Le reazioni a sinistra
Renzi nelle braccia felici di Bettini e Zingaretti senza congresso: “Nel centrosinistra a tutti i livelli”. Ma Speranza avvisa: “Non basta una foto”

La strada sembra tracciata. Matteo Renzi ha virato verso sinistra e porterà la sua idea di far diventare Italia Viva una costola organica a un’alleanza con il Pd, il M5s e Avs nell’Assemblea nazionale del partito. Ma al contrario di quello che inizialmente aveva promesso dopo la sconfitta alle europee, non sembra esserci all’orizzonte un Congresso dove discutere apertamente del posizionamento, come invece invocato da più parti, in primis dal deputato Luigi Marattin, già beccato dallo stesso Renzi negli scorsi giorni.
Renzi: Italia Viva sceglie di stare nel centrosinistra a tutti i livelli
La conferma di un cambio netto di linea è delinata ancora una volta da Renzi con un’intervista a Repubblica. Anzi, il leader di Iv va oltre e ritiene che il cambiamento sia già deciso, neanche aspetta l’Assemblea nazionale. “Abbiamo tentato di creare un Terzo polo e non ce l’abbiamo fatta, per le divisioni assurde. Per cui Italia Viva sceglie di stare nel centrosinistra a tutti i livelli, fin dalle prossime regionali e dalla campagna contro l’autonomia differenziata. Rimaniamo garantisti e contro l’aumento delle tasse, pro business e per le infrastrutture. Ma se devo scegliere tra Schlein e Meloni non ho dubbi”, dice nell’intervista. Quindi scelta fatta: il passaggio nell’organo ristretto di partito potrebbe essere solo una formalità, considerando che tra i dirigenti di Italia Viva nessuno, a parte Marattin, si è schierato contro il leader ormai sempre più supremo, e di dare spazio a discussioni in tutta la comunità vivace di Iv non sembra esserci voglia.
Per Renzi “le difficoltà di Meloni sono evidenti” e “il voto anticipato non è più un tabù e noi dobbiamo attrezzarci per vincere, respingendo ogni ipotesi di grande coalizione o governi tecnici”. “L’Italia ha un governo imbarazzante che, con gli errori in Europa, i Lollobrigida e i Delmastro, ci sta facendo fare una figuraccia sul piano nazionale e internazionale”, per questo l’ex premier dice di aver aperto al centrosinistra.
La reazione di Bettini all’apertura di Renzi: partiamo dalle sue parole
Chi è pronto ad accogliere a braccia aperte Renzi a sinistra è Goffredo Bettini, esponente del Partito Democratico e tessitore della tela a sinistra, soprattutto dell’asse del Pd con i grillini. Bettini da anni lavora a una grande e variegata coalizione: “Si vince rafforzando il Pd, un partito pluralista, critico, con una vocazione di governo. Personalmente sono anche impegnato a definire meglio e ad allargare un’area di sinistra, presente ma frammentata. Dall’89, in Occidente, si è spenta la speranza di un mondo più umano e più giusto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: aumento delle disuguaglianze, crisi democratica e guerra”, ha raccontato al Quotidiano nazionale.
“Nel Pd stanno insieme diverse sensibilità e culture” prosegue Bettini, “È un partito ispirato all’unità e alla Costituzione. Sarebbe la sua fine abbracciare una logica e una pratica frontista. Anzi, penso che mai come in questo momento una gran parte del mondo cattolico sappia interpretare le ansie esistenziali e gli interrogativi dell’umanità. A partire dalla guerra e dal limite che devono mantenere molti comportamenti umani. Poi, come ho detto anzitempo, questo Pd deve allearsi con il resto della sinistra, con il M5s e con un’area liberale e di centro che superi le divisioni che l’hanno resa impotente”.
