Il caso
Luigi Caiafa, il 17enne morto per una pistola finta
È morto a 17 anni Luigi Caiafa, all’alba del quattro ottobre fra le vie di Napoli, durante un tentativo di rapina, ucciso da un colpo di pistola da uno dei poliziotti intervenuti sul posto. La dinamica di quanto avvenuto resta però ancora da chiarire. Pare che Caiafa fosse in compagnia di Ciro De Tommaso; con il volto coperto dal casco, avrebbero minacciato tre persone – con una pistola che si è in seguito rivelata un giocattolo – intimando di consegnare loro denaro e cellulari. Poi l’intervento dei Falchi della polizia e la morte del giovane.
Il ragazzo, figlio di Ciro Caiafa, in passato ritenuto elemento di spicco dei Mazzanti-Terracciano del Centro storico, a ottobre dello scorso anno era stato arrestato a seguito di un blitz antidroga, ma aveva ottenuto la messa alla prova. «Voleva lasciare Napoli per avere un futuro diverso. Chiedo verità e giustizia sulla morte di mio figlio, voglio sapere come e perché è stato ammazzato», fa sapere la madre. Aveva ammesso le proprie responsabilità per quelle dosi di cocaina in tasca ed era stato mandato in una comunità di recupero che aveva ottenuto il permesso di lasciare, per intraprendere un percorso formativo, di lavoro e di riabilitazione.
Ma cosa ci faceva lì Luigi? Secondo la versione ufficiale Caiafa era in sella a uno scooter rubato per compiere una rapina insieme a De Tommaso, figlio dell’ex narcotrafficante Gennaro De Tommaso. Alcuni parenti del ragazzo ucciso raccontano una storia diversa e dicono: non è detto che Luigi stesse facendo una rapina, era lì per incontrare alcuni conoscenti. E poi quell’ultimo incontro, dieci giorni fa, con don Antonio Carbone, il sacerdote della comunità per minori di Torre Annunziata dove il giovane era ospite, che racconta: «Mi ha detto poco convinto “don Antò tutto bene”…».
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