Il rapporto
Ricette mediche su WhatsApp, così il legislatore dimentica gli anziani. Ai problemi di discriminazione e privacy c’è un’unica soluzione
Da giorni si parla di un’ipotesi che fa discutere: l’estensione del formato digitale per la prescrizione dei farmaci a pagamento di fascia C, come già avviene per i medicinali prescritti su ricetta rossa a carico del SSN.
La digitalizzazione pervasiva estesa a tutti i comparti della PA marcia speditamente, nonostante le evidenze non siano sempre positive. Il fenomeno dell’hackeraggio ha avuto recentemente un’implementazione esponenziale, come peraltro sottolineato dal ministro Carlo Nordio. In questa fattispecie sanitaria, se da un lato l’obiettivo sarebbe quello di completare il percorso costitutivo del fascicolo personale elettronico, dall’altro la sovraesposizione ai rischi di un furto di dati coperti dalla privacy è tangibile e il timore che ciò avvenga si palesa evidenziando una vulnerabilità diffusa.
Il buco nero
È nota la facilità di leggere e perfino modificare le password e le credenziali di accesso in quel gigantesco buco nero che è costituito dall’universo virtuale, considerando anche che ci sono persone che hanno difficoltà a utilizzare gli strumenti informatici. Sarebbe dunque gratificante leggere nel testo della manovra che “gli strumenti elettronici devono rappresentare un ausilio per il medico”: bisogna infatti capire se questo auspicio sarebbe facilmente realizzabile. Qualche dubbio lo esprime il presidente della Federazione dell’Ordine dei medici, Filippo Anelli: “Il problema è se siamo pronti per farlo e se le reti di supporto tengono. Dovremmo evitare che si appesantisca il lavoro dei sanitari potenziando la struttura elettronica”. Allo stesso modo sembra pensarla Federfarma, che rappresenta l’Ordine dei farmacisti: “Oggi sono prescritti su ricette dematerializzate il 98% dei farmaci ma il sistema funziona con criticità. In caso di problemi non è possibile risalire al tipo di farmaco da erogare ma se ci fosse un promemoria cartaceo sarebbe possibile erogarlo”.
Ricette mediche, il problema del blocco informatico
Si potrebbe pensare che politica e burocrazia ministeriale semplifichino le procedure senza conoscere la realtà dei problemi che i destinatari della dematerializzazione dei documenti devono quotidianamente affrontare. I medici hanno fatto osservare che in orario di studio, se tutti scrivessero ricette digitali, il sistema andrebbe in blocco. L’ingolfamento della rete porterebbe a interruzioni del servizio di supporto elettronico e difficoltà per utenti e professionisti sanitari. Ma è così complicato, antiquato e difficile continuare a usare carta e penna?
Ricette mediche su WhatsApp, il problema per gli anziani
Il medesimo problema è emerso nella scuola e non solo in Italia: è noto che Svezia e Finlandia hanno abbandonato la scrittura corsiva per far uso esclusivo di tablet e smartphone, salvo farvi ritorno precipitosamente a fronte di difficoltà pratiche – persino banali – legate al fatto che ciò che è informatico non funziona sempre con regolarità. Lo stesso dicasi per i registri elettronici in classe, che comportano un dispendio di tempo per la loro compilazione da parte dei docenti, sottratto alla didattica viva.
Eppure il mantra della digitalizzazione prosegue il suo cammino, creando spesso più difficoltà che soluzioni. Se per un medico può risultare fattibile usare il computer per compilare una ricetta che potrebbe più agevolmente scrivere di suo pugno, va rilevato che i sostenitori del digitale a ogni costo potrebbero non tenere conto dei problemi che si potrebbero creare per almeno una parte di utenza. Ci sono infatti persone che avrebbero difficoltà oggettive: scaricare una ricetta via WhatsApp non è agevole per chi non possiede uno smartphone o non lo sa usare. Soprattutto le persone anziane avrebbero problemi: sarebbe incredibile se il legislatore o i suoi consiglieri non tenessero conto di questo dato oggettivo.
Ricette mediche, urge una soluzione
Secondo il Rapporto annuale dell’Istat, all’1 gennaio 2023 le persone con più di 65 anni sono 14 milioni 177mila, il 24,1% (quasi un quarto) della popolazione totale. Quanti di loro posseggono un tablet, un pc o uno smartphone abilitabile all’uso di WhatsApp? Sarebbe stupefacente che si ipotizzi una Legge di Bilancio che consenta una sola soluzione, quella della digitalizzazione totale delle ricette mediche.
Trovo che si tratterebbe di una forma di discriminazione a priori, di tipo Costituzionale. Perché per chi non possiede strumentazione elettronica in grado di ricevere ricette digitali si porrebbe questo problema: a chi devo rivolgermi per scaricare la ricetta, senza che vengano violati dati personali che riguardano la salute e sono tutelati dalla privacy? Una soluzione ci sarebbe, quella del doppio metodo per redigere una ricetta da parte del medico: digitale per chi la può scaricare e cartacea per chi la riceverebbe brevi manu. Vediamo se politica e burocrazia lo capiranno.
© Riproduzione riservata