Palazzo Chigi ha preso le distanze dall’emendamento al decreto Aiuti bis che ha autorizzato la deroga al tetto di 240mila euro lordi per gli stipendi pubblici. La deroga vale per i vertici di Polizia, Carabinieri, Forze Armate e ministero. Il governo ha parlato di una “dinamica squisitamente parlamentare” frutto di una sintesi tra i partiti.

Rientrano nel gruppo il capo della polizia, i comandanti generali di Carabinieri e Guardia di Finanza, il capo dell’amministrazione penitenziaria, i capi di Stato maggiore di difesa e Forze armate, il comandante del Comando operativo di vertice interforze, e il comandante generale delle Capitanerie di Porto. Accanto a questi anche tutti i capi dipartimento e i segretari generali di presidenza del Consiglio e ministeri.

Il limite massimo fissato era stato introdotto a fine 2011, con il decreto Salva-Italia, e rivisto nel 2014 all’inizio del governo Renzi. Il cosiddetto “trattamento accessorio” che si aggiunge allo stipendio base, e che negli scalini più alti della gerarchia sono le voci dominanti della retribuzione, potrebbe quindi potenzialmente superare il limite a questo punto.

Le forze politiche hanno respinto l’addebito. Il Partito Democratico ha parlato di “un emendamento di Forza Italia riformulato dal Mef, come tutti gli emendamenti votati oggi con parere favorevole, che non condividiamo in alcun modo”. I dem hanno annunciato un ordine del giorno al dl aiuti bis per impegnare il governo “a modificare la norma e ripristinare il tetto nel primo provvedimento utile e cioè nel dl aiuti ter.

Il leader di Italia Viva Matteo Renzi su Facebook ha riportato un altro scenario: “Quello è un tetto che avevo messo io, oggi il governo ha fatto questa riformulazione e non avevamo alternativa che votarlo per evitare che saltasse tutto e saltassero 17 miliardi di aiuti alle famiglie“.

L’emendamento sarebbe arrivato dal Mef intorno a mezzogiorno. In tanti non se ne sarebbero neanche accorti nella fretta di chiudere. Il ministero dell’Economia, apprende Il Corriere della Sera, ha parlato di “un emendamento parlamentare per la cui attuazione è necessario un provvedimento successivo”. Si tratterebbe di un emendamento al decreto Aiuti bis, quello nato per contrastare il caro bollette, approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.