E qui arriva l’assist al leader di Iv: “Non si tratta di cooptare Renzi. Non è neppure un suo interesse. E comunque, se fosse così, si porterebbe dietro pochi elettori. Piuttosto lo stesso Renzi, con la sua storia complessa, di strappi, di vittorie e di sconfitte, ha detto di non voler stare in prima linea come finora sempre accaduto. Ha persino invocato una nuova Margherita, con in campo giovani promettenti e anziani autorevoli. Partiamo dalle sue parole e spingiamo affinché mantenga la sua disponibilità a un progetto liberale ambizioso, che rimetta in moto una intera classe dirigente. A queste condizioni si potranno verificare le convergenze possibili, senza sorprese o allarmi nei nostri alleati. Da Fratoianni a Conte”.
Zingaretti a Renzi: quanto tempo ci hai fatto perdere
Un altro esponente di peso del Pd, Nicola Zingaretti, già leader dei dem e ora capodelegazione al Parlamento europeo, si è espresso con un’intervista al Corriere della Sera in merito all’apertura di Renzi. E lo ha fatto con una risposta emblematica: “D’istinto mi verrebbe da rinfacciare ‘quanto tempo ci hai fatto perdere’ ma alla fine in me prevale invece la responsabilità e dico: è una buona notizia. In gioco c’è il futuro della democrazia. Poi è ovvio che la credibilità di un progetto di alternativa si basa su contenuti, visione chiara, condivisa, e coerenza. Va tutto costruito, è un processo che sarà lungo e difficile e dovrà essere popolare, ma i veti a prescindere erano sbagliati prima e lo sarebbero ora”. Porte più che aperte quindi dall’ex segretario del partito.
La frenata di Speranza: non basta una foto
Chi invece frena gli entusiasmi è Roberto Speranza. L’ex ministro della Salute dalle pagine de La Stampa è ben più cauto, non si fida di Renzi e del suo improvviso cambiamento, ricorda le scelte passare del leader di Italia Viva – che in effetti ha messo nel mirino Speranza in più di un’occasione: “Dico solo che non basta una fotografia scattata a una partita di calcio per fare un’alleanza politica. La possibilità di concretizzarla va verificata nel merito, confrontandoci sulle cose da fare per il Paese. Non possiamo dimenticare che Italia Viva in questi mesi ha assunto determinate posizioni politiche e in Parlamento ha spesso votato con il centrodestra. Né possiamo dimenticare come è caduto il secondo governo Conte, di cui facevo parte”.
Per Speranza il problema c’è. Lo rimarca, ricordando le parole di Renzi in merito alle regionali in Basilicata quando ha detto che tra lui e il forzista Vito Bardi avrebbe scelto il secondo: “La domanda ha già dentro la risposta, mi pare tutto molto chiaro. Ognuno va dove lo porta il cuore“. Per l’ex ministro ci sono delle priorità da cui partire – come la sanità – per una convergenza delle opposizioni: “La sanità deve essere il primo punto, ma la grande battaglia che deve vederci insieme è quella in difesa della Costituzione, che le comprende tutte. La matrice della coalizione di centrosinistra non può che essere questa. Perché dentro c’è la lotta contro l’autonomia differenziata che spacca il Paese e il premierato che archivia la Repubblica parlamentare. C’è la questione della guerra e della pace, la tutela del lavoro dignitoso e, appunto, della sanità pubblica”.
L’obiettivo di Renzi
Porte aperte da parte di molti, semichiuse da parte di altri. Renzi dovrà riuscire a tenere unita Italia Viva per non rischiare di perdere per strada pezzi, il rischio scissione con Marattin che guarda altrove potrebbe veramente avverarsi. E il partito non sembra pronto a subire fuoriuscite, visto che già oggi vale una cifra magrissima, intorno al 2%. Inoltre, Renzi deve convincere i futuri alleati a sinistra, da Speranza a Giuseppe Conte, passando per Bonelli e Fratoianni, a fidarsi nuovamente di lui. L’obiettivo per l’ex premier è mandare a casa Giorgia Meloni e il suo governo dando un’alternativa al paese. Certo, se poi ci scappano una manciata di seggi per lui e i suoi fedelissimi in modo da fare un altro giro in Parlamento sarebbe ancora meglio.
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