“Purtroppo il carcere è diventato nel tempo una discarica sociale dove confluiscono tutti i problemi non risolti”. Ne è convinta la senatrice pentastellata Cinzia Leone che in questi giorni ha svolto approfondite visite nelle carceri Campane e Siciliane. Vuole vedere con i suoi occhi una situazione che al carcere di Santa Maria Capua Vetere è diventata esplosiva ma che è il campanello d’allarme per tutta la nazione. “Obiettivo di questo breve tour è quello di dar luogo a delle relazioni seguite da interrogazioni parlamentari alla Ministra Cartabia”.

“In particolare ho intenzione di soffermarmi su quanto è successo a Santa Maria Capua Vetere durante la mia visita – prosegue la senatrice – C’era un uomo ignoto con noi che mi ha accompagnato nel reparto delle donne (reparto Senna, massima sicurezza, Ndr). Al termine della visita ho scoperto che avevano scritto che era il mio autista ma io non lo conoscevo. Ho chiesto ai presenti chi fosse questo Armando Schiavo che mi accompagnava ma nessuno mi rispondeva, è sceso un silenzio imbarazzante. Poi mi hanno detto che era il compagno della direttrice. Questo episodio merita un’attenta riflessione: È imbarazzante che a seguito dei fatti accaduti tutt’ora serpeggia uno strato di opacità in questa struttura carceraria”.

Per la senatrice si è trattato di un episodio “gravissimo, farò anche interrogazione già martedì con un intervento di fine seduta. Fatto, ancor più che gravissimo ,in cui emerge all’indomani della visita della ministra Cartabia e del presidente Draghi. Una presenza non autorizzata giuridicamente ad accompagnare una senatrice della repubblica in una ispezione ed all’uscita constatare che all’ingresso era stato scritto ‘autista della senatrice Armando Schiavo’, ma io non sapevo chi fosse”.

“Ritengo che la ministra tempestivamente provveda a far sì che la direttrice, la quale si è presentata come ammalata, con accanto il compagno ex poliziotto che faceva gli onori di casa fin dove non c’erano le telecamere, ad una sostituzione della stessa poiché è un carcere che necessita di essere seguito con molta forza e responsabilità, serietà e trasparenza che ad oggi sembra venir meno. Nel momento in cui i vice direttori sono stati sostituiti perchè non sostituire anche lei? Forse non ha la serenità anche fisica per ricoprire quel ruolo. Bisognerà fare chiarezza sul ruolo di Armando Schiavo all’interno del carcere”.

La garante dei detenuti della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore, per garbo, aveva avvisato il giorno prima della visita della Senatrice Cinzia Leone. “La Direttrice Palmieri ci ha accolto nel suo ufficio ma non ha proseguito il giro nei reparti”. Al termine ha ricevuto dalla stessa una telefonata che sottolineava che il signor Schiavo fosse un ‘Articolo 17’, cioè un volontario del carcere. “Resta che non era l’autista della Senatrice, come precedentemente scritto nell’elenco dei visitatori – ha detto Belcuore –  gli articoli 17 sono preposti a fare attività per i detenuti. Com’è possibile che,  abbia accompagnato una Senatrice della Repubblica mentre altre associazioni lamentano difficoltà a entrare in carcere per realizzare attività con i detenuti? Trovo imbarazzante che alla domanda della Leone ‘Chi è quest’uomo che mi ha accompagnata?’ venga risposto da un commissario che è il compagno della direttrice, ex appartenente al corpo della polizia penitenziaria in pensione e non una persona che fa il volontario nel carcere. È stata un’altra occasione mancata per rilevare le positività e le criticità del carcere”.

In una visita durata diversi giorni, accompagnata dai garanti dei detenuti di Napoli, Pietro Ioia e di Caserta, Emanuela Belcuore, Leone ha visitato le carceri di Santa Maria Capua Vetere, Poggioreale e Secondigliano. Ha trascorso molte ore all’interno di quelle carceri e si è fatta una idea chiara. “In realtà ci vorrebbe un colpo di ali e con fantasia per percorrere la strada delle pene alternative al carcere e si necessita che lo stato si riappropri del suo alto compito rieducativo e riabilitativo soprattutto all’ interno delle strutture penitenziarie”, ha detto al termine delle visite.

“Il governo Monti con la sua esigenza di austerity – ha continuato – ha fatto sì che tanti piccoli carceri fossero chiusi e che ha dato come effetto quello di far convergere un numero eccessivo di persone in uniche megastrutture che se meglio rispondono al principio di economicità, di certo rischiano di fare passare in secondo piano le esigenze delle persone”.

Leone ha guardato con i suoi occhi e toccato con mano la situazione. “Queste strutture che spesso sono ospitate in edifici del secolo scorso o addirittura di un paio di secoli fa spesso non sono per nulla rispondenti alle esigenze attuali – ha detto – La sofferenza della popolazione carceraria è dimostrata oltre che dalle frequenti proteste, molte delle quali condotte in modo pacifico e non violento come il digiuno o la sospensione di terapie farmacologiche. Ma questa sofferenza è dimostrata dall’ alto tasso di suicidi sia tra i detenuti che tra la polizia penitenziaria che si trova oberata da compiti che in senso stretto non gli spetterebbe”.

“Purtroppo il carcere è diventato nel tempo una discarica sociale dove confluiscono tutti i problemi non risolti: c’è un elevata percentuale di detenuti con problemi psichiatrici e molti altri che per ragioni di povertà e di mancanza di alternative finisce per delinquere. Vari progetti ma attuati purtroppo in modo sporadico e spesso condotti per iniziativa di direttori penitenziari lungimiranti hanno dato prova che fornire una professione alle persone detenute contribuisce non poco a dare un’ altra autorappresentazione e apre nuove prospettive ai detenuti che una volta liberi li aiuta al reinserimento nella società e li aiuta a liberarsi dallo stigma di essere stati carcerati”.

“Purtroppo non avremo mai i dati certi di come una misura tanto attaccata come è il reddito di cittadinanza abbia tenuto distanti dal crimine migliaia di persone che hanno potuto provvedere alle basilari necessità proprie e dei propri familiari. Ed in cui lo stato ha dato prova di tutelare la dignità della persona e così facendo ha sottratto manovalanza alla criminalità. Questo dato purtroppo temo che rimarrà un dato nascosto”.

Cosa ne pensa della riforma avviata dalla ministra Cartabia? “Per quanto riguarda la prescrizione non mi sento di pronunciarmi abbastanza perché mi fido del lavoro dei colleghi delle rispettive commissioni giustizia, ognuno ha la propria competenza. Sicuramente se hanno presentato mille emendamenti correttivi vuol dire che c’è una necessità di revisione rispetto a quella che era la nostra proposta con il ministro Alfonso Bonafede di cui ho un’immensa stima”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.