Dopo l’India, il Nepal ospita la comunità induista più numerosa del mondo. Una popolazione di oltre 20 milioni di fedeli ancorata al passato e alle proprie tradizioni. Quest’anno il destino, o forse il divino, per i tanti nepalesi credenti, ha fatto in modo che la rivolta giovanile più travolgente nella storia del Paese coincidesse con le celebrazioni della festa religiosa più sentita dell’anno. Da secoli la solennità di Indra Jatra richiama migliaia di fedeli per le strade di Kathmandu. Otto giorni di festa accompagnati da maschere, carri colorati, canti e danze per glorificare il dio Indra e la celebre dea vivente, Kumari, che dimora nell’antica piazza reale della capitale nepalese.

In una Kathmandu messa in ginocchio dalle proteste, il passato ha incontrato il futuro. Migliaia di nepalesi di ogni età hanno ignorato il coprifuoco, ritrovandosi a festeggiare in un clima surreale e di alta tensione, con la presenza di militari e cecchini schierati per mantenere l’ordine. E la festa, soprattutto per i giovani, è destinata a continuare.

Gli scontri dei giorni scorsi hanno costretto il governo a cadere, e la Gen Z, consapevole del proprio valore, ha voluto esprimere la sua sul futuro del Paese. Così, il generale dell’esercito e il presidente della repubblica del Nepal, Ram Chandra Poudel, hanno incontrato alcuni rappresentanti del movimento di protesta per cercare un accordo sulla transizione. La scelta della nuova guida di governo è ricaduta su Sushila Karki. Giurista ed ex capo della Corte Suprema nepalese, la 73enne è stata appoggiata dai manifestanti, che l’hanno voluta a capo del nuovo esecutivo del cambiamento.

Una decisione presa dai giovani proprio attraverso uno di quei social che erano stati banditi dall’ex premier Oli. All’interno di un gruppo Discord di 150mila membri, infatti, le votazioni hanno stabilito Karki come la candidata prescelta dal movimento. E lei ha dimostrato di ricambiare il sostegno. Rivolgendosi al presidente Poudel, l’ex giudice capo ha ribadito che avrebbe guidato il governo soltanto se le fosse stato permesso di aprire un’inchiesta su corruzione e uso eccessivo della forza da parte dei militari nepalesi.

Nuove elezioni entro sei mesi

Alla fine hanno vinto i giovani. Nella residenza presidenziale, Sushila Karki ha prestato giuramento, diventando la prima donna a ricoprire questo incarico nella storia della Repubblica del Nepal. Primo ministro ad interim, Karki e il suo governo dovranno indire nuove elezioni entro sei mesi.
Intanto a Kathmandu la situazione sembra tornata alla normalità. Migliaia di manifestanti della Gen Z, reduci dalla lunga guerriglia urbana, hanno collaborato per ripulire la città. Si sono diffusi in tutto il mondo i video e le immagini che li riprendono intenti a raccogliere detriti e rifiuti, spazzando il manto stradale e cancellando scritte su muri e palazzi.

Certi segni, però, non possono essere cancellati. È salito a più di 50 il numero, ormai defintivo, dei morti nei combattimenti e a circa 1700 quello dei feriti. Oltre a questo, 12mila prigionieri sono evasi dalle carceri durante il caos generale. In quanto alle infrastrutture, invece, le autorità nepalesi stimano danni per un miliardo e mezzo di dollari. Dal Singha Durbar, il complesso di edifici governativi, ai palazzi simbolo del lusso, come l’hotel Hilton, sono state diverse le strutture date alle fiamme dai manifestanti.
Solo il tempo ci rivelerà se i sacrifici dei giovani saranno riusciti a cancellare la corruzione e le ingiustizie. Sul loro potere di cambiare le cose, invece, non restano più dubbi.