“Stanno trasferendo i detenuti del reparto Nilo in altri carceri e noi familiari non sappiamo nulla”. L’allarme dei parenti dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere arriva alla garante casertana Emanuela Buonocore durante la mattinata. Sono circa 10 i detenuti che sono stati fin ora trasferiti e di loro i familiari non sanno nulla. E forse altri seguiranno nei prossimi giorni.

La prassi vuole che sia così: una volta che il trasferimento è avvenuto il detenuto telefona la sua famiglia e dice dove si trova. “Per motivi di sicurezza le famiglie vengono avvertite solo a cose fatte”, rassicura la garante. Ma nei giorni in cui il carcere di Santa Maria è diventato una polveriera, per le famiglie stare tranquilli è impossibile. Temono che qualcosa di strano, pericoloso, possa accadere ai loro cari a loro insaputa come è stata anche quella terribile mattanza del 6 aprile 2020. Temono ritorsioni di ogni tipo suoi loro mariti e figli. E dopo aver visto i video di quella mattanza come dargli torto? Una mattanza emersa più di un anno dopo.

“Mio marito stanotte è stato trasferito ma non so niente, sono andata anche al carcere ma non mi hanno voluto dire niente – dice una signora – Allora ho provato a telefonare ma continuano a non dirmi nulla. Non so nemmeno dove è stato trasferito. Non ho nessuna novità. Non so come sta e dove”. “Diranno che sono stati trasferiti perché fin ora a causa del Covid gli spostamenti erano bloccati – dice la garante Belcuore – Era meglio che questi trasferimenti venivano fatti prima, subito dopo quello che è successo ad aprile”.

“Maltrattati e maltrattanti son stati nello stesso carcere per oltre un anno, si sono guardati in faccia tutti i giorni. Non è stata una cosa giusta questa”, continua la garante. Su come questa convivenza sia stata possibile non ha saputo rispondere nemmeno la direttrice del carcere Elisabetta Palmieri, intervenuta ieri a margine della visita di Matteo Salvini in carcere.

Quella visita ha fatto salire la rabbia tra i familiari già provati e preoccupati da tutto quanto sta succedendo in questi giorni. “Salvini è venuto a farsi una passerella? Perché non è venuto a parlare anche con noi, familiari dei detenuti?”, ha detto la mamma di uno dei reclusi a Santa Maria. Le parole della polizia penitenziaria in protesta, della direttrice che poco o nulla sapeva e di Salvini hanno provocato la rabbia dei familiari. “Gli agenti hanno sbagliato e devono pagare. Mio figlio non ha voluto denunciare per paura ma se continuano a comportarsi così sarò io a convincerlo a denunciare”, continua un’altra mamma.

“Da quando sono stati pubblicati i video vogliono dire tutti quanti la loro – commenta un’altra donna, moglie di un detenuto – Hanno detto che ‘la situazione è sfuggita di mano’. Che teneva in mano l’agente, una corda, che gli è sfuggita di mano?”. “Se non so dove sta mio figlio vado al carcere e non me ne vado finchè non mi danno una risposta. Io non so se mio figlio sta bene o non sta bene. C’è sicuramente qualche problema se io non ho sue notizie”, dice un’altra mamma.

L’evento di ieri al carcere con Salvini con tanto di rinfresco è stato imbarazzante – continua Belcuore che ieri anche se invitata si è rifiutata di entrare con loro in carcere – Sentite le dichiarazioni di Salvini, della direttrice e dei sindacati di polizia è stato come non avere la terra sotto i piedi. Abbiamo capito che le istituzioni non sono un riferimento”.

Nei giorni scorsi nel carcere c’è stato un black out. La corrente elettrica è mancata per tutto il giorno: per i detenuti niente TV, niente telegiornali, niente informazioni su quanto sta accadendo all’esterno. Non sono arrivati nemmeno i giornali i cui abbonamenti sono stati regolarmente pagati. Anche le videochiamate si sono svolte con enormi ritardi. La garante rassicura però che il problema dell’elettricità non si è ripetuto, i giornali sono arrivati ma solo le videochiamate continuano a svolgersi con grandi ritardi. “Tutti questi disservizi possono essere dovuti all’improvviso calo di personale dopo gli arresti degli agenti penitenziari, però in questo clima è difficile tranquillizzare le famiglie”, ha detto Belcuore.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.