Lo hanno trovato in cella impiccato con un lenzuolo legato alla grata del bagno. Vincenzo Sigigliano, napoletano di 49 anni, recluso nel carcere di Sanremo, si è tolto la vita. Ci aveva già provato 3 giorni fa. Allora polizia penitenziaria e compagni di cella erano riusciti a salvarlo giusto in tempo. Poi lo avevano spostato in un’altra sezione.

Ma la famiglia ha denunciato ai carabinieri che il 49enne “è stato abbandonato, lasciato solo in un momento di grande fragilità”. A raccontarlo è il garante dei detenuti di Napoli, Pietro Ioia. I familiari sono subito corsi dai carabinieri per denunciare l’accaduto e per fare chiarezza su cosa sia successo nelle ultime ore di vita del loro parente.

“Quattro o 5 giorni fa aveva tentato il suicidio – racconta Salvatore Sigigliano, fratello di Vincenzo – Stava scontando una condanna per reati fatti 20 anni fa. Mio fratello faceva le truffe del ‘pacco di sale’. Ci diceva sempre che stava male. Poi lo hanno trasferito nel padiglione dei ‘sex offender’ anche se lui era un detenuto comune. Li la situazione è peggiorata finchè non ha deciso di farla finita. Ci chiediamo: perchè mio fratello non era piantonato visto che già aveva tentato il suicidio pochi giorni prima?”. E così ha denunciato ai carabinieri l’assenza di una guardia che vigilasse sul fratello per impedirne la morte e chiede all’Autorità di Imperia di fare luce sulla vicenda.

A dare la notizia del suicidio in carcere è stata per prima la Polizia Penitenziaria che in una nota ha raccontato che è stato un agente, durante un’ispezione delle celle ad accorgersi che l’uomo non era a letto, mentre gli altri detenuti dormivano. “Nulla da fare per il detenuto, che ha deciso di evadere la scorsa notte dalla vita terrena – afferma il segretario regionale della Uil Polizia Penitenziaria, Fabio Pagani come riportato dall’ANSA – malgrado gli immediati soccorsi della polizia penitenziaria e del personale sanitario”. Vincenzo era nel carcere di Sanremo da pochi mesi. Doveva scontare una pena di 7 anni, due già fatti. È l’ennesima vittima del carcere.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.