A. Stefan aveva solo 30 anni. Era in carcere a Benevento nella sezione dell’articolazione psichiatrica. Ha deciso di togliersi la vita impiccandosi nella sua cella in un caldo pomeriggio il 3 agosto. Stefan era di origini rumene, arrivato a maggio 2019 nel carcere di Benevento accusato di furto, ricettazione e oltraggio.

È la quarta tragedia in Campania quest’anno, dopo i suicidi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Avellino, Poggioreale più il sedicenne agli arresti domiciliari che si suicidò in una comunità di accoglienza. Complessivamente in Italia siamo arrivati a 29 suicidi tra i detenuti, alcuni presenti nelle articolazioni psichiatriche delle carceri.

“Il detenuto morto in articolazione psichiatrica è un fallimento per il sistema carcere, per il sistema sanitario e per la mancanza di idonee strutture terapeutiche alternative al carcere per i sofferenti psichici – ha detto Samuele Ciambriello –  Garante Campano delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale – Anzi, dovrebbe esserci per queste persone l’alternatività per la pena in carcere”.

“In un recente convegno nazionale che ho promosso il 7 luglio sulla salute mentale nei luoghi privati della libertà personale ho sostenuto che l’efficacia di risposta ai bisogni di assistenza in carcere è davvero scarsa, a macchia di leopardo negli istituti dove, compreso Benevento, mancano psichiatri, progetti di inclusione sociale e un habitat fatto di spazi e relazioni – ha continuato Ciambriello – Quello che si richiede a tutti noi e alla politica in particolare è la capacità di operare un salto culturale che riporti al centro i diritti dei sofferenti psichici dentro e fuori ogni mura. La salute mentale è insidiata dalla costrizione fisica e dalla dipendenza totale per qualsiasi necessità della vita quotidiana. I luoghi chiusi comprimono i diritti individuali in maniera incontrovertibile”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.