Roma vorrebbe l’Expo 2030. Una grande occasione di rigenerazione urbana, inclusione e innovazione – si legge sul sito del Campidoglio – un nuovo modo di promuovere la convivenza. Niente di più distante dalla realtà quotidiana attuale della Capitale. Lasciamo stare il problema spazzatura, di cui poco ormai si parla ma che rimane un punto ancora molto critico. Lasciamo stare le linee delle metropolitane con scale mobili rotte, ascensori fatiscenti e acqua dal soffitto. Oppure i mezzi di superficie che fanno ridere. Non tocchiamo il problema delle colonie di cinghiali e gabbiani sono ormai parte della pittoresca fauna capitolina. E non disquisiamo troppo nemmeno delle difficoltà gestionali di una città, con all’interno un’altra città indipendente, una periferia sconfinata, clan, campi rom immensi e un patrimonio culturale sconfinato.

Su una questione però dobbiamo proprio soffermarci. I taxi introvabili e i loro conducenti. Negli ultimi mesi infatti cercare un tassista a Roma è diventata un’impresa impossibile. Prima si trovavano facendo lo slalom tra abusivismo, tariffe improbabili, extra compensi non giustificati e la consueta lotta per il Pos tenuto spento nel cruscotto manco fosse un pezzo di antiquariato – tanto che appena era trapelata la notizia del minimo di 60 euro per il pagamento con bancomat erano già comparsi cartelli di vittoria: “Solo pagamento in contanti”. Adesso però la situazione, se possibile, è addirittura peggiorata.

I tassisti, per utilizzare un termine diventato malauguratamente famoso in Italia, sono diventati choosy. Adesso non vogliono più singoli passeggeri, storcono il naso per disabili e per il trasporto di animali, prediligono agli italiani turisti stranieri confusi su tariffe e percorsi. Ma soprattutto la nuova moda è quella di stare alla larga da Termini perché troppo poco remunerativa. Probabilmente se con una manifestazione potessero spostare la stazione di fianco all’aeroporto, scenderebbero a migliaia in piazza. Si perché la maggior parte di loro va a svolgere il turno in aeroporto, dove le tariffe sono fisse e di conseguenza più alte e quasi nessuno sceglie di stazionare negli scali ferroviari o in altri punti di snodo della mobilità cittadina per evitare di effettuare le corse che generano meno guadagni.

Un passo avanti è già stato fatto: l’assessorato alla Mobilità si è reso conto del problema. E questo non era scontato. Organizzare eventi e presentazioni sensazionali per la candidatura ufficiale a Expo 2030 con gravissimi problemi di trasporto urbano non è il massimo, quindi sta cercando di correre ai ripari tra proposte e piccoli avvertimenti. Per far fronte alla maggiore necessità di taxi in città è arrivata l’ipotesi della “seconda guida”- i tassisti possono indicare un ulteriore autista che tenga in giro l’auto bianca per un turno aggiuntivo, dalle 4 alle 7 ore.

L’auspicio è che ci sia un’adesione almeno al 12 % in modo da avere un impatto simile all’immissione di circa mille nuove licenze, tenendo conto che nella Capitale a oggi sono attive 7.672 licenze. Da qui l’appello del sindaco Gualtieri alla categoria: “C’è questa opportunità della seconda guida, aiutateci a risolvere il problema al meglio”, ha detto. Tenendo conto che le adesioni per la seconda guida sono partite sulla piattaforma dedicata taxi web pochi giorni fa, l’auspicio è che i primi benefici strutturali del provvedimento si possano vedere già a settembre. A quel punto “se il problema si risolverà bene, altrimenti dovremo percorrere altre strade”, ha chiarito Gualtieri.

Il sindaco Roberto Gualtieri, pur chiarendo che l’eventuale immissione di nuove licenze sarebbe un procedimento lungo almeno un anno, sembra non escludere del tutto l’ipotesi, tenendo conto che in vista del Giubileo del 2025 il servizio dovrà essere all’altezza di una Capitale. In un’intervista alla trasmissione televisiva “Agora’” su Rai Tre, Gualtieri ha spiegato che dall’aeroporto di Fiumicino tra gennaio e maggio del 2019 sono state fatte 240 mila corse taxi e nello stesso periodo del 2023 ne sono state effettuate 355 mila.  Il dato del 2023 è determinato dal “forte incremento del turismo internazionale” ma anche “perché ha avuto successo la nostra attività di contrasto all’abusivismo in aeroporto”. E così “essendoci una domanda alta all’aeroporto, i tassisti vanno più lì invece che a Termini, poiché guadagnano di più” e “siccome abbiamo una legislazione del ’93 ormai superata, il sindaco non può sapere dove sta un tassista, non può dirgli dove deve andare a effettuare il servizio”.

In sostanza miglioriamo da una parte e peggioriamo dall’altra. Tiriamo la coperta per coprirci la faccia ma intanto ci scopriamo i piedi. Una situazione davvero surreale paragonandola poi alle capitali europee. Basta fare un salto a Londra, giusto per fare un esempio, per rendersi conto che la situazione è ben diversa. Va bene magari le licenze funzionano in maniera differente etc. etc. ma vi ricordate quando anche in Italia ci siamo azzardati a inserire la comodissima applicazione Uber? Una rivolta.

Anche i disabili protestano per la moria di taxi nella Capitale

Oggi i disabili romani si sono dati appuntamento sotto la lupa del Campidoglio “per protestare contro il disservizio costante dei taxi della Capitale”. “Oltre alla mancanza di taxi che sta affliggendo la nostra città e che crea problemi a turisti e cittadini – spiegano i promotori – per i disabili la situazione è ancora più critica in quanto ben pochi tassisti romani sono disponibili a prendere le corse prenotate dai disabili, e questo non certo per scarsa sensibilità o attenzione dei tassisti verso la disabilità, ma per motivi burocratici ed economici. Il Servizio di trasporto per persone con disabilità viene rimborsato dal Comune con tariffe a volte non congrue e dopo 90 giorni. Quindi i tassisti che accettano una corsa con disabile lo fanno spesso come atto di generosità e altruismo”.

“Il problema dei taxi c’è per tutti, romani e turisti, ma per un disabile o per una persona anziana è veramente una situazione inaccettabile – sottolineano – Restare quasi un’ora in attesa per avere un taxi, anche quando si decide di pagarlo di tasca propria, è un’indecenza. Gli altri magari possono andare a piedi o prendere un autobus, ma chi non vede, è su sedia a ruote, è anziano, o si trova anche temporaneamente in una situazione di fragilità, come fa?”.

Giulio Pinco Caracciolo

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