L’Europa deve contare di più, soprattutto sul piano militare. Ne è convinto Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, che accoglie con favore le proposte di Giuliano Amato sulla Difesa Ue ed esprime ottimismo sul confronto tra Meloni e Schlein. Ma chiede uno scatto decisivo per una strategia di sicurezza nazionale.

Come valuta l’analisi e le proposte che Giuliano Amato ha formulato all’Università di Palermo nella sua lezione su Difesa europea e politica estera Ue? 
«Mi sembra che collochino la riflessione su un piano corretto. Rafforzare il pilastro europeo dell’Alleanza atlantica, realizzare una sempre più significativa condivisione della base tecnologica e industriale, prevedere forme stringenti di comando e pianificazione comune, sono gli elementi fondamentali da cui è necessario partire per rendere credibile la prospettiva di una vera Difesa europea. In una cornice che veda Bruxelles più protagonista nel mondo globale, dotandosi di una propria politica estera».

La costruzione di un vero «pilastro europeo» della Nato si può conciliare con un aumento della spesa su basi nazionali? Se sì, come?
«Proprio guardando la Nato che, in realtà, “pesca” dalle capacità militari nazionali collocandole dentro un’unica pianificazione e definendo standard per i membri, sia in termini di capacità militari che di obiettivi addestrativi».

Il tentativo di superare l’«irrilevanza politica dell’Europa nell’attuale contesto internazionale» può stimolare un dialogo più costruttivo tra maggioranza e opposizione, che sembra essersi avviato tra Meloni e Schlein?
«Sarebbe necessario, sarebbe la testimonianza di un Paese maturo. Purtroppo non mi pare sia così, anche se la telefonata tra Meloni e Schlein sulla crisi iraniana è stata un segnale importante. Credo che la segretaria del mio partito abbia fatto bene ad aprire un confronto, che non significa pensarla allo stesso modo, con la presidente del Consiglio: ha mostrato consapevolezza del momento e dell’atteggiamento che il momento richiede».

Perché a sinistra è così difficile far capire che la Difesa aerea – a partire dall’Ucraina – è l’unico modo efficace di proteggere la popolazione da droni, missili e bombardamenti aerei nel corso delle ostilità?
«Perché la demagogia nel dibattito pubblico è imperante. Pochi discutono del merito delle questioni e ancora meno sono quelli che le studiano. Il dibattito spesso è mortificante, a sinistra come a destra. Mi consola vedere però alcuni sondaggi, come quello che ho discusso recentemente alla Fondazione Einaudi, da cui si evince che l’elettorato del Pd è tra i più favorevoli al sostegno all’Ucraina, al valore dell’articolo 5 della Nato e alla Difesa europea. Ma devo dire che è una posizione che vedo in tante occasioni di dibattito in giro per l’Italia».

I Paesi europei stanno aggiornando le loro strategie di sicurezza nazionale, mentre l’Italia ne è ancora priva. Senza strategia, è impossibile difendere gli interessi nazionali a cui fa riferimento il presidente del Consiglio. Pensa che Meloni sosterrà la proposta di legge che su questa materia lei ha presentato nei mesi scorsi?
«Non lo so, e non è neanche questo il punto. Io ho presentato una proposta di legge per favorire una discussione secondo me necessaria per l’Italia. Essere l’unico Paese del G7 a non essersi dotato di una strategia di sicurezza nazionale forse dovrebbe spingerci a porci qualche domanda e a essere conseguenti».