Politica
Terzo mandato, il governo si divide. Impugnata la legge di Fugatti: è il calcio d’inizio della guerra del Nord
Dire a nuora perché suocera intenda. In pratica, la decisione assunta (a maggioranza, la Lega ha votato no) dal Consiglio dei ministri che ha impugnato la legge sul terzo mandato della Provincia autonoma di Trento. Un messaggio a doppia gittata: i primi a riceverlo sono il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, e il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, alle prese con una crisi della sua maggioranza in Regione. La suocera, però, è il leader del Lega, Matteo Salvini, messo nell’angolo dalla tenaglia Meloni-Tajani. Il vicepresidente del Consiglio minimizza: “nessun problema, sono questioni locali”. Come dire l’alleanza non è a rischio.
Tanto più che la Lega, in Consiglio dei ministri, riceve comunque un contentino: il disegno di legge delega sui Livelli essenziali di assistenza (LEP) legati all’Autonomia differenziata, e uno rivolto allo stesso ministro delle Infrastrutture: il via ai cantieri, di fatto, per il Ponte sullo Stretto nell’estate. Se quindi Salvini ottiene qualcosa in cambio, Via Bellerio resta in subbuglio, a Trieste come a Roma. “È un atto istituzionale molto pesante”, commenta il trentino Fugatti, ma è il Friuli Venezia Giulia il cuore dello scontro in atto nella maggioranza, con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che così risponde al Presidente di Regione: “crisi? Bisogna chiederlo a lui che l’ha aperta…”.
Lo scontro nell’aria da mesi
A Palazzo Chigi i colleghi di Matteo Salvini si sono trasformati in avvocati della difesa: “i Territori a Statuto speciale possono definire il numero dei mandati. E lo Stato non può intervenire”. Lo scontro era nell’aria da mesi. Almeno da quando Giorgia Meloni aveva deciso di impugnare la legge del Consiglio regionale campano sul terzo mandato di Vincenzo De Luca. Con la decisione benedetta dalla sentenza della Consulta e valida per le Regioni ordinarie. Insomma, lo stop imposto all’ex sindaco di Salerno e al governatore del Veneto Luca Zaia. Sia Zaia che Fedriga sono un po’ i parenti serpenti del segretario Matteo Salvini. Governatori molto popolari e detentori di quote crescenti di consenso nel partito. Così, per il vicepresidente del Consiglio, la battaglia sul terzo mandato è anche il modo di tenerli lontani da Roma. Un proposito fatto saltare dalla Premier e da Forza Italia, con il ministro degli Esteri che ha ribadito di essere contrario ai “governatori a vita”.
L’ultimo ricorso del governo
Per il costituzionalista Stefano Ceccanti “ci sono molte possibilità che la Consulta accolga l’ultimo ricorso del governo, come ha fatto sull’autonomia dei Comuni sardi”. La situazione impone comunque a Giorgia Meloni di rallentare la presa, modalità stop and go. Così nel pomeriggio il ministro della cultura Alessandro Giuli specifica: “l’impugnazione ha una valenza tecnica”. Esattamente l’opposto di ciò che sostengono le parlamentari della Lega, Vanessa Cattoi ed Elena Testor: “è una scelta politica, un’ingerenza che viola lo statuto”.
Il vicepresidente di Italia Viva, Enrico Borghi, cerca di fare il saggio: “Giorgia Meloni dovrebbe sapere che, fin dai tempi dell’Antica Roma, quando i problemi delle province si scaricano sul centro, iniziano i guai”. Dal Nazareno è il capogruppo al Senato Francesco Boccia a tuonare: “il Consiglio dei ministri ha sancito la crisi di questa maggioranza”. E ancora “Presidente, fa finta di nulla o viene subito in Parlamento”, chiede il deputato di Più Europa Benedetto Della Vedova. Se la maggioranza si spacca, le minoranze divagano. Il no al terzo mandato è largamente sostenuto sia dal Pd, che dai partner di Alleanza Verdi e Sinistra che dal M5S.
Il calcio d’inizio della guerra del Nord
Dopo il Consiglio dei ministri, riunitosi alle 11, nel pomeriggio la Presidente del Consiglio ha convocato la cabina di regia sul Piano Mattei in Africa. La battaglia campale sul terzo mandato, invece, è il calcio di inizio della guerra del Nord: la Lega si accontenti della ridotta in Veneto (potrà esprimere un candidato per la successione di Zaia). Per il resto, è arrivato il tempo di governatori di Fratelli d’Italia.
© Riproduzione riservata






