L’appoggio al presidente Conte e la difficoltà di essere Sardine senza mare, ovvero senza piazza. In un lunga intervista all’Huffington Post, Mattia Santori, il leader delle Sardine parla del difficile momento sociale e politico del Paese che ci porta ad essere un p0′ tutti “pesci fuor d’acqua“:  “Noi credevamo  che con la conquista della Luna, avessimo abbattuto tutte le barriere e affermato il nostro primato. Credo fermamente che si debba diffidare da chi oggi si sente a proprio agio o millanti di esserlo. La condizione di spaesamento è l’unica possibile”.

La lotta al Covid-19 ha imposto misure di distanziamento sociale, l’antitesi del messaggio delle sardine che voleva tutti più uniti in strada, a manifestare le proprie idee. “Ovviamente con l’impraticabilità delle piazze – ammette Santori – è venuto meno il nostro elemento costituente, ma non gli ideali che hanno portato quasi un milione di persone spontaneamente a sposare lo stesso messaggio. Essere momentaneamente costretti alla distanza non vuol dire essere assenti. Di rivoluzione gentile c’è ancora bisogno perché iniezioni di odio gratuite non mancano, purtroppo”.

Oltre il presente, insieme al vicedirettore del giornale online Alessandro de Angelis, il leader del movimento bolognese riflette sul futuro, sul Paese che ci attende una volta usciti di casa. “È evidente – dice – che le cose cambieranno. Il punto è capire se in meglio o in peggio. Stiamo vivendo una crisi. Nella scrittura orientale, la parola crisi si compone di due caratteri: uno rappresenta il pericolo, l’altro l’opportunità. Noi ci impegneremo per vivere la seconda opzione”.

Un’opportunità per la ripartenza potrebbe essere una sorta di tassa patrimoniale per chi vuole, per chi se la sente di dare il proprio contributo:”La nostra proposta prevede la totale volontarietà e la stiamo dirottando verso un fondo di sostegno al terzo settore, vero protagonista della ricostruzione della tenuta del tessuto sociale. Siamo arrivati tardi sulla sanità pubblica, non facciamo lo stesso errore con chi lavora per gli ultimi”.

Al giudizio negativo sugli errori del passato Santori contrappone una certa indulgenza sulle misure messe in campo ora dal governo: “Sono realista. In questo momento non c’è bisogno di contestatori, ma di coesione. I tempi della valutazione arriveranno, sia per un governatori che per il governo e lì faremo le valutazioni del caso. Quello che si chiede a un governo è di rispettare la dignità del popolo che rappresenta e la storia delle istituzioni che presiede. Ed in questo c’è una differenza siderale tra Salvini e Conte. E lo dimostra il fatto che mentre Conte lavora, qualcun altro si diverte a spargere fake news. Temo per i populisti che questa volta gli italiani non abboccheranno così facilmente”.

Nello specifico, per Santori l’atteggiamento del presidente del Consiglio in Europa è la strada giusta da percorrere: “Il Mes non va bene perché non si tratta di una crisi asimmetrica. Conte lo sa e fa bene a insistere su strumenti nuovi. Da questo punto di vista il Recovery Fund è un buon punto di partenza. Sarebbe il primo gesto concreto di solidarietà mutualizzata (di queste dimensioni) all’interno dell’Ue, nel pieno spirito del manifesto di Ventontene e dell’idea che avevano i padri fondatori”.

Avatar photo