È stata sospesa la direttrice del carcere di Taranto, Stefania Baldassari. La decisione del direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del ministero di Grazia e Giustizia, Bernardo Petralia, sulla base di un rapporto della Dda di Lecce. La motivazione: la direttrice della casa circondariale avrebbe favorito tramite “condotte irregolari” un detenuto accusato di reato connesso al 416 bis. Accuse tutte da dimostrare. Il carcere di Taranto, secondo il XVII Rapporto di Antigone sugli Istituti di Pena, elaborato dall’Osservatorio sulle condizioni di detenzione, è il più sovraffollato in Italia in termini proporzionali: 603 detenuti per 307 posti (quasi il 200% di affollamento). L’ultimo aggiornamento a marzo del ministero della Giustizia riporta invece 618 detenuti per 503 posti regolamentari.

L’Agi riporta di aver appreso da fonti qualificate che il detenuto al centro della vicenda sarebbe Michele Cicala, esponente di spicco della criminalità di Taranto e capo dell’omonimo clan. Cicala è stato arrestato dalla Guardia di Finanza lo scorso aprile, indagato per il reato di 416 bis, l’associazione a delinquere di tipo mafioso. L’operazione, che aveva impegnato anche i carabinieri e le Dda di Lecce e di Potenza, aveva riguardato organizzazioni criminali attive nel salernitano, nel leccese e nel tarantino e aveva portato a 26 arresti in carcere, 11 ai domiciliari e sei divieti di dimora. I reati contestati dall’indagine erano quelli di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in materia di accise e Iva negli oli minerali, intestazione fittizia di beni e società, riciclaggio e autoriciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.

Il clan Cicala è stato ritenuto alleato ai campani Diana-Casalesi. Cicala è stato condannato in passato, con sentenza definitiva, per estorsione aggravata dal metodo mafioso e associazione a delinquere. E avrebbe creato un nuovo gruppo legato a esponenti del clan tarantino Catapano-Leone. Un gruppo aggressivo da un punto di vista militare, e quindi nel controllo del territorio, e sul versante delle attività commerciali attraverso una fitta rete di prestanomi. Gli inquirenti avevano posto l’accento sulla distribuzione, particolarmente lucrosa, degli idrocarburi: sarebbero state vendute ingenti quantità di nafta agricola, che beneficia di agevolazioni fiscali, poi messa sul mercato attraverso le “pompe bianche” di “distributori compiacenti”. Proventi che sarebbero stati riciclati nell’acquisizione di attività commerciali.

A giugno i legali Salvatore Maggio e Armando Veneto avevano ottenuto i domiciliari per Cicala dal gip di Lecce che però è rimasto in carcere per un’altra ordinanza rispetto alla quale il Tribunale del Riesame ha annullato l’aggravante di associazione mafiosa formulata dal sostituto procuratore della Dda di Lecce, Stefano Milto De Nozza. Lo stesso Tribunale del Riesame ha però confermato gli arresti e i sequestri di bar, ristoranti e attività commerciali che sarebbero riconducibili a Cicala. “Cicala, già condannato per l’operazione ‘Mediterraneo’, in carcere ha studiato, si è migliorato, ha capito che la strada della violenza non era la più produttiva. Ha così intessuto relazioni con personaggi leciti e illeciti, nel tentativo di darsi una immagine da imprenditore – aveva dichiarato in conferenza stampa lo scorso aprile la Guardia di Finanza – Da tutte le attività imprenditoriali, Cicala ha previsto che una parte dei profitti andassero alle famiglie i cui esponenti sono in carcere. Ha persino create cooperative per aiutare giovani disagiati, che servivano a entrare nelle gare per gli appalti pubblici”.

Baldassari, classe 1968, è direttrice della Casa circondariale di Taranto e segretario generale dell’Associazione Nazionale Dirigenti Penitenziari. Precedentemente è stata vice direttrice dell’Istituto di Taranto e di Brindisi. Si è candidata nel 2017 a sindaco della cittadina ionica a capo di una serie di liste civiche con il supporto del centrodestra. Al ballottaggio vinse il candidato del centrosinistra Rinaldo Melucci. Sugli arresti e i video delle violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nel marzo 2020, Baldassari aveva commentato in un’intervista a Il Sussidiario: “Condanno fermamente quanto abbiamo visto tutti, ma vorrei tanto che i media una volta sola si occupassero dei 46mila poliziotti penitenziari che ci sono in Italia e che salvano le vite dei detenuti, e non solo di questi 52 violenti”.

A difesa dell’operato della direttrice si schiera il sindacato della Polizia Penitenziaria UILPA. “Conosciamo la direttrice del carcere di Taranto e il suo operato e per questo diciamo che non ha mai dato adito ad alcun sospetto – ha detto a LaPresse il segretario generale Uilpa Gennarino De Fazio – Abbiamo massima fiducia negli organi inquirenti e nel capo del Dap. Ci sarà un contraddittorio che darà la possibilità alla direttrice di chiarire la propria posizione”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.