qui, alle parole dello speaker della House of Representatives, Mike Johnson, e alla possibilità che, dopo i colloqui con il Qatar e l’annuncio di Teheran di una possibile adesione al cessate il fuoco con Israele, nulla di diverso sarebbe accaduto.

Invece eccoci qui. A vedere quello che ogni Presidente – a partire da Trump, che ha vinto le elezioni dicendo che avrebbe fatto terminare tutte le guerre in corso nel mondo – ha cercato di schivare come la peste: ossia un attacco diretto all’Iran per prevenire la conclusione del programma nucleare. E contrastare alla radice il rischio di un uso della bomba atomica, nelle sue mille varianti, anzitutto contro Israele (ma non solo). Come si è arrivati qui, è noto. Se invece il Presidente avesse i poteri per fare ciò, lo è meno. E peraltro, da sempre, è molto discusso con due tesi a confronto.

I poteri di Trump

La prima: il Presidente ha ampi poteri autonomi di guerra, in ragione dell’art. II, Sez. 2 della Costituzione, che stabilisce che il Presidente è il Commander in Chief delle Forze Armate. E dunque, in ragione dei suoi ampi poteri, può intraprendere azioni militari senza necessità di autorizzazione preventiva da parte del Congresso. Non a caso, sulla necessità di rapidità e segretezza, vari Presidenti hanno impegnato le forze armate in conflitti senza una dichiarazione formale di guerra da parte del Congresso (es. Corea, Vietnam, interventi nei Balcani, Iraq nel 1991, Libia nel 2011). E spesso la Corte Suprema gli ha dato buona sponda, a conforto.

La seconda: solo il Congresso può autorizzare la guerra. E qui il fondamento costituzionale è l’art. I, sez. 8 della Costituzione conferisce esplicitamente al Congresso il potere di “dichiarare guerra”, posto che l’uso della forza armata ha conseguenze gravi per la nazione e deve quindi passare da un organo rappresentativo. In merito al presidio, troviamo l’importante War Powers Resolution (1973) che, dopo la guerra del Vietnam, ha voluto il Congresso per limitare i poteri del Presidente imponendo l’obbligo di informare e ottenere approvazione entro 60 giorni dall’inizio di operazioni militari.

Una legge che, sebbene spesso ignorata o aggirata, rappresenta un chiaro tentativo di rafforzare il ruolo del Congresso, che trova fondamento peraltro anche su una famosa sentenza della Corte Suprema (Youngstown Sheet & Tube Co. v. Sawyer, 1952) che mira ad affermare che il Presidente non può agire in assenza di autorizzazione costituzionale o legislativa. Il tutto ha una soluzione chiara? No, come si vede. Anzi, rientra in quelle che ormai sono definite come political questions. Tema che riguarda più noi giuristi che i cittadini in quanto tali. E tuttavia, vista da Washington, tenuto conto del rischio, è sempre meglio prevenire che curare.

Maria Frisina

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