«Nessuno sceglie di fare il camorrista. Quando ti accorgi di non avere altre possibilità, la criminalità organizzata ti sembra l’unica strada possibile. Come si cura questo male? Sostenendo economicamente le famiglie più povere carico con un assegno mensile per ogni figlio a carico, con gli asili nido, con finanziamenti straordinari inseriti in un piano per l’infanzia e formando più assistenti sociali. È l’unico modo per evitare tragedie già annunciate come questa che porta il cognome dei Caiafa». Per Paolo Siani, deputato del Partito democratico, componente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, la lotta alla malavita inizia dall’attenzione ai più piccoli.
A offrire lo spunto per questa riflessione è l’assassinio di
Ciro Caiafa, padre di quel Luigi ucciso a ottobre da un poliziotto mentre metteva a segno una rapina tra le strade del centro storico. Che cosa resta insieme con i nastri che delimitano la scena del delitto e i segni che individuano la posizione del cadavere? Una famiglia devastata dal dolore e dalle difficoltà economiche, una madre che, a tre mesi dallo straziante addio al figlio 17enne, si ritrova vedova. Resta anche il dramma di una Napoli ferita che continua a sanguinare mentre perde i suoi ragazzi. Resta, infine, la certezza di uno stato che dovrebbe fare di più per evitare che tragedie come quelle che hanno coinvolto Luigi Caiafa, Ugo Russo e Davide Bifolco cotninuino a riempire le pagine più tristi della storia cittadina. «Adesso lo Stato dovrà occuparsi di questa donna – continua Siani – Il problema, però, è che le istituzioni arrivano sempre in ritardo. Se un ragazzo finisce a Nisida, vuol dire che lo Stato, fino a quel momento, non se ne è occupato nonostante il disagio di certe famiglie sia piuttosto evidente. Quindi, o si interviene presto o continueremo a inseguire i reati dei ragazzi con i finali tragici che conosciamo».
Ogni anno, in Campania, si contano in media 5mila ragazzi, tra i 12 e i 18 anni, identificati e riaffidati ai genitori o condotti in comunità di recupero per episodi di disagio e devianza, atti di bullismo o risse. Circa 250 sono quelli che affrontano percorsi rieducativi, 150 quelli affidati a comunità, circa 70 quelli detenuti nei centri di accoglienza per minori per accuse relative a reati penalmente rilevanti. Nel 40% dei casi hanno abbandonato la scuola troppo in fretta e così la povertà culturale diventa uno dei fattori che alimenta il fenomeno della criminalità minorile. «Abbiamo realizzato e sottoposto al presidente del Consiglio un piano per l’infanzia – fa sapere Siani – sottolineando la necessità di dedicare un capitolo a questo tema e utilizzare parte dei miliardi che arriveranno con il Recovery Fund per realizzare asili nido, prolungare le ore di scuola inserendo corsi di musica, lettura o teatro, oltre che per formare assistenti sociali. A Napoli e al Sud c’è una grandissima carenza di strutture e di personale».
Nel nostro Paese i Comuni privi di asili nido sono 3.790, pari al 46,1% del totale. La Campania è la regione italiana con più giovani ma con la minore offerta di asili nido: il 62% dei Comuni ne è sprovvisto. Napoli, invece, è la città campana con più residenti tra zero e due anni, ma solo il 36% dei Comuni della sua area metropolitana dispone di asili nido o di servizi per la prima infanzia. A questo si aggiunge la mancanza di assistenti sociali: la Campania annovera 550 Comuni e dovrebbe avere un assistente sociale ogni 5mila abitanti, ma di fatto non è coperto nemmeno il 50% dei posti. Ecco perché è indispensabile un piano per l’infanzia. «Il nostro progetto prevede di garantire un assegno mensile alle famiglie, uno per ogni figlio – conclude Siani – oltre che di creare un sistema di sostegno alle donne che vivono in situazioni di disagio già dalla gravidanza. Ci deve essere un assistente sociale che segua il bimbo dai primi anni di vita perché il tempo è fondamentale per correggere e intervenire tempestivamente sulle fragilità, quindi sui rischi, fin da subito». Investire sui più piccoli ci permetterà di vivere tra un decennio in una società migliore, culturalmente più solida, più strutturata sotto il profilo dell’educazione civica, con più opportunità lavorative e – si spera – meno tragedie: se vuole cambiare il suo destino, Napoli deve salvare i suoi ragazzi.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.