La Marsala Summer School su “Tecnologia, Difesa e Sicurezza” organizzata dall’università di Palermo e diretta dal professor Giorgio Scichilone è giunta alla sua decima edizione. Tra i numerosi e autorevoli relatori ricordiamo senza dubbio alcuno Michele Colajanni, Francesco Talò, Anna Loretoni, Niccolò Moro, Marco Tarquinio, Alessio Merlo, Luana Alagna, Esmeralda Bucalo, Nona Mkelidze, ma mi ha particolarmente colpito la lezione di Giuliano Amato.

Forte della sua lunga e prestigiosa esperienza diretta di Presidente del Consiglio Amato ha lanciato alcune ipotesi innovative in materia di difesa europea e di politica estera dell’Unione Europea. Esse meritano la massima attenzione e dovrebbero entrare nell’agenda dei due importanti summit che si svolgono questa settimana. Oggi infatti si apre a l’Aja il vertice della NATO, giovedì 26 e venerdì 27 invece si riunisce il Consiglio Europeo. Le proposte – piuttosto semplici e concrete -formulate del Presidente emerito della Corte Costituzionale, potrebbero innescare in Europa una svolta sul piano politico, diplomatico e militare.

Per Amato la domanda cruciale da cui partire è la seguente: come è possibile superare l’irrilevanza politica dell’Europa nell’attuale contesto internazionale? In materia di politica militare gli Stati membri della UE dovrebbero operare all’interno della cornice tecnico-organizzativa della NATO. Si tratta di un modello di cooperazione multinazionale ben collaudato e di natura difensiva che ha dimostrato e dimostra di saper funzionare in modo efficiente. Seguendo questa prospettiva si può finalmente realizzare senza grandi problemi il “pilastro europeo” della NATO. Si aprirebbe così anche la possibilità di consentire ai contingenti nazionali di Austria, Irlanda, Malta e Cipro che non sono membri dell’Alleanza Atlantica di integrarsi con gli altri paesi. In sostanza si tratta di utilizzare e migliorare ciò che già esiste e che funziona in modo soddisfacente.

Le possibili risposte

Tuttavia questa scelta di per sé non è sufficiente. Servono altre due condizioni. La prima è la creazione di un Comando specifico che sia sovraordinato agli stati maggiori nazionali e che sul piano politico risponda al Consiglio dei Ministri UE della difesa. La seconda condizione è che si lavori ad una piattaforma europea comune sul fronte tecnologico e industriale, a partire dai comparti cruciali della difesa aerea e della cybersecurity. In questi ambiti l’Europa è ancora indietro, ma sulla base di un ristretto gruppo di programmi tecnologici nel giro di 7/8 anni potrebbe sganciarsi dai big tech americani (con cui è oggi indispensabile cooperare) allo scopo di conquistare gradualmente l’effettiva autonomia strategica di cui tanto si parla. L’esperienza di Airbus dimostra che la UE può farcela.

La politica estera è una area di policy più complessa perché ogni singolo Stato membro è geloso delle proprie prerogative e risulta sempre molto difficile comporre gli interessi nazionali divergenti nonché la ricerca di visibilità internazionale delle leadership individuali. Nonostante la nascita del Servizio Europeo di Azione Esterna e dopo la felice ma lontana esperienza di Xavier Solana all’ inizio del millennio, la figura dell’Alto Rappresentante della UE non è mai riuscita a decollare. Il risultato finale è a somma zero perché nessuna diplomazia nazionale ha singolarmente la forza di pesare nell’arena internazionale e al tempo stesso l’Europa non è in grado di parlare con una sola voce. Per uscire da questo circolo vizioso Giuliano Amato ha suggerito una soluzione pragmatica, ispirata a quanto già accade nella politica commerciale.

Cito testualmente: “Qui siamo riusciti a distinguere fra un livello superiore, affidato alla competenza esclusiva degli organi europei, e un livello inferiore, rimasto agli stati. È possibile qualcosa di simile nella politica estera, in modo che, almeno su alcune questioni, la single voice europea sia davvero tale? Pur di averla c’è chi ha proposto una federalizzazione limitata agli stati che la vorranno fare. Può essere una strada anche questa. Ma avrà sufficiente autorevolezza nel mondo la single voice di alcuni soltanto degli stati europei, magari contrastata da altri?”.

Viviamo in un momento di assoluta emergenza e queste idee suggerite dal Presidente Amato potrebbero essere adottate sul piano pratico.
Le guerre in corso sconsigliano di seguire le procedure tradizionali e diventa imperativo adottare un approccio operativo in grado di far fronte non solo alle minacce dell’Iran, della Russia e della Cina, ma anche al fine di mitigare i comportamenti politicamente lunatici dell’amministrazione Trump.