La lettera
Ricostruire Gaza, la palla passa all’Egitto. Ma gli USA ricordino la Somalia
Caro Direttore,
nell’ editoriale di ieri il Wall Street Journal ha ricordato un dato importante che sinora nessun giornale aveva messo in rilievo: durante la guerra innescata dal massacro del 7 ottobre l’Egitto non ha consentito alle donne e ai bambini palestinesi di Gaza di attraversare il confine per proteggersi in rifugi temporanei.
L’Egitto come Ponzio Pilato
La barriera eretta dal Cairo contro i potenziali rifugiati di guerra ha contribuito ad aumentare in modo consistente il numero delle vittime civili palestinesi. L’ opposto è accaduto per il traffico di armi destinate ad Hamas. Nei camion, e/o tramite la rete dei tunnel sotterranei dal confine egiziano, è transitato un vero e proprio arsenale di guerra, missili e droni compresi. Al di là di queste responsabilità “morali” l’Egitto non può permettersi di agire come Ponzio Pilato su Gaza e sulla questione palestinese. La guerra ha bloccato la crescita economica impedendo la valorizzazione delle ingenti risorse culturali, naturalistiche, marine e archeologiche di cui il paese dispone.
Oggi l’Egitto sopravvive soltanto grazie agli aiuti economici e militari americani, ma non può continuare in eterno. Per questo spetta innanzitutto alla leadership del Cairo (insieme a Giordania, Arabia Saudita e altri paesi arabi) lanciare un progetto realistico per la ricostruzione di Gaza capace di realizzare due condizioni: a) coinvolgere – senza espulsioni forzate – i palestinesi della Striscia nei progetti economici del futuro; b) trasformare subito Gaza in zona completamente smilitarizzata nella prospettiva politica dei due stati che dia piene garanzie di sicurezza ad Israele.
Gli Stati Uniti (e auspicabilmente la UE) possono interpretare un ruolo importante in questo processo purché non dimentichino la dura lezione subita a Mogadiscio e sulle coste della Somalia nel 1993. Chi coltiva illusioni di onnipotenza farebbe bene a rivedersi il film Black Hawk Down, ovvero la storia di un elicottero abbattuto e dei marines trascinati sulla sabbia: il simbolo di un sogno umanitario trasformatosi in una trappola mortale.
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