Da quando c’è Trump non si sa mai come può volgere la giornata. Il summit Nato ieri era atteso come un appuntamento dal sapore un po’ sciapo. Invece, vuoi per gli accordi raggiunti, ma soprattutto per lo show del presidente Usa e ancora per il gran rifiuto della Spagna a seguire i suoi partner nell’aumento delle spese militari, a L’Aja si sono visti i fuochi d’artificio.

Il 5 %

C’è una parte positiva di quanto è successo e che la maggioranza dei leader ha voluto sottolineare. Meloni, Macron, Merz e ovviamente Trump: per tutti, l’accordo raggiunto di aumentare al 5% del Pil le spese per Difesa e sicurezza è un passaggio epocale. «Ce l’ho fatta», ha detto il presidente Usa attribuendosi il merito del risultato. Un atteggiamento simile è stato quello del cancelliere tedesco, convinto che «senza la Germania questo summit sarebbe finito in lite». Più propositiva la linea francese e italiana. L’inquilino dell’Eliseo ha auspicato di tornare a essere alleati, nell’ottica di definire una «vera pace commerciale». Posizione soft, volta a evitare ulteriori scontri con la Casa Bianca, che negli ultimi tempi si erano fatti frequenti.

Le mosse di Meloni

Rassicurante Giorgia Meloni, tornata sulla sostenibilità economica di questi investimenti per l’Italia. «Si tratta di spese necessarie per rafforzare la nostra Difesa in un contesto che lo necessita, ma in una dimensione che ci consente di assumere questi impegni sapendo già che non distoglieremo un euro dalle altre priorità del governo». La premier italiana si è poi incontrata con gli altri leader di Francia, Germania, Polonia e Regno Unito, con il segretario Rutte e il presidente ucraino Zelensky, con l’intento di lavorare a fianco degli Stati Uniti a favore del cessate il fuoco e – come scrive la nota di Palazzo Chigi – portare «la Russia a impegnarsi seriamente nei colloqui». I leader hanno quindi ribadito il sostegno a Kyiv e l’intenzione di pressare Mosca con nuove sanzioni. Un piano concreto, sostenuto soprattutto dal bilaterale Trump-Zelensky, anch’esso andato bene.

Il lato demoniaco della giornata

Ma in contrasto a tutto questo, c’è stato il lato demoniaco della giornata. In un punto stampa di pochi minuti, The Donald ha sparato a zero contro la Cnn e il New York Times, che hanno messo in dubbio il successo dei raid in Iran. «Feccia», ha detto degli articoli che, secondo rapporti riservati dell’Intelligence, parlavano dei pochi danni arrecati al sito nucleare di Fordow. «Abbiamo fatto piazza pulita come a Hiroshima e Nagasaki», ha replicato Potus. Per poi rivelare il contenuto di una telefonata con Putin, durante la quale quest’ultimo gli avrebbe offerto un sostegno nel trattare con Teheran. «Non mi serve, gli ho risposto. Dammi piuttosto una mano con la Russia, con te». Sulla veridicità della telefonata nessuno si è sentito di confermare o smentire. Nemmeno il Cremlino. Almeno per ora.

E infine che dire delle battute riservate al governatore della Fed, Jerome Powell, e a Rutte? Secondo Trump, il primo è un uomo dal QI basso e che per questo va cambiato. Mentre pare che il secondo gli si sia rivolto con un vezzoso «daddy» (paparino), che ha quasi il sapore della sudditanza psicologica. Ma la ciliegina sulla torta è stata riservata al premier spagnolo Sánchez, che non intende aumentare il suo budget per la sicurezza. «È terribile – ha detto Trump – non lo permetterò». Minacciando così altri dazi alla Spagna. Trump vince a L’Aja. Ma a modo suo